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Esclusiva

Febbraio 2 2023
Torna “La storia a processo” di Elisa Greco

Al teatro “il Parioli” di Roma il caso contro Angela Merkel e la sua Ostpolitik. Un teatro diverso e fuori dal comune senza copione, nè attori

«Un teatro che non è teatro, un processo che non è processo». L’esperta di comunicazione culturale Elisa Greco porta ancora una volta in scena La storia a Processo, format di cui è ideatrice e curatrice da ben quattordici edizioni.

Si tratta di finte cause a personaggi storici e internazionali, affinché vengano giudicati dal pubblico attraverso un dibattito condotto da magistrati, avvocati, giornalisti, politici e personaggi di spicco della società civile che si prestano come attori per questa specifica occasione. Al termine di ogni rappresentazione è il pubblico stesso a emettere il verdetto: cartellino rosso per votare contro l’imputato, cartellino azzurro per assolverlo.

«Nel mio percorso professionale formativo e anche familiare sono cresciuta a pane e giurisprudenza. I miei studi filosofici e la lunga attività professionale, dedicata alla comunicazione culturale, hanno portato alla nascita di La storia a Processo».

Questa volta è l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel a essere sotto i riflettori (letteralmente) della storia e del teatro il Parioli di Roma che si trasforma in aula di tribunale. Sopra lo spartano palcoscenico campeggia a grandi lettere “La legge è uguale per tutti”: il tribunale della storia.

Il cast e il format di La storia a processo

A interpretare i vari personaggi del processo, un cast prestigioso e, come afferma la stessa Greco durante la presentazione, «particolarmente specializzato e competente». Il tutto completamente a braccio e senza copione.

Nei panni di Angela Merkel la giornalista corrispondente da Berlino per “La Repubblica” Tonia Mastrobuoni, autrice de “L’inattesa”, libro proprio sulla cancelliera tedesca. L’ex ambasciatore d’Italia in Germania e attuale presidente del centro italo-europeo, Michele Valensise, nel ruolo del presidente della Corte.

Il PM interpretato dal magistrato Fabrizio Gandini e l’avvocato difensore dal professore di diritto penale e viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto. Infine, il testimone dell’accusa Nathalie Tocci, direttrice dell’istituto affari internazionali e il testimone della difesa, la giornalista Nathania Zevi.

La storia a processo - angela merkel
La storia a processo – Angela Merkel

Fino all’inizio dello spettacolo, nessuno di loro sei ha mai interagito sul palcoscenico. Nessuna prova, nessuna preparazione attoriale, se non una grande conoscenza del tema e della materia giuridica e internazionale.

Andare a un Processo alla storia e aspettarsi uno spettacolo teatrale sarebbe sciocco, tanto quanto aspettarsi un vero e proprio processo eseguito in maniera tecnica. La difficoltà del compito sta proprio nel dover affrontare delle tematiche serie, importanti e d’attualità con interesse, coinvolgimento da parte del pubblico e senza perdersi in tecnicismi, incarico che i sei “attori” hanno portato a termine splendidamente e con grande apprezzamento da parte delle 170 persone in platea.

«Si respirava in palcoscenico, e soprattutto in platea, interesse e vivacità per gli scambi di idee quindi le provocazioni intellettuali e culturali che sono state lanciate hanno colpito nel segno. Abbiamo discusso, esaminato, chiacchierato e siamo entrati proprio nel cuore della vita politica della Merkel».

Il processo ad Angela Merkel

La Ostpolitik della Merkel viene messa sotto processo, in particolare l’accusa si concentra sugli atteggiamenti della cancelliera considerati filoputiniani come il gasdotto Nordstream che unisce Russia e Germania saltando l’Ucraina, la passività riguardo gli eventi dal 2007 ad oggi come l’invasione della Georgia e della Crimea nel 2014, e infine la sua politica di “cambiamento attraverso il commercio”.

I personaggi si alternano nel dibattito, prendendosi in giro in un clima intimo, quasi come tra amici: «dopo il suo intervento ho finito Guerra e pace», afferma il magistrato Gandini il quale si attira subito la simpatia del pubblico dichiarando che si è imbarcato in questa impresa attoriale dal momento che «ho preferito affrontare Putin, Merkel e Germania tutti insieme piuttosto che dire no a Elisa Greco». L’accusa sottolinea i capi d’imputazione, definendo la cancelliera né un leone né una volpe, come invece il Principe di Machiavelli vorrebbe da un leader.

La difesa non tarda ad arrivare e rispondere per le rime mostrando, con interventi sempre mirati, l’operato positivo dei 16 anni di leadership della Merkel. Una donna forte in un paese maschilista, che si è fatta da sola approcciando al dialogo e con un occhio sempre all’Europa.

«L’ipotesi di un favoritismo verso la politica russa è impossibile. Vi è insussistenza del fatto. Inoltre, non si giudicano gli effetti delle politiche. L’eterogenesi dei fini non è colpa della cancelliera Angela Merkel, lei che ha sin da subito capito il carattere di Putin.

La stessa Merkel si difende appellandosi alle sue “politiche di contenimento di Putin”, uomo crudele con cui aveva un rapporto, certo, ma sempre con consapevolezza dell’uomo che è: «Io sono un leone, io sono una volpe». 

Il verdetto di La storia a processo

Tonia Mastrobuoni è talmente animata dal desiderio di difendere lei stessa il personaggio di Angela Merkel, da dimenticare spesso di vestirne i panni. Con verve ed entusiasmo sottolinea che «Sono uscita dal nucleare e dal carbone. Mi sono occupata della questione migranti e ora i profughi ucraini sono gestiti con le politiche che io ho inserito. Il Times mi ha definita “Cancelliera del mondo libero”. Tanto rispettata come figura centrale in Germania che un bambino tedesco di 6 anni ha chiesto al padre: “papà ma un maschio può diventare cancelliere?”».

Ironica la richiesta di pena da parte dell’accusa: «per la Merkel, donna tanto riservata e chiusa, chiediamo di partecipare al prossimo Grande fratello Vip».

Alla fine degli interventi e delle testimoni d’accusa e difesa, la giuria si è ritirata per permettere alla giuria popolare, ovvero il pubblico, di esprimere il proprio giudizio che ha assolto la cancelliera Merkel con 100 voti favorevoli contro 70 contrari.   

Si festeggia sul palco e in platea ed il viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto imbraccia la chitarra e si esibisce in Angie dei Rolling Stones, cambiando il testo in italiano e cantando: «Angie Angie hai dato tutto al tuo Paese/ Angie Angie per te non ci sono mai pretese (…) Angie Angie che tu sia assolta».

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