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Esclusiva

Marzo 7 2023
Note dal silenzio. Beatrice Rana e le compositrici dimenticate

La pianista sta riportando nelle sale da concerto il repertorio di musiciste come Clara Schumann e Fanny Hensel

Quando la storica Anna Beer – nel suo bellissimo saggio Note dal silenzio, le grandi compositrici dimenticate della musica classica – iniziava a raccontare dell’esordio musicale di Francesca Caccini al tempo di Cosimo II (1609 – 1621), scriveva: «Francesca si era trovata nel posto giusto al momento giusto: una donna compositrice in quella che era ormai la corte di una donna». Il riferimento era a Cristina di Lorena, madre di Cosimo ma, di fatto, a capo dello Stato dei Medici a causa dei continui problemi di salute del figlio.  

Fu lei a nominare Francesca Caccini musica di corte, a commissionare spettacoli ed opere in cui le figure femminili prendevano con la forza e rivendicavano il proprio potere: Cristina era una donna al comando che si circondava di altre donne per mostrare quanto valessero. È una vicenda che insegna quanta parte della Storia sia ancora in attesa di essere riscoperta: se non riscritta. È ciò che sta facendo la giovane pianista salentina Beatrice Rana – ormai talento internazionale – che, a conclusione del suo anno da artista residente all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, ha dedicato un concerto all’opera di Clara Schumann e uno a Fanny Hensel.  

Note dal silenzio. Beatrice Rana e le compositrici dimenticate
Fanny Hensel

Troppo a lungo conosciute come le mogli di Robert Schumann e Felix Mendelssohn, le due pianiste erano in realtà compositrici di grande talento: purtroppo, la loro voce musicale poté crescere e formarsi solo nel carattere privato a cui era costretta la loro vita. Così Fanny Hensel poteva comporre come e con il fratello, ma la pubblicazione delle sue opere le fu preclusa – specialmente da Felix, per cui lei aveva un amore e rispetto incondizionato – per tutta la vita. Le rimase di comporre per le occasioni familiari, o per quelle domeniche musicali organizzate nel giardino della sua villa a Berlino: forse quello l’unico spazio in cui Fanny Hensel compositrice poteva realizzarsi, pur continuamente perseguitata dalla paura di non essere mai presa sul serio. «Una dilettante è già un essere che desta apprensione, una donna autrice lo è ancora di più: ma quando le due entità si combinano in una sola persona, ne viene fuori la creatura più spaventosa che si possa immaginare», avrebbe scritto – non troppo ironicamente – in uno dei suoi diari.  

Un nuovo canone

Nel suo ultimo concerto all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – guarda caso, una matinée domenicale – Beatrice Rana si è fatta accompagnare dalla sorella, violoncellista, nella Fantasia in sol minore di Fanny Hensel. Qualche settimana prima aveva invece condiviso sul palco insieme all’orchestra dell’Accademia anche il Concerto per pianoforte op. 7 di Clara Schumann – recentemente inciso insieme al direttore canadese Yannick Nézet-Séguin insieme al più famoso Concerto in la minore op. 54 del marito Robert. Quello di Clara è un concerto estremamente virtuoso, pensato per mettere in mostra le sue abilità da pianista: Clara calcava il palcoscenico da quando aveva otto anni e scrisse il concerto all’età di tredici. In quanto esecutrice prodigio – cosa che continuò a fare in tutta Europa per tutta la vita – le era richiesto di essere compositrice prodigio, ma, una volta sposata, riuscì a dedicarsi con fatica alla composizione. D’altronde, tutto ciò che scriveva sarebbe stato comunque etichettato come un «lavoro da donna», come finì lei stessa per definire le sue opere.  

Note dal silenzio. Beatrice Rana e le compositrici dimenticate
Clara Schumann

Quel che è straordinario di queste compositrici è che, pur scoraggiate da chi avevano intorno, non hanno mai smesso di farlo. Beatrice Rana non è certo la prima a scoprire Clara Schumann o Fanny Hensel, ma in Italia quello delle compositrici è un repertorio ancora poco battuto, anche e soprattutto a livello delle maggiori istituzioni. In poche settimane – e forte del seguito che ha tra i giovani pianisti – Rana ha portato su uno dei palchi più prestigiosi d’Italia due nomi di donne finalmente sganciati dalla romantica aurea di muse ispiratrici che le perseguitava, e le ha rese protagoniste della loro opera.  

È un’azione che lancia un messaggio potentissimo: con Clara Schumann e Fanny Hensel non solo si riscoprono le prime pianiste concertiste, ma si riscrive un canone d’ascolto. Nella speranza che, in futuro, nessuna nascente compositrice si convinca che l’arte musicale sia – perché lo è sempre stata – solamente cosa da uomini.  

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