«Mi unisco alla manifestazione perché sostengo le richieste degli studenti. Sono con loro perché credo ancora nella giustizia», afferma R., trentenne originaria di Novi Sad. La città del nord della Serbia è inondata da studenti e cittadini, scesi in strada per occupare dalle 15 alle 18 i tre ponti urbani che oltrepassano il Danubio. Il più grande, il Ponte della Libertà, rimarrà bloccato per 24 ore. Lo slogan “Tre mesi – Tre ponti” ricorda il motivo del loro raduno: la richiesta di giustizia per le 15 persone morte a causa del crollo della tettoia della stazione della città, avvenuto il primo novembre. L’evento ha suscitato continue rivolte contro la corruzione e mala gestione del governo del Partito Progressista Serbo (SNS), di orientamento populista di destra.
La protesta segue la marcia degli studenti che sono arrivati ieri a Novi Sad, dopo due giorni di cammino dalla capitale Belgrado. Fuochi d’artificio e applausi hanno segnato il loro ingresso nella città di Inđija, a metà strada. Durante la notte, la maggior parte di loro si è fermata a dormire in tenda all’aperto in campi sportivi. Un piccolo tappeto rosso è stato steso sul ponte che hanno attraversato per entrare a Novi Sad. Sorrisi, urla, suoni di trombette e campanelli hanno accompagnato il loro arrivo. «Ho visto molti giovani e studenti, accolti dai cittadini. Oltre a questo, ho visto amore, orgoglio e speranza nei volti delle persone. È un’immagine che non dimenticherò mai», racconta R. Il corteo si è diretto verso la stazione per onorare le vittime del primo novembre con delle corone con scritto sopra il loro nome.