Non solo il Foglio di servizio elettronico (Fdse), il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio ha censurato gran parte del decreto interministeriale sul servizio di Noleggio con conducente (Ncc) firmato nell’ottobre scorso dai ministri dei Trasporti Matteo Salvini e dell’Interno Matteo Piantedosi. L’ordinanza della Terza sezione del Tar, depositata il 16 gennaio, ha ribadito inoltre la sospensione dell’obbligo di sosta di venti minuti tra una corsa e l’altra perché corrisponde all’imposizione – già dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nel 2022 – di rientrare in rimessa al termine di ogni tragitto.
Sono state bloccate inoltre sia la norma che vieta agli Ncc di stipulare contratti di trasporto con agenzie di viaggio, alberghi e alcune piattaforme come Uber perché «comprime la capacità concorrenziale degli operatori» sia «ogni altra disposizione, anche contenuta negli allegati al decreto e nella circolare applicativa, che costituisca esecuzione o sviluppo di tali disposizioni», si legge nell’ordinanza 241/2025. Per Leonardo Giammarino, rappresentante degli Ncc di Federnoleggio e Confesercenti, questa decisione è stata una conferma del fatto che «i decreti sono stati fatti solo per aiutare e proteggere i tassisti. Noi siamo andati per dieci mesi a protestare al ministero, ma non ci hanno mai ascoltato».
La normativa a cui si riferisce il Tar è entrata in vigore a gennaio e prevede in particolare per gli Ncc un nuovo strumento: il Foglio di servizio elettronico. Per ogni corsa, l’autista deve riportare gli estremi del conducente e del cliente, la targa del veicolo e i dati relativi alla partenza e all’arrivo (luogo, data e chilometri) su una piattaforma digitale. «Stanno fuori dal mondo», commenta Giammarino ricordando lo sciopero del settore contro Salvini e Piantedosi il 12 dicembre. Allo scontro con il governo ha partecipato anche il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto (Forza Italia): lo scorso anno ha presentato un ricorso alla Consulta perché, secondo i suoi legali, il decreto violerebbe le prerogative regionali in materia di regolamentazione del trasporto non di linea.
Dopo la sentenza del Tar, è ancora una volta il partito del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a prendere le distanze dalla linea dei due ministri: il vicesegretario nazionale Stefano Benigni, insieme ai capigruppo nelle commissioni Trasporti di Camera e Senato Andrea Caroppo e Roberto Rosso, ha ribadito in una nota che è necessario fare un emendamento al decreto Milleproroghe per arrivare «a una normativa che non limiti la libertà di impresa e non paralizzi una categoria fondamentale e strategica per il trasporto pubblico non di linea, considerando che Roma e l’Italia intera con il Giubileo si trovano ad affrontare una situazione difficile sotto il profilo della mobilità».
Giammarino se la prende con quello che lui ritiene l’ideatore di Fdse: l’avvocato Marco Giustiniani che dal 2014, e per alcuni anni, è stato nel consiglio direttivo dell’associazione “Tutela legale taxi” che protegge gli interessi di tutti i tassisti. Oggi Giustiniani è il consulente, senza stipendio, del viceministro Edoardo Rixi al ministero dei Trasporti. Alla sentenza del Tar lo staff del leader della Lega replica: «Il ministero continuerà ribadendo l’impegno a combattere l’abusivismo di settore e garantire livelli di servizio di qualità ai cittadini». «Le sentenze vanno bene solo quando sono a favore di Salvini», risponde Giammarino.
Quello che le associazioni degli Ncc rivendicano è la «riforma di una legge vecchia di trent’anni. Salvini fa marchette a destra e a sinistra, ma poi gli si ritorce contro. Però il compitino lui l’ha fatto: ai tassisti può dire che la legge c’è, ma il tribunale l’ha smontata». Il giorno dopo la decisione del Tar, l’associazione di Giammarino è stata chiamata a presentarsi alle 10.30 al ministero dei Trasporti. Dopo la riunione, a cui tra le sedie del governo erano seduti solo i tecnici, il rappresentante fa sapere che «il ministero ha ribadito che si andrà avanti nella piena operatività dei decreti attuativi. Ma noi continueremo la nostra battaglia nelle aule di tribunale e continueremo a chiedere una nuova legge».