I lampeggianti della polizia illuminano le strade intorno alla stazione Termini, dove i senza dimora non si possono più accampare, da quando le forze dell’ordine presidiano le nuove zone rosse della Capitale. In vista del Giubileo, il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha istituito delle aree a vigilanza rafforzata nei dintorni delle ferrovie in centro, a Tuscolana e nel rione Esquilino. Il provvedimento prevede controlli serrati per allontanare individui pericolosi e prevenire reati.
Il testo stabilisce che «per la durata di due mesi» ci sarà il «divieto di stazionare indebitamente nelle zone cittadine ai soggetti che in dette aree assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti» e «risultino già destinatari di segnalazioni all’autorità giudiziaria». L’obiettivo sarà perseguire il traffico «di stupefacenti, reati contro la persona, furti con strappo, rapine, danneggiamenti, invasione di terreni o edifici, detenzione abusiva di armi e porto abusivo di armi». Le zone rosse sono già state istituite negli ultimi mesi a Milano, Napoli, Firenze e Bologna.
«Sono una soluzione di corto respiro, creano solo paura», è l’appello del Polo Civico Esquilino, rete di associazioni del quartiere romano, contro i provvedimenti per la sicurezza nella Capitale. «I dati non corroborano queste scelte», sostiene il Polo in una nota, «negli ultimi 10 anni in Italia i reati sono calati quasi del 20%». Secondo gli attivisti, le disposizioni avrebbero un effetto repressivo, andando a colpire anche le persone senza dimora che dormono nei pressi delle ferrovie. «Nel 2024, nelle grandi stazioni italiane sono stati effettuati 4 milioni di controlli», prosegue il comunicato, «con poco più di 1.000 arresti e il sequestro di 50 kg di droga. A fronte di questi numeri, molti si interrogano sull’efficacia delle politiche di sicurezza adottate».
Un appello condiviso da altre realtà di quartiere, come il comitato Quarticciolo, che denuncia un approccio securitario delle forze dell’ordine in periferia: «Durante le operazioni “ad alto impatto”, vengono perseguitate nella stessa maniera le macchine senza assicurazione e il narcotraffico», afferma Pietro Vicari, rappresentante del comitato. Nelle borgate c’è poi il timore che confluisca la criminalità e il traffico di droga proveniente dalle aree più presidiate della città, a scapito di contesti fragili in cui lo Stato è meno presente: «Il Quarticciolo è devastato dal commercio di crack ed abbandonato da decenni», conclude Vicari.
«Roma deve essere un’unica zona bianca», aveva detto il sindaco Roberto Gualtieri prima del provvedimento della prefettura, «dove ognuno può circolare in sicurezza. Qui non si tratta di fare interventi spot o zone rosse che poi vanno e vengono, si tratta invece di introdurre tasselli per alzare a livello strutturale la sicurezza in città». Parole valse l’accusa da parte dell’opposizione in consiglio comunale di «minimizzare sul tema della sicurezza», come si legge in una nota firmata da Rachele Mussolini e Francesco Carpano, consiglieri di Forza Italia in Campidoglio, e Francesco Bucci, delegato alla Sicurezza di Forza Italia Roma.
La posizione del sindaco, che comunque sosteneva la necessità di aumentare videosorveglianza e controlli nei pressi della stazione Termini, non è bastata a evitare l’istituzione delle aree a vigilanza rafforzata. Con grande disappunto dei comitati di quartiere.
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