Esclusiva

Febbraio 25 2025
Emilia Pérez racconta il Messico senza i messicani

Il film, del regista francese Jacques Audiard, esplora la trasformazione di un leader di un cartello della droga

Una della opera più discusse del 2024, con Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Zoe Saldaña ed Edgar Ramírez, è stata molto apprezzata da alcuni spettatori ma anche criticata, soprattutto in Messico.

Il film musicale, dal 9 gennaio in programmazione nelle sale italiane, ha conquistato quattro premi ai Golden Globes, uno dei riconoscimenti più prestigiosi di Hollywood: miglior film commedia o musicale, miglior attrice non protagonista, miglior canzone e miglior film in lingua non inglese. Per questo motivo, alcuni critici prevedono che potrebbe vincere anche come miglior film ai prossimi Academy Awards, che si terranno il 3 marzo. Ha ricevuto 13 nomination, proprio come grandi film del passato, tra cui Il curioso caso di Benjamin Button (2008) e Via col vento (1939).

Il protagonista del film è Manitas, il capo di un cartello della droga in Messico che desidera diventare una donna. La trama segue il suo percorso prima e dopo la transizione, fino a quando riesce a realizzare il suo sogno, diventando Emilia Pérez, interpretata dall’attrice spagnola Karla Sofía Gascón.

Fin dall’inizio, il film segnala al pubblico la sua intenzione di affrontare i problemi sociali del Messico: l’avvocata di Manitas, Rita (interpretata da Zoe Saldaña), apre la storia cantando El Alegato, una canzone che riflette la condizione del Paese.

«Di cosa parliamo oggi e adesso?
Parliamo di violenza,
Di amore, di morte,
Di un paese che soffre.
»

Il film tocca molti temi, come l’identità di genere, il potere dei cartelli della droga, i problemi giudiziari, le sparizioni forzate e la corruzione in Messico. Tuttavia, non riesce ad approfondirli del tutto, risultando piuttosto superficiale in alcuni aspetti.

Un altro punto critico è che né la regia né la sceneggiatura sono opera di messicani. Per rappresentare con accuratezza i problemi di un Paese, sarebbe necessario il contributo di chi ha vissuto quelle realtà, altrimenti il racconto rischia di perdere autenticità. Lo stesso Audiard ha ammesso in un’intervista: «Non ho studiato molto [il Messico], quello che dovevo sapere lo sapevo già un po’», rivelando una certa superficialità nella ricerca alla base del film.

Un aspetto molto criticato dal pubblico è anche la scelta musicale: le canzoni sembrano più conversazioni cantate che brani strutturati, il che risulta straniante. Sebbene gli attori riescano a trasmettere le emozioni dei personaggi, il fatto che Zoe Saldaña e Selena Gomez non parlino fluentemente lo spagnolo compromette l’immersione del pubblico, rendendo il film meno credibile.

Nonostante questi limiti, la storia mantiene alta la curiosità fino all’ultimo minuto. Tuttavia, il film finisce per essere più un’opera che cerca di trasmettere messaggi piuttosto che riuscire davvero a farlo in modo incisivo.