Nigel Farage Primo Ministro inglese con il 25% dei consensi, seguito dal laburista Keir Starmer fermo al 24% e i Conservatori al 21%. Se nel Regno Unito si tornasse al voto domani, il risultato sarebbe questo. È quanto emerge dall’indagine dell’istituto YouGov, realizzato per il quotidiano “The Times”. È la prima volta che Reform Uk, il partito sovranista di Farage, è in testa ai sondaggi politici elettorali.
«Il problema fondamentale per l’attuale Primo Ministro Starmer è che non ha vinto le elezioni, ma a causa di un sistema elettorale britannico “birbone”, ha comunque ottenuto la maggioranza al Parlamento», dice Graham Watson, esponente dei liberal democratici, «Non dobbiamo dimenticare che Starmer ha ottenuto la maggioranza con la percentuale di voto più basso di tutti i governi che sono andati al potere dal 1950. Il voto conservatore è stato diviso tra il Partito Conservatore e il Partito Reform».
Cosi Farage, che vanta uno stretto legame col neo eletto presidente americano Donald Trump, ha ottenuto un grande appoggio nel pubblico. Secondo Watson a influire sull’indice di gradimento nei suoi confronti, è anche la voglia di vedere la fine dei governi conservatori «che al Governo non sono stati molto bravi». Il riferimento è a Boris Johnson, alla brevissima presenza di Liz Truss e a Rishi Sunak, il più giovane Primo ministro britannico nella storia politica moderna.
«Il Partito Conservatore, che è stato per anni il più grande del paese, sta crollando», spiega Watson. Dove finiscono dunque i loro elettori? Secondo il politico, la maggior parte va verso Farage, da sempre sostenitore della Brexit, nonostante moltissimi britannici vorrebbero rientrare nell’Unione europea. «È un po’ come in in Italia: quelli che erano di centrodestra sono diventati di estrema destra, votando per Meloni e per Salvini. Qui sta succedendo la stessa cosa, è per questo che Farage si sta alzando nei sondaggi».
Nigel Farage, ex leader dello UKIP (United Kingdom Independence Party), ha contribuito in modo determinante alla vittoria del “Leave” nel referendum del 2016. Con il suo partito mira a far sì che le promesse della Brexit siano rispettate.
«Chi ha risentito maggiormente del risultato del referendum sono i britannici non di origine, che però vivono qui anche da vent’anni. C’è stata una discriminazione da parte del Governo per la loro situazione», racconta Watson, evidenziando il mancato rispetto degli accordi fatti con Bruxelles sulla residenza dei cittadini europei in Gran Bretagna. A pagare le conseguenze dell’uscita è anche l’economia, con inflazione e tassi di interesse alti, uniti alle difficoltà per le imprese di crescere.
«Quando chiedi alla gente se la Brexit è stata un errore ti rispondono di sì – dice Watson – La sensazione è che un Governo conservatore, che già sembrava inadatto, sia stato rimpiazzato da uno che non sembra migliore».
Tra le scelte fatte dal governo laburista e meno gradite agli elettori, c’è il taglio del “winter heating allowance”, un’indennità che il Governo dà ogni anno, a ciascun cittadino, per pagare il riscaldamento della casa in inverno. Mentre in passato l’importo era uguale per tutti i britannici, adesso non è più così. «Chi guadagna di più, riceve meno rispetto agli altri perché è stato fatto un collegamento con le tasse che paga la gente», spiega Watson, «Questa situazione ha creato difficoltà per diverse persone, soprattutto single e anziani che hanno perso un appoggio importante». Tra le altre scelte impopolari, c’è anche l’aumento delle tasse per le aziende, relativo all’assunzione di nuovi lavoratori.
Nonostante l’attuale situazione, Watson non crede che il governo Starmer sia a rischio immediato di caduta: «Ha una maggioranza abbastanza importante al Parlamento e avrà il probabile appoggio dei Liberal-Democratici. Il vero problema è la leadership di Starmer e l’urgenza di rilanciare l’economia».
Adesso l’ascesa di Reform UK potrebbe ridefinire il panorama politico britannico, ma tutto dipenderà dai prossimi anni, conclude Watson: «Se il partito laburista non riesce in questi cinque anni a produrre un’economia più competitiva e concorrenziale, c’è il rischio che l’estrema destra vada al potere. Ma se riesce a migliorare le relazioni con l’Europa, magari rientrando nell’Unione doganale, allora vedo buone speranze».