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Esclusiva

Marzo 14 2022
«I social sono i bar del futuro» Parla Francesco Oggiano di Will

I meccanismi dietro le nostre interazioni virtuali. Il giornalista ne ha parlato in occasione della presentazione del suo nuovo libro

«Mi piace scrivere nei bar». Inizia così SociAbility, il libro di Francesco Oggiano, digital journalist di Will, presentato l’11 marzo durante un live podcast organizzato da Radio Luiss. Will è la media company più innovativa d’Italia, che ha saputo coniugare il potere dei social con il rigore giornalistico, arrivando a contare più di 1,2 milioni di follower su Instagram.

Oggiano è uno dei volti più conosciuti dai ragazzi che seguono la pagina. «Ciao! Sono Francesco Oggiano!» è il lead più famoso di tutti i video “spiegoni” di Will sui temi che più interessano la Generazione Z. Il suo profilo Instagram (@fraoggiano) ha raggiunto migliaia di utenti con rubriche come quella dedicata agli orologi dei maggiori leader mondiali, «sto pensando di iniziarne una nuova sulle borse delle First Lady». Nella sua attività giornalistica ha sempre messo al primo posto l’interazione diretta con la sua community e ha conquistato molti con la sua newsletter “Digital Journalism”, dove dice la sua sui cambiamenti che avvengono nel mondo digitale. Prima di Will ha lavorato per Vanity Fair, Wired, Il Foglio.

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Dopo la presentazione, dal Loft Luiss la discussione si sposta in un bar. Tra musica dal vivo e un bicchiere di birra, Oggiano racconta: «L’idea di scrivere il libro mi è venuta pensando a come, nella storia dei media, la censura sia sempre arrivata dall’alto. Oggi, invece, accade il contrario. Lo sperimentiamo tutti i giorni quando ci viene voglia di pubblicare una nostra riflessione e avvertiamo quella paura che ciò che stiamo per dire non sia in linea con l’opinione dominante sui social».

Quando decidiamo di non condividere quel post, stiamo subendo una censura dal basso. «Volevo aiutare le persone a capire i meccanismi dietro tutto questo. Ecco il senso del titolo, che racchiude due termini: social e ability. Mi rivolgo non tanto ai professionisti dell’informazione, ma ai non addetti ai lavori. Ritengo che i social siano i bar del futuro e vorrei che fossero dei posti dove ognuno può sentirsi libero di dire quello che pensa, per questo cerco di dare strumenti per orientarsi nel mondo delle piattaforme digitali e comprendere i meccanismi delle notizie e dei linciaggi mediatici».

«I social sono i bar del futuro» Parla Francesco Oggiano di Will

Nelle 200 pagine del libro il giornalista racconta dell’ossessione per la viralità dei contenuti, che conta sull’indignazione degli utenti per massimizzare le visualizzazioni, e della facilità con cui, tramite un like o la condivisione di un post, si può fare attivismo. Il rischio è il “performativismo” quando mostrarsi solidali con una causa non è altro che un modo per far parlare bene di sé. 

«L’avvento dei social ha determinato un passaggio dalla dualità alla gradualità. Prima si era molto informati se si comprava il giornale tutte le mattine, altrimenti non si sapeva nulla di ciò che succedeva nel mondo. Oggi gli utenti sono è in media più informati ma cambia il grado con cui decidono di approfondire la notizia, se andare oltre il post di Instagram o fermarsi alle tre cose essenziali da sapere», continua Oggiano. «All’inizio, l’avvento di Internet non è stato ben compreso dai giornali. Spesso si sono trasformati in fabbriche-sforna-URL, il cui unico compito era farsi rilanciare da Google News o trovare un titolo appetibile che diventasse virale. Questo ha fatto perdere ai magazine la fiducia dei lettori». 

Oggiano è deciso quando si tratta di rispondere a chi, riflettendo sul rapporto tra giornalismo tradizionale e piattaforme digitali, ritiene che l’informazione fatta sui social sia superficiale. «Non sono d’accordo con chi dice che le logiche dei social ci costringono a semplificare la notizia. È il contenuto che conta, non il mezzo con cui lo diffondi. Informare attraverso i social funziona, molto più che sul giornale di carta. Il metodo e il rigore giornalistico, che si scriva sulla prima pagina di un cartaceo o che si registri una IGTV, non cambiano. Bisogna riconoscere che ognuno ha diritto di interessarsi a ciò che vuole. Fare, per esempio, un carousel su Instagram con “i concetti fondamentali sulla guerra in Ucraina”, va più che bene. Poi, se chi vede quel post vuole anche leggere un articolo più lungo, un libro o una rivista, ancora meglio».

La birra è quasi finita e, prima di andare ad accogliere i nuovi ospiti, Oggiano riflette cosa accadrà al mondo dell’informazione. «Non sono un esperto di cartaceo, ma secondo me non morirà. Il giornalismo di qualità resterà in piedi e i social ricopriranno un ruolo sempre più importante. Occorre non sottovalutare l’informazione fatta mediante le piattaforme, che si compone di contenuti differenti. Si va dall’infografica, alla IGTV, fino al podcast da 30 minuti. Sono mezzi in grado di ricostruire il contesto della notizia e di non perdere la complessità dei fatti e hanno tutto il diritto di essere considerati al pari dei media tradizionali. Sarà l’utente a scegliere come e quanto informarsi».