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Esclusiva

Giugno 5 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 9 2022
L’isola che (non) c’è

Peter Mooney e Levente Juhasz hanno studiato come al largo del Golfo della Guinea siano registrate migliaia attività umane. Spoiler alert: non è possibile sia così.

Dove l’Equatore e il meridiano di Greenwich si intersecano, coordinate 0° N 0° E, si trova un’isola piena di ristoranti, di strade dove fare jogging e case in vendita. Questo luogo in aperto Oceano Pacifico ha dovuto vedersela con il Covid-19 e, secondo alcuni utenti di Reddit, sembra ospitare una base militare segreta. Se si cercano su internet quelle coordinate ci si accorge, però, che nel golfo di Guinea, a largo delle coste africane, non c’è nessuno spazio terrestre. L’unica cosa che si incontra è una boa, utilizzata per rilevare le temperature meteo marine. Sarebbe quella l’isola in cui vengono rintracciati parchi e ristoranti, ma esiste solo per degli errori di geolocalizzazione commessi dall’uomo. Il nome di questo posto è Null Island.

Null Island oggi rappresenta l’equivalente digitale di quelle che nel ‘900 erano chiamate “paper town”. Queste erano dei luoghi fittizi che coloro che facevano le cartine inserivano all’interno delle mappe a tradimento, così da vedere chi dei concorrenti avrebbe copiato la loro carta. L’esempio più famoso di “paper town” è Agloe, creata dalla General Draftings e situata nei pressi di New York. Questa invenzione rimane ancora oggi da esempio perché qualcuno credette davvero all’esistenza della città, aprendo lì un negozio e facendo diventare la finzione in realtà.

Peter Mooney (Maynooth University) e Levente Juhasz (Florida International University) hanno studiato a lungo il fenomeno Null Island da un punto di vista geospaziale, sociale e, solo recentemente, anche artistico. «Null Island è qualcosa di sconosciuto per molte persone ma, considerando che i sistemi di geolocalizzazione sono presenti negli smartphone, negli ultimi anni i geografi e le persone che sviluppano software si sono accorti che le coordinate con cui ci si riferisce a Null Island sono apparse in diversi posti in giro per il mondo.»

«Il nome scelto è stato coniato da Steve Pellegrini, un programmatore di software, che, visto che “null” ha un valore specifico nel data management, ovvero quello di sottintendere un errore, e visto che la posizione era in mare aperto, ha pensato di chiamarla Null Island.» racconta Mooney.

Esempi di una cattiva geolocalizzazione possono essere trovati ovunque e su qualsiasi piattaforma. Non solo nei server che si utilizzano per mappare una determinata situazione, tipo il Covid o un’epidemia, ma anche su Twitter, Instagram e Snapchat.

L’esempio più clamoroso di come Null Island può essere tirata in causa per errore è avvenuto nel corso della prima pandemia negli Stati Uniti. La Johns Hopkins University ha costruito un portale online con cui ha monitorato la pandemia di Covid-19, utilizzando come coordinate standard per alcuni dati quello che viene considerato il centro geografico degli Stati Uniti, che si trova nel Kansas, più precisamente a Lebanon. Gli abitanti della città protestarono per essere stati scelti, spingendo i ricercatori dell’Università a cambiare approccio e associando questi dati incompleti alle coordinate che più spesso vengono usate in questi casi: (0°N,0°E). Null Island non esiste ma ha registrato per questo motivo molti casi Covid.

Questi errori sono una normalità al giorno d’oggi, ma «dovremmo fare di tutto per evitarli. Nonostante sia impossibile ridurli allo zero, possiamo però fare uno sforzo perché si verifichino sempre meno sbagli. Questa mancanza di precisione crea confusione iin coloro che non sono geografi, o cartografi.»

Nel 2021, ad esempio, su una comunità Reddit di circa 1 milione e mezzo di persone alcuni utenti hanno notato un picco di attività sul sito di Helium, una criptovaluta. Vista l’assenza di terra a largo del Golfo della Guinea si sono convinti di aver scoperto una base militare segreta. Non è dato sapere quante persone ci abbiano creduto veramente, ma è proprio quello a cui si riferiscono Mooney e Juhasz quando parlano di “creare confusione”.

È il punto di vista sociologico, però, che Mooney vuole enfatizzare. «Gli esseri umani hanno un vero interesse per questi luoghi. Sono posti particolari che sappiamo essere finti ma allo stesso tempo siamo noi a renderli reali con il nostro interesse. Basti pensare al binario 9 e ¾ di Harry Potter. Ancora oggi a Londra ci sono persone che visitano Victoria Station solo per andare davanti a quella colonna e pensare che esista davvero.»

Secondo i due ricercatori, Null Island non ha mai avuto un picco così alto nell’interesse del pubblico e questo grazie al fatto che gli smartphone hanno un ruolo centrale nella società odierna.

 «Senza gli smartphone, probabilmente Null Island sarebbe conosciuta solo dagli addetti ai lavori e non sarebbe di così grande interesse per le persone.»