«La Moldova fa parte dell’Europa non solo a livello geografico ma anche storico a culturale, inoltre, metà dei cittadini moldavi fa già parte dell’Unione grazie al passaporto romeno». Con queste parole Serban Dimitri Sturdza, eurodeputato del gruppo dei Conservatori e Riformisti, esprime la sua approvazione al nuovo strumento da 1,9 miliardi di euro per aiutare il Paese nelle riforme che dovrebbero avvicinarlo all’integrazione con l’Ue.
Le divisioni del Parlamento
La discussione al Parlamento europeo, oltre che un valore economico e ideologico, assume anche una connotazione geopolitica. Chi è a favore sostiene che la misura sia necessaria per sottrarre uno dei Paesi più poveri del continente dall’influenza russa.
«Questa misura è un messaggio per Putin: l’Ue sa come sostenere i Paesi amici e non li abbandonerà», dice Dan Barna, del gruppo Renew Europe. «Così dimostriamo capacità e determinazione per assicurare la prosperità della popolazione».
I contrari invece, soprattutto dal gruppo dei Patrioti e da quello dell’Europa per le nazioni sovrane, non credono nell’efficacia di questa misura e la considerano uno spreco di denaro. È questa la posizione di Alexander Sell, esponente del partito dell’estrema destra populista tedesca AfD: «Il denaro non cade dal cielo ma è frutto del duro lavoro dei nostri cittadini. Due miliardi sono una cifra enorme che finirà per la maggior parte nelle tasche degli oligarchi».
Nonostante i rapidi progressi compiuti da Chişinău nelle riforme, una parte del Parlamento solleva dei dubbi riguardo la possibilità di mantenere questo ritmo e raggiungere gli standard necessari, in particolare sui diritti, la condizione delle carceri, la giustizia, l’indipendenza energetica e la diversificazione dell’economia.
Auke Zijlstra, europarlamentare olandese dei Patrioti, pone in questione anche la capacità della Moldova di gestire un pacchetto di aiuti che equivale a più del 10% del suo Pil. «A mio parere la Commissione non ha valutato bene i rischi. Manca un vero monitoraggio sull’utilizzo di questi fondi, io voterò contro».
Il difficile percorso della Moldova verso l’UE
Con circa due milioni e mezzo di abitanti e un’economia poco sviluppata, il piccolo Stato est-europeo ha cominciato il suo cammino verso l’Ue nel 2022. A ottobre 2024 il Paese ha confermato l’intenzione di entrare nell’Unione con un referendum, ma questa volontà si fonda su basi molto fragili.
Alla vigilia del voto le proiezioni mostravano una consistente maggioranza della popolazione favorevole, ma alla fine il “sì” all’Europa ha vinto con una maggioranza sottilissima di alcune migliaia di preferenze. Determinanti i moldavi all’estero, che si sono espressi quasi tutti per l’adesione all’Ue.
Un referendum che ha sorpreso e indignato per via delle interferenze esterne che hanno segnato il voto. La presidente moldava Maia Sandu ha denunciato pressioni economiche dirette della Russia sui cittadini alle urne, mentre l’Osce ha messo in guardia dall’influenza sulle votazioni di una massiccia campagna di disinformazione che sarebbe partita da Mosca.
Su questo punto interviene la commissaria per l’allargamento dell’Unione Marta Kos, sottolineando la resilienza delle istituzioni moldave: «Hanno avuto il coraggio per resistere alle ingerenze esterne, la Moldova fa parte della famiglia europea e non camminerà mai da sola».
La Federazione Russa è un vicino ingombrante che tutt’oggi tiene Chişinău in una condizione di dipendenza sia politica, come dimostrano le operazioni di guerra ibrida e le continue pressioni esterne, sia economica. Nel febbraio 2025 l’Unione Europea era già intervenuta in soccorso della popolazione moldava per contrastare il taglio delle forniture di gas dalla Russia, uno degli strumenti di subordinazione a Mosca che Bruxelles sta cercando di contrastare con le sue misure di aiuto.
«Alla fine il Cremlino ha deciso di ripristinare le forniture. Il nostro intervento ha fermato i giochi cinici di Mosca e ha dimostrato che l’Europa è un partner affidabile», conclude Kos.
La questione della Transnistria
Una delle zone più colpite dal taglio del gas è stata la Transnistria, regione separatista filorussa dotata di un proprio governo indipendente, che rappresenta una delle questioni più spinose. Si tratta di una striscia di quattrocento chilometri al confine con l’Ucraina non riconosciuta ufficialmente da nessuno Stato, nemmeno dalla Russia, con cui tuttavia intrattiene relazioni molto strette.
Mosca, infatti, ha delle truppe dispiegate nella regione e le fornisce aiuti economici e risorse energetiche. Un legame che è anche di natura ideologica, con una forte influenza linguistica e la presenza massiccia di media filorussi e richiami ai simboli del passato sovietico.
Gli aiuti dell’Europa hanno garantito il riscaldamento anche agli abitanti di quest’area, che in questo fuoco incrociato di pressioni economiche ha finito per essere una vittima collaterale del Cremlino. Tuttavia, la questione della sovranità territoriale rimane uno dei più complessi nodi da sciogliere anche in vista di un futuro ingresso della Moldova nell’Ue.
Aggiornamento 11 marzo: Il Parlamento europeo ha approvato lo strumento da 1,9 miliardi di euro per sostenere le riforme della Moldova, includendo un sistema rafforzato di controllo finanziario e democratico. L’accordo consente inoltre il contributo volontario di altri donatori, come organizzazioni finanziarie internazionali, per offrire ulteriore supporto al Paese. Dopo il via libera dal Parlamento, l’iniziativa dovrà ora essere formalizzata dal Consiglio Ue. Con l’entrata in vigore, la Moldova potrà accedere a un massimo di 1,885 miliardi di euro fino al 2027, di cui 385 milioni come sovvenzioni non rimborsabili.