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Esclusiva

Gennaio 1 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 23 2023
La tradizione del mercante in fiera

Fra mazzi di carte, tortellini, riso alla mantovana con la salsiccia, luci soffuse e pellicce preziosissime, si chiudono e si onorano le feste.

“Qui a Milano ho imparato un nuovo gioco che si chiama Mercante in fiera. Appena torno a casa ci giochiamo” scriveva Wolfgang Amadeus Mozart in una lettera a sua sorella nel 1772.

Le feste natalizie si chiudono col riporre il presepe nella grande scatola di stelle d’oro su sfondo blu, o spogliare l’albero di Natale dalle ghirlande e luci colorate. Tutti oggetti carichi di significati da ammirare, da credere, da pregare. Sulla credenza, le carte del mercante in fiera si possono anche non riporre, loro sono valide tutto l’anno, anche se il primo di gennaio danno il meglio. Carte ricche di simboli naturalistici e capaci di avvicinare i cuori.

Tra le montagne delle Dolomiti, un gatto delle nevi ci accompagna verso la luce di una baita. Dietro ai ballatoi intagliati nel legno di quercia e attraverso i vetri, c’è la favola. Oro, incenso, mirra, gli antipasti ampezzani eccezionali e lo champagne. Non con le stesse bollicine ma con una certa effervescenza la serata inizia con Marisa, esperta in astrologia che racconta barzellette in Veneto. Stasera sulle tartine si spalmano anche i sorrisi.

“C’era una volta”, inizia sette anni fa, l’atmosfera è mitologica. Il nonno Arrigo è il “mercante”, sembra Giove, lui senza età proprio come gli Dei, si muove e conduce il gioco. Tutti pendono dalle sue mani e dalle carte che muovono. Per un giorno all’anno sembra un vero battitore che, con il volto illuminato da candelabri d’argento e dal calore dell’epica famiglia, riunisce intorno a sé figli, nipoti e amici che vogliono giocare ancora. Inizia l’asta.

Proprio di fronte al grande nonno, c’è la squadra di “quelli che ci credono troppo”. Brindano alla prima carta che si aggiudicano e si scambiano un sorriso e un’occhiata che fa intendere “Quest’anno vinciamo”. E invece no, quest’anno no. Per loro solo quattro gin con tonica. Continua l’asta e il Dottor Simeone si aggiudica la carta del fenicottero che ripone prontamente vicino al cuore oppure un po’ più giù, dipende dalle annate, per trasmetterle un po’ di fortuna, ma viene eliminato subito, forse deve cambiare tattica.

La baita ha il soffitto di legno ambrato, è basso, e tutto quello che succede al suo interno si ingrandisce. Magia delle proporzioni ancora come nelle favole più belle, come in Alice nel paese delle meraviglie. Al contrario della favola di Lewis Caroll, le carte del mercante delle Dolomiti non sono cattive e la regina è incantevole. Si chiama Eleonora, indossa un abito color verde ghiacciaio e ha al collo preziose pietre di acquamarina che la rendono la favola del mercante in fiera. Gioca insieme al marito Gabriele, nonché figlio del mercante, che è uno degli uomini più simpatici d’Europa. Il telefonino di Gabriele squilla senza sosta e lui risponde agli auguri di re e presidenti con gentilezza e sempre quella punta di ironia intelligente che lo contraddistingue. La loro squadra ha già vinto per la bellezza di Eleonora, a partire dal biondo dei suoi capelli, tanto bello, inimitabile, solo suo. Il mercante conclude l’asta e inizia a scoprire le carte.

Vicino al focolare del camino urlano i Marci e i Marcini che è il nucleo dei giovani. I primi (I Marci) sono capitanati da uno sguardo strategico e inequivocabile che scruta, dietro alla nera e spessa montatura degli occhiali, tutte le mosse. Ettore vede tutto, occhiate al laser che quasi quasi leggono anche le carte coperte. Gioca in modo romantico, indossa tutti gli anni, per l’occasione una giacca di velluto rosso rubino tagliata dal sarto più famoso oltre la manica. A lui dobbiamo l’incipit della favola del mercante in fiera, a lui e ad Arrigo, complici nel ricordarci che la famiglia e tutti i nobili valori che seguono sono fondamentali e da festeggiare.

Scomodi, invece, sono i Marcini che, avendo vinto l’edizione del 2021, giocano da furbetti e rilanciano fra di loro. Chi scrive è orgogliosamente una di loro, introdotta da Federico al lussuoso tavolo del mercante. Federico è il giovane cardine della famiglia, è seduto vicino a me, alto, moro, occhi neri e una bocca con un sorriso da Marcino tenero. Scherza, compra una carta e se la infila nella tasca della giacca di vigogna, la lana più preziosa del mondo. È stata la ricciolissima Diana, avvolta da uno scialle rosa come solo certe albe sanno essere, a vendere la carta dell’ananasso che come detto vuole, non vince mai un …sso alla squadra di Federico. Quasi quasi la rivuole indietro. È un allegro bisticcio il loro, ma l’ananasso resta ai Marcini che purtroppo perdono.

Ci sono anche le mercantine, o meglio… il gruppo delle belle dai capelli castani. Quartetto di ragazze appartenenti ai (Marci) razionalmente sobrie d’aspetto e d’alcol. Giocano serio, investono anche, comprano una carta carissima ma anche loro vengono eliminate.

È arrivato il momento, il mercante estrae la carta vincente e travolto da fiumi di champagne c’è Victor, che già nel suo nome contiene la vittoria. Ha portato la sua squadra con la carta della foca a ottenere il desiderato primo premio. L’entusiasmo è elevatissimo, per la prima volta vince una carta che raffigura un animale, non era mai capitato prima, tradizione vuole che gli animali non vincano mai.

La serata è volta al termine. Al quarto posto, tre Marcini portano a casa un pacchetto di nocciole ricoperte di cioccolato come premio di consolazione. La squadra di quelli che ci credono troppo ha già consumato il terzo premio, gin con tonica. Isabella, moglie di Arrigo, oltre a vincere il premio di miss nonna, si aggiudica il secondo posto, e la si vede camminare fieramente verso l’uscita, sottobraccio al suo mercante per un giorno e amorevole compagno di vita.

Fra mazzi di carte, tortellini, riso alla mantovana con la salsiccia, luci soffuse e pellicce preziosissime, la grande famiglia italiana chiude e onora le feste. È l’anno della foca. Chi sono? Di chi stiamo parlando? Rebus in Fabula.