Se Salma Niazi, fondatrice del The Afghan Times, potesse scegliere due immagini per descrivere la situazione in Afghanistan, non avrebbe dubbi: opterebbe per un giardino – un tempo splendente – coperto oggi dalla cenere, e per una «vasta e desolata prigione senza la luce alla fine del tunnel, soprattutto per le donne».
Salma è una ragazza afghana di 24 anni scappata dal suo Paese natale il 2 febbraio 2022, dopo il ritorno al potere dei Talebani nel 2021, che «ha segnato l’inizio dell’oscurità per le donne, le cui vite sono state smantellate da un giorno all’altro».
Lasciare la madrepatria è stata per Salma, originaria della provincia di Laghman, la decisione più dura della sua vita. Una scelta obbligata visto che le scuole e i posti di lavoro hanno chiuso le porte alle donne, gli spazi pubblici, come palestre e parchi, sono stati dichiarati proibiti: «Non c’era spazio», dice la giovane aggiungendo che «le donne sono state private dei diritti fondamentali e ridotte a fantasmi».
Salma era una studentessa universitaria «con sogni infiniti», ha studiato Letteratura inglese al Laghman Teacher Training Center, e Legge e Scienze politiche al Rokhan Institute of Higher Education, nella provincia di Laghman. Prima del ritorno dei Talebani lavorava come giornalista, ma dopo, «le donne che sognavano un futuro nel giornalismo sono state lasciate sole con le loro speranze in frantumi».
La prima tappa del suo viaggio è stata il Pakistan, dove ha incontrato molte difficoltà, perché vivendo come rifugiata in un Paese straniero ha provato «incertezza e paura». Nell’agosto 2022, usando i suoi piccoli risparmi Salma ha fondato il The Afghan Times seguendo la passione per il giornalismo, secondo lei «uno strumento per amplificare le voci di chi una voce non ce l’ha». La ventenne ha dato vita a una piattaforma in cui le donne afghane possono condividere le loro storie con il mondo, in risposta al silenzio imposto e alla soppressione della libertà dei media da parte dei Talebani.
L’11 gennaio 2024, Salma si è trasferita a Dublino, in Irlanda, dove è ora fisicamente al sicuro, anche se il suo cuore si trova ancora nel Paese d’origine con le donne e i bambini che sono in pericolo. Oggi dirige dall’isola l’attività di un gruppo distribuito su più territori e composto sia da uomini che da donne: alcuni giornalisti lavorano ancora in Afghanistan, mentre altri sono in esilio in Irlanda, Iran e Pakistan. Malgrado la distanza, tutti si impegnano instancabilmente per tenere vivo il The Afghan Times e sono uniti nella missione di dire la verità.
I giornalisti rimasti in Afghanistan affrontano minacce costanti, «devono rimanere invisibili perché anche il più piccolo errore potrebbe esporli a severe punizioni», ricorda la ragazza. Sulla redazione grava la paura per la loro sicurezza poiché «ogni messaggio o chiamata potrebbe portare notizie di pericolo». Le donne lavorano in segreto per essere al sicuro, realizzano report e fanno interviste dalle loro abitazioni, spesso usando solo il telefono. Ogni giorno rischiano la vita per condividere la verità, «sanno cosa succederebbe se venissero scoperte, ma il loro coraggio è irremovibile», afferma Salma. Per proteggerle, non vengono mai pubblicati i loro nomi o informazioni identificative.
Il The Afghan Times non ha nessun supporto istituzionale e può contare solo su piccole donazioni di amici. Problemi finanziari minacciano la possibilità di andare avanti, la mancanza di fondi per la crescita e la formazione spesso non permette di assumere altri giornalisti, limita «la capacità di migliorare e crescere» a dimostrazione di come sin dall’inizio «le sfide quotidiane sono senza fine».
Malgrado le difficoltà, la giovane si augura che in futuro il suo giornale possa diventare il più grande in Afghanistan e che possa continuare a crescere ispirando speranza e cambiamento per la Nazione. «Siamo differenti dagli altri media perché ci focalizziamo sugli esseri umani dimenticati, donne e bambini», assicura la giornalista, convinta che il The Afghan Times non sia solo un mezzo di informazione, ma un’ancora di salvezza per gli oppressi.
Infine, Salma si sofferma sulla condizione delle donne afghane, a cui oggi è vietato anche guardare fuori dalla finestra di casa. L’auspicio è che un giorno «potranno vivere in pace e libertà, studiare, lavorare e vivere senza paura». E non manca un messaggio alla comunità internazionale: «Spesso mi sento abbandonata. Il mondo deve fare di più per supportare le donne afghane, che hanno bisogno di piattaforme per ricostruire le loro vite».