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Esclusiva

Dicembre 7 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 22 2021
Silvia Stellacci

“Tendo sempre ad analizzare tutto: il mondo e me stessa”. Originaria della Puglia, ormai naturalizzata romana, Silvia Stellacci ama molto la sua città, passione che si intreccia con l’interesse per il mondo classico. “Il mio amore per Roma è sconfinato.

È un luogo che mi ha sempre dato modo di apprezzare la bellezza anche quando la bellezza non c’è. Vivendoci ho imparato a cogliere anche il fascino di ciò che non va bene in questa città, perché la conosco, la vivo ogni giorno, ne vivo le contraddizioni.” Cresciuta nella zona di Monte Sacro, ha frequentato il liceo classico Aristofane, nel quartiere Tufello. Il murales di Valerio Verbano, lo studente ucciso perché stava indagando sui movimenti di estrema destra nella capitale, è il simbolo di questa zona periferica, storicamente operaia. Silvia l’ha riscoperta “imparando ad andare oltre ciò che si porta dietro dalla sua storia”. 

Silvia Stellacci

È proprio l’affetto per la città in cui è cresciuta che non l’ha mai spinta ad andare a vivere altrove, sebbene abbia fantasticato più volte a proposito. Soprattutto da adolescente ha sognato di trasferirsi all’estero, a Londra, che le ha lasciato un segno impresso dalla prima volta che l’ha visitata. Durante le lezioni di inglese, al liceo, ha iniziato a coltivare il sogno di lavorare per la maggiore emittente radiotelevisiva inglese, la BBC. Non aver mai fatto un’esperienza all’estero è un rimpianto da colmare in futuro. 

Il percorso di studi di Silvia è stato segnato dalla passione per il mondo classico, per la continua validità dei messaggi di cui è portatore in ogni epoca della storia. “Lo studio spesso metodico e minuzioso che richiedono latino e greco antico mi sono servite per sviluppare un’attenzione ai dettagli, obbligandomi ad andare fino in fondo alle cose”. “La mia esperienza al liceo è stata fondamentale per qualunque scelta che ho fatto nella mia vita, dagli studi universitari a questo Master”. Le lezioni di storia e filosofia incentrate sul dibattito continuo, “che non si esauriva mai in classe”, le ha fatto capire ciò che voleva realmente fare nella vita: “confrontarsi con gli altri, essere disposta a mettersi in discussione, indagare ogni aspetto della realtà”.

Poi qualche anno fa l’incontro con il teatro. “Chi è nelle case? Chi è nelle strade?” la prima battuta che Silvia ha urlato su un palco durante la messa in scena delle Baccanti di Euripide. “Ho sempre avuto un freno nell’espormi. Con il teatro sono stata obbligata a farlo. Mi ha spinto a far sentire la mia voce, a imparare il lavoro di squadra, ad improvvisare nella vita” così parla di un nuovo amore che l’ha cambiata.

Ripensa ai primi anni dell’università, segnati da una profonda crisi d’identità: “non riuscivo a trovare il mio posto nel mondo”. E poi il punto di svolta, il lockdown. “Sono stata forzata ad una solitudine che mi ha aiutato a capire che potevo stare sola con me stessa e sarebbe andato tutto bene”. “Le esperienze di panico che ho vissuto erano dovute alle aspettative che avevo su di me”. La ricerca di perfezione, la paura di ferire gli altri, il bisogno di avere sempre la situazione sotto controllo, sono dei blocchi che l’hanno da sempre accompagnata, rendendole difficile esporsi. “Oggi la mia più grande conquista è avere consapevolezza ciò che sono, sapere di poter contare su me stessa e di avere delle ottime capacità su cui fare affidamento.” Silvia ha imparato a raccontarsi per iniziare a conoscersi.