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Esclusiva

Gennaio 1 2023
Il discorso di Mattarella è un invito alla coesione nazionale

Il presidente della Repubblica si rivolge agli italiani per l’ottavo intervento di fine anno, il primo dall’inizio del secondo mandato

«Un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi. Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo». Comincia così l’ottavo discorso di fine anno di Sergio Mattarella, che, per sua stessa ammissione, ha accolto in maniera inattesa la sua rielezione a presidente della Repubblica. Molti gli eventi inaspettati dell’ultimo anno: l’impegno per un secondo mandato, «le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno», la nascita del «nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna». Una novità di «grande significato sociale e culturale», che ha fatto sì che tutte le forze politiche in Parlamento si siano confrontate, in tempi diversi, con le difficoltà e responsabilità del governare.

Il 2022 è stato anche l’anno della guerra, a cui Mattarella dedica ampio spazio nel suo discorso. Viene riconosciuto con chiarezza chi è l’aggressore e l’aggredito, e ferma è la condanna – da parte dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente – del folle conflitto scatenato dalla Federazione Russa. «Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze». Il richiamo alla pace permette al presidente della Repubblica di ricordare anche l’impegno di papa Francesco, a cui esprime il cordoglio dell’Italia per la morte del papa emerito Benedetto XVI.

Il riferimento al Covid, negli ultimi due discorsi di fine anno molto presente, ora viene utilizzato per evidenziare gli «insegnamenti da non dimenticare». Di certo, l’esigenza di rafforzare «quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale» e di credere che «la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta» siano delle risorse preziose per una comunità.

A guidarci nel superare le difficoltà del presente e le differenze sociali tra i diversi territori del nostro Paese deve essere sempre la nostra Costituzione, «laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni». Un obiettivo che si raggiunge con «unità di intenti, coesione, forza morale» e che ci ricorda che «la Repubblica siamo tutti noi. Insieme». Questo è lo spirito necessario per affrontare tre grandi questioni: la transizione energetica, la trasformazione digitale e la sicurezza sulle strade. Temi che permettono di rivolgersi ai giovani, in quanto autori del futuro di questo Paese.

«Care concittadine e cari concittadini,
guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre.
Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso.
La Repubblica vive della partecipazione di tutti.
È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia.
È anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia.

Auguri!».