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Esclusiva

Dicembre 13 2022
Capire il mondo con la teoria delle reti

Guido Caldarelli spiega la complessità del nostro tempo con un linguaggio accessibile a tutti

«More is different», sosteneva in un articolo del 1972 il Nobel per la fisica Philip Warren Anderson. Tre parole che racchiudono un concetto ben più ampio e tentano di spiegare che cos’è la complessità. «Ci troviamo di fronte a un sistema complesso, quando ci sono tanti elementi che interagiscono tra di loro», spiega Guido Caldarelli, professore di Fisica teorica alla Ca’ Foscari di Venezia e autore del libro “Senza uguali. Comprendere con le reti un mondo che non ha precedenti”. All’aumentare delle componenti («more»), il sistema non solo cresce, ma diventa anche qualcosa di diverso («different»), grazie alle diverse interazioni che si creano.

«Da poche settimane, al mondo ci sono 8 miliardi di persone – continua il professore – Mai come ora è importante studiare la complessità, perché prima non eravamo così tanti e non eravamo così connessi. Questo libro rappresenta il mio piccolo contributo alla causa». Un testo che si rivolge a tutti, persone con un percorso di studi umanistico o scientifico, ma anche solo curiosi che vogliono capire meglio la realtà in cui viviamo. La teoria delle reti è il mezzo che può aiutarci, con una rappresentazione grafica e concettuale delle interazioni che rendono complesso il mondo.

Piove sul bagnato

«Se rappresentiamo matematicamente la società con uno schema, vediamo che questo schema ha la forma di una rete, in cui le parti che la compongono sono i pallini e le linee che li collegano le connessioni tra loro. La struttura che si forma è altamente disomogenea», spiega il professor Caldarelli. C’è chi, come la famiglia dei Medici nella Firenze rinascimentale o l’ultra miliardario di oggi, ha più connessioni e possibilità e chi, invece, ha pochissimi legami con gli altri nodi del sistema. «Questa struttura ha un’ulteriore proprietà. Nel tempo tende ad evolversi in modo tale che chi è già molto centrale diventi ancora più centrale. Ci sono fenomeni di amplificazione e un processo di crescita moltiplicativo, che ha come effetto quello che noi intendiamo quando diciamo: “piove sul bagnato”. Chi ha più contatti adesso, è probabile che nel futuro ne abbia ancora di più di chi oggi ne ha pochi».

Capire cosa accade nel nostro tempo

Per la maggior parte di noi, la matematica e la fisica sono materie lontane, legate a un ricordo – spesso neanche troppo felice – che ci riporta indietro nel tempo, alle scuole superiori. Ma dei modelli matematici, come quello delle reti, bisognerebbe avere meno paura, perché ci raccontano quella che è la forma e la sostanza del nostro tempo. «Le reti», sostiene Caldarelli «sono anche un modello dell’ordine e del disordine che dobbiamo aspettarci dalla società. Possono descriverci quello che succede oggi e rappresentare la tendenza del domani. Sono utili per filtrare i dati e visualizzare le comunità, ossia le informazioni che riguardano le persone che hanno qualcosa in comune».

La pandemia

Uno dei momenti in cui i modelli matematici hanno avuto un ruolo fondamentale è stato durante la pandemia di Covid-19. «La nostra non è una cultura dei dati, ma nonostante questo e le difficoltà iniziali di reperire le informazioni giuste sul numero dei contagi, i modelli realistici – come quelli di cui si occupano i ricercatori Vittoria Colizza e Alessandro Vespignani – sono stati molto utili per capire e prevedere l’andamento dell’epidemia nel nostro Paese», racconta il professore. Man mano che lo studio sul virus andava avanti, i modelli si arricchivano di variabili e, oltre alla popolazione di infetti e sani potenzialmente infettabili, si passavano a considerare anche i guariti, gli asintomatici, il tempo di incubazione, l’immunità temporanea di chi era stato già contagiato e il tasso di letalità. Modelli che, seppur non infallibili, hanno permesso di «esplorare gli scenari possibili e mostrare le conseguenze delle nostre decisioni».

La politica

Lo studio delle reti sociali e del concetto di centralità torna utile anche per capire come può funzionare la politica. In generale, chi è al centro ha maggiori legami con le altre forze contendenti e più possibilità di governare. «Giorgia Meloni è un’anomalia all’interno di questo sistema», spiega Caldarelli. «Lei stessa si è definita come un underdog, la sfavorita che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Lei i pronostici li ha stravolti, ma ora bisogna vedere come intenderà andare avanti. Per governare, è probabile che dovrà in qualche modo spostarsi su posizioni di centro».

La guerra in Ucraina

Non è cosa facile prevedere lo scoppio di un conflitto, ma, se prima del 24 febbraio «si fosse esaminata l’evoluzione della rete di alleanze e di connessioni della NATO da una parte, e degli Stati coinvolti dal Patto di Varsavia dall’altra, forse saremmo stati in grado di capire che qualcosa non andava. E, chissà, magari non ci saremmo ritrovati tutti in questa situazione», conclude il professor Caldarelli.