In un angolo di Glasgow, il suono dei passi si mescola al silenzio di un luogo che sa di pulito, di nuovo. Qui è stata da poco inaugurata The Thistle, la prima ed unica sala per il consumo controllato di droga del Regno Unito. In inglese viene definita Safer drug consumption facility: un posto igienico e tutelato in cui i tossicodipendenti possono iniettarsi le proprie droghe ottenute altrove, come cocaina ed eroina, sotto supervisione medica. Ad oggi ne esistono circa cento: la prima fu aperta nel 1986 nella città svizzera di Berna poi, nel corso degli anni novanta, si sono diffuse in tutto il mondo, dalla Germania, all’Olanda e alla Spagna, fino al Canada e all’Australia. Alcuni Paesi, come l’Italia, stanno ancora discutendo su una possibile apertura.
All’interno ci sono otto cabine in cui gli ospiti potranno assumere le sostanze in modo “sicuro”: il personale medico, infatti, oltre a fornire siringhe e materiale sterilizzato per evitare malattie, interverrà in caso di malore e overdose. A disposizione anche un’ampia gamma di trattamenti e supporti: dopo aver effettuato una registrazione, è possibile trattenersi dalle 09:00 alle 21:00, tutti i giorni dell’anno. Ci sono sale per le visite mediche, per l’osservazione e il recupero e anche una cucina, un’area lounge e una zona con docce e vestiti puliti.
Una struttura voluta con determinazione dall’amministrazione comunale, come spiega Vicky Bond, Public Relations Officer del Glasgow City Council: «Chiediamo una Sdcf dal 2016 in seguito a un’epidemia di HIV su larga scala. Un’indagine e un rapporto sull’epidemia, “Taking Away the Chaos”, hanno individuato un collegamento con l’iniezione pubblica e hanno raccomandato una Sdcf per soddisfare le esigenze delle 400-500 persone che si drogano quotidianamente in spazi pubblici». Secondo i dati, infatti, la Scozia è il primo Paese europeo per decessi dovuti agli stupefacenti rispetto alla popolazione: ogni anno ci sono più di mille vittime di overdose. Nel 2023 il tasso di mortalità è stato più del doppio rispetto all’Inghilterra e al Galles. «Le Sdcf sono operative in tutto il mondo da decenni. Le prove dimostrano che queste strutture possono combattere i decessi correlati alla droga e migliorare la salute pubblica», ribadisce la responsabile.
Il governo scozzese si è impegnato a stanziare fino a 2,3 milioni di sterline all’anno per il suo sviluppo, l’istituzione e la gestione: «Ci sono state sfide significative nel portare a termine il progetto, non da ultimo nel superare le barriere legali. Siamo lieti di essere arrivati a questo punto e ora speriamo di coinvolgere un gruppo di persone altamente vulnerabili nel servizio», aggiunge Vicky.
L’opinione dei cittadini
Prima dell’apertura è stato necessario interpellare i residenti, soprattutto quelli del Calton district, dove è stato costruito The Thistle: «La Glasgow Health and Social Care Partnership ha avviato un esercizio di coinvolgimento completo. Gli ufficiali hanno organizzato e partecipato a riunioni con i residenti, incontri comunitari e hanno visitato aziende locali per parlare con il pubblico e scoprire cosa li preoccupava di più e dissipare eventuali preoccupazioni. Il coinvolgimento della comunità era una delle aree che il Lord Advocate – il funzionario legale più anziano della Scozia – ha affermato che sarebbe stato necessario svolgere. Per questo ci sarà un programma continuo di consultazione nei mesi a venire».
Molti cittadini restano scettici, credendo che in realtà strutture di questo tipo possano aumentare lo spaccio e i disordini nel quartiere o che possa incitare i giovani a farsi del male. Altri, invece, si sono lamentati per gli investimenti insufficienti in una delle aree più povere della città.




Giulia, dottoranda italiana all’University of Glasgow, abita da nove anni nella West End: «La mia zona è abitata principalmente da universitari. Lì non c’è tanto un problema di sicurezza, ma l’uso di droga è molto più diffuso tra studenti anche giovanissimi rispetto all’Italia in un simile ambiente accademico. La situazione nella mia zona sembra stabile. Mi è capitato poche volte di trovarmi a contatto con gente che creasse problemi, ma credo che la sicurezza della droga consumata stia diminuendo, per esempio ho sentito di morti per cocaina tagliata con fentanyl».
Dati i rischi e lo stigma che esistono attorno alla tossicodipendenza «credo che la struttura potrebbe essere efficace nel risolvere problemi come morti da overdose o per sostanze non pure, o per evitare situazioni moleste (per esempio gente svenuta per strada), ma credo che per combattere il problema della dipendenza ci sia bisogno di un intervento su scala più larga per prevenirne lo sviluppo dall’inizio», conclude.
Il Glasgow City Council vuole ribadire che «esistono solide prove internazionali a dimostrazione che le strutture per il consumo sicuro di droga possono migliorare la salute, il benessere e il recupero delle persone di coloro che ne fanno uso, riducendo inoltre l’impatto negativo dell’iniezione in pubblico sulle comunità e sulle imprese locali».