«Abbiamo raggiunto l’obiettivo di tenere in minoranza in Ue i nazionalisti. Questi sono i frutti di anni di lavoro». Così comincia il senatore del Partito democratico Francesco Boccia, tra i primi esponenti dem a rilasciare dichiarazioni dopo l’uscita delle prime proiezioni.
L’aria è tesa al Nazareno, storica sede del Pd a Roma. È l’1.30 della notte fra il 9 e il 10 giugno, e l’attesa è nervosa. Il brusio costante della sala si interrompe all’ingresso della segretaria Elly Schlein. Con sguardo determinato, si avvicina al podio, le luci dei riflettori illuminano il suo volto stanco ma soddisfatto. Dopo ore di incertezze e speculazioni, seguite all’uscita della terza proiezione, finalmente Schlein prende la parola: «Grazie a tutti gli elettori e le elettrici che ci hanno dato fiducia. Il gap tra noi e Giorgia Meloni si restringe. Stiamo lavorando per un’alternativa europea alle destre».
Fin dai primi exit poll ufficiali delle 23 – quando il Pd viene già dato attorno al 23% – una certa soddisfazione serpeggia tra le file dei democratici. Un funzionario del partito, con un sorriso rilassato, dichiara che sopra il 22% «va bene tutto». Tutti i big, dal presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini fino al deputato Giuseppe Provenzano, seguono in diretta le maratone televisive in una stanza della sede, e molti lasciano intendere che la segretaria Schlein potrebbe persino suonare la chitarra per festeggiare, ma ciò poi non avviene.
Non soltanto le elezioni europee, ma anche sulle elezioni comunali gli exit poll fanno capire fin da subito l’andamento. In una conversazione informale il deputato dem Marco Furfaro fa trapelare il suo entusiasmo: «Non sono ancora numeri certi, ma sappiamo che a Cagliari il nostro candidato Massimo Zedda sarà eletto sindaco. Anche da altre città ci sono segnali positivi. Molti vinceranno al primo turno».
Nel frattempo, al Nazareno si commentano anche i risultati di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Fin da subito si intuisce che entrambi non riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 4%, dati che molti dirigenti dem prendono con piacere.
Dopo più di seimila sezioni scrutinate, il Pd si posiziona come seconda forza politica più votata al 24% – dopo il partito della premier Giorgia Meloni Fratelli d’Italia – un risultato che soddisfa l’intera segreteria e consolida la posizione della segreteria. Con questo traguardo, Schlein rafforza la sua posizione all’interno del Partito Democratico, emergendo come la vera leader del centrosinistra. Rispetto alle scorse elezioni politiche del settembre 2022, quando i dem erano ancora guidati da Enrico Letta, il Pd guadagna oltre due punti percentuali.
Determinante sarà capire il futuro rapporto con il terzo classificato, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte con il 10% dei voti. La rivalità tra le due forze e l’ipotesi di una non continuazione dell’alleanza del “campo largo” saranno i temi al centro della discussione politica delle prossime settimane.