Immaginate Novak Djokovic. Cappellino bianco e camminata sicura. Se non fosse per i movimenti un po’ goffi e un improbabile taglio di capelli, sembrerebbe di essere davvero alla Rod Laver Arena di Melbourne. Sono gli Australian Open ai tempi dell’intelligenza artificiale. Quest’anno, uno dei più famosi tornei del Grande Slam, ha scelto di trasmettere le partite di tennis su YouTube, sotto forma di animazione. Tutto grazie ad un sistema di intelligenza artificiale che utilizza dodici telecamere per un risultato simile a quello di un videogioco. Il contenuto e i punteggi sono tutti reali.
Gli avatar, con uno stile volutamente cartoonesco, replicano i movimenti dei giocatori. Dai colpi più spettacolari ai momenti di pausa tra un punto e l’altro. L’audio riproduce quanto sta accadendo in quell’istante sui campi blu in cemento. Il cronista commenta, il pubblico sostiene e gioisce, il rumore della pallina rimbalza da un lato all’altro del campo. Così l’atmosfera dello Slam rimane intatta e gli appassionati possono seguire i loro idoli dai propri computer.
L’obiettivo è chiaro: trasmettere le partite in diretta senza infrangere i diritti televisivi, venduti alle emittenti a peso d’oro. Il fattore economico ha portato molti amanti del tennis a scegliere questa modalità, non senza critiche: «Non la considero una nuova via per seguire lo sport, è solo una soluzione adatta a chi come me, non ha soldi per un abbonamento – commenta Cheloi dal Cile, contattato da Zeta durante una delle partite virtuali-. Durante un match vuoi vedere anche le facce degli atleti, lo sforzo sui loro volti. Qui tutto questo manca», conclude Cheloi.
Come in ogni tecnologia emergente, non mancano le imperfezioni. Per riconoscere alcuni avatar bisogna lavorare di fantasia, i colori di pelle e capelli sono spesso imprecisi e a volte i giocatori maneggiano racchette invisibili. Di fronte alla gratuità del servizio, i difetti diventano lo spunto per ironizzare e alleggerire la tensione della partita: «Ti prende talmente tanto che dopo un pomeriggio sul divano mi sentivo anche io un robot – dice Philips che segue le sfide dalla Francia -. A pranzo stavo per mangiare del cibo finto».
Nonostante le perplessità di alcuni, i numeri premiano l’iniziativa. Il match tra Jessica Pegula, numero sei del ranking mondiale e Olga Danilovic, figlia del cestista Predrag, ha registrato più di 182.000 visualizzazioni, quasi 120.000 per Jannik Sinner e Nicolas Jarry, «Questo esperimento ci dimostra quanto è stravagante il mondo iper-tecnologico in cui viviamo. Io lo adoro», è l’impressione di Cassie, che si complimenta per la grafica “very cool” e per il lavoro dietro il servizio offerto. Lo spettacolo digitale ha inoltre il vantaggio di ampliare la platea di pubblico, coinvolgendo i fan del tennis e quelli della tecnologia di ogni età. Per Craig, un altro degli spettatori contattati «è un modo per coinvolgere anche i più piccoli, attratti dalle immagini dei cartoni ma portati così ad imparare anche i veri nomi dei grandi tennisti».
Se il mondo delle palline gialle è alla sua prima esperienza con la versione cartoon, per altri sport non è più una novità. A Natale è stata trasmessa con grafica Disney la partita di NBA tra i New York Knicks e San Antonio Spurs, con il cestista Victor Wembayama diventato Topolino. I Simpson sono stati protagonisti del football americano, durante l’incontro NFL tra Dallas Cowboys e Cincinnati Bengals. Adesso in molti si augurano che la modalità videogame conquisti anche il popolarissimo mondo del calcio.