Esclusiva

Febbraio 5 2025
Stefano Guarnieri e Luca Valdiserri, due papà coraggiosi nel nome di Lorenzo e Francesco

Lorenzo Guarnieri e Francesco Valdiserri sono due giovani vittime di scontri stradali, una piaga di cui l’Italia soffre da troppo tempo

Stefano Guarnieri e Luca Valdiserri portano tra le persone le storie dei loro figli. «Stefano è praticamente mio fratello», rivela con affetto Valdiserri. C’è una battaglia che li unisce, quella per l’educazione alla sicurezza stradale.

Lorenzo Guarnieri, figlio di Stefano, aveva 17 anni e mezzo quando a Firenze, la notte del 2 giugno 2010, un uomo che guidava sotto effetto di alcol e droga ha invaso la sua corsia, investendolo. «Era un ragazzino, doveva crescere, vivere, amare, lavorare. I ricordi, lontani ma sempre vivi, sono di una persona sorridente e inclusiva, che amava la vita e lo sport».

Guarnieri ha fondato un’associazione intitolata al figlio, all’inizio concentrata sui cambiamenti normativi per l’introduzione del reato di omicidio stradale, e ora impegnata sul versante dell’educazione alla sicurezza stradale. L’associazione lavora all’interno delle scuole primarie e secondarie per costruire una cultura della consapevolezza e percorsi che favoriscano una mobilità più sicura. «Avere un senso di scopo aiuta ad andare avanti, sperare che ciò che facciamo possa aiutare qualcuno a salvarsi», racconta Guarnieri.

Dodici anni dopo l’omicidio di Lorenzo, una tragedia simile ha scosso Roma e l’Italia intera. Nell’ottobre 2022 Francesco Valdiserri è stato investito ed ucciso, mentre camminava con il suo migliore amico sul marciapiede di Via Cristoforo Colombo, da una ragazza che viaggiava a oltre 70 chilometri orari, più del doppio della velocità consentita su quel tratto stradale. «Io, mia moglie Paola e Daria – la sorella di Francesco – non abbiamo mai voluto trasformare mio figlio in una specie di santino dell’educazione stradale, non lo ritenevamo troppo utile, perché sono tantissimi i ragazzi che muoiono e non ci piace l’idea di passare per gli sfigati». Negli eventi artistici organizzati dalla famiglia di Francesco vive il ricordo, tra la musica, il teatro e la fotografia, le grandi passioni coltivate dal ragazzo: «La sua band ha suonato al concertone di Capodanno al Circo Massimo. Oltre a concorsi fotografici, ne faremo uno di cortometraggi il prossimo 8 maggio. Stiamo cercando di fare ciò che piaceva a lui con ragazzi della sua età, per trasmettere l’importanza di usare bene il proprio tempo, la propria vita e quella degli altri».

Cosa potrebbero fare le istituzioni: più controlli e investimenti su educazione e comunicazione. Non bastano le norme 

Secondo Guarnieri, il problema degli scontri stradali andrebbe studiato dal punto di vista scientifico, come fanno centri di ricerca all’estero, «ad esempio lo SWOV in Olanda». A livello nazionale si investe poco in controlli e si approccia al tema in modo semplicistico, mentre a livello locale «non si usano in maniera propria tutti i proventi derivanti dalle multe, che potrebbero esser investiti su educazione, formazione e attività di comunicazione». Il padre di Lorenzo ci tiene a ribadire che i comportamenti non cambiano se mutano solo le norme.

Anche Valdiserri si concentra sulla necessità di continue verifiche sul campo, e sul fatto che la normativa di per sé sia tutt’altro che sufficiente: «Più controlli ci sono, più la gente starà attenta. Puoi fare anche la legge migliore del mondo, ma se hai la pena ma non la certezza della pena discutiamo di aria fritta». Per il padre di Francesco è fondamentale parlare ai ragazzi per sviluppare una nuova categoria di guidatore e cittadino.

Il nuovo Codice della strada, tra luci ed ombre

Lo scorso 14 dicembre è entrato in vigore il nuovo Codice stradale, che da allora ha conquistato apprezzamenti ma anche critiche. «Ci sono luci ed ombre», afferma Guarnieri: «È positivo l’inasprimento delle sanzioni per quanto riguarda l’uso di alcol e droga, così come la sospensione della patente per l’uso del cellulare, però manca la parte del controllo della velocità nelle città, e si ostacola la creazione di nuove Ztl [zone a traffico limitato, ndr]».

Ha un’opinione affine Valdiserri, per cui il Codice stradale è un passo in avanti, perché «ha aumentato di un anno il tempo in cui c’è la tolleranza zero per i neopatentati». Ma questo è solo un punto di partenza: «Qualcosa è stato fatto, anche se non c’è ancora una lista di tutte le sostanze proibite».

«C’è da chiedersi perché il tema della sicurezza stradale sia stato accantonato dai governi precedenti», fa notare con amarezza Valdiserri, ricordando che gli ultimi due interventi importanti erano stati l’introduzione dell’omicidio stradale e la patente a punti.

Il valore delle parole

Guarnieri insiste sull’importanza del linguaggio, dato che spesso si usano termini sbagliati, non solo nei giornali. A questo argomento ha dedicato il libro «Il valore delle parole. La narrazione sbagliata degli incidenti stradali», pubblicato nel 2022. 

Spesso si dice «incidente», una parola che proviene dal latino «incidens» – participio presente di accadere che implica la casualità – «ma, nel 95% dei casi, si tratta di scontri generati da comportamenti sbagliati dell’uomo», ricorda Guarnieri. Si parla di «vittime della strada» e non di «vittime sulla strada», un errore «perché la strada non uccide nessuno». Le persone usano, sbagliando, locuzioni che deresponsabilizzano il guidatore, come «auto impazzita», «strada killer».

Anche Valdiserri ribadisce il peso del linguaggio, e pensa che sia il fatalismo ad uccidere: «Se pensiamo che queste cose succedano per fatalità e non perché c’è stato un comportamento sbagliato, non usciremo mai da questa emergenza». Non nasconde il suo fastidio di fronte alle persone secondo le quali suo figlio si trovava nel luogo sbagliato al momento sbagliato: «Per noi al posto sbagliato nel momento sbagliato c’era la ragazza ubriaca che l’ha ucciso, non Francesco».