«L’autismo potrebbe essere causato dai vaccini. Vent’anni fa i casi nei bambini erano 1 su 10.000, oggi 1 su 34. Wow! C’è qualcosa che non va», ha detto Trump. Insieme a Kennedy, Segretario alla Salute, ha lanciato un piano per individuare le cause dell’autismo entro il 2025. Il nuovo studio annunciato da Trump e Kennedy Jr. sul legame tra vaccini e autismo ha scatenato forti reazioni da parte della comunità scientifica.
Durante una riunione televisiva del gabinetto, Kennedy ha annunciato il coinvolgimento di centinaia di scienziati in un’indagine su larga scala. Trump, nel sostenere l’iniziativa, ha ipotizzato che «fattori artificiali», come i vaccini, possano contribuire all’aumento dei casi. Parole che hanno immediatamente fatto scattare l’allarme nella comunità medico-scientifica, preoccupata per l’impatto che tali affermazioni potrebbero avere sulla fiducia pubblica nei confronti delle vaccinazioni.
Diversi esperti e associazioni impegnate nell’ambito dell’autismo hanno espresso profonda preoccupazione per l’approccio adottato. Il dottor Peter Marks, ex responsabile dei vaccini negli Stati Uniti, ha criticato con durezza le posizioni di Kennedy, definendo il progetto una «falsa speranza» per molte famiglie.
A rafforzare questa posizione c’è anche il professor Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma:
«L’autismo è un disturbo del neurosviluppo. Compare nelle prime fasi della vita e accompagna il bambino per tutto il corso dell’esistenza. È caratterizzato da due principali difficoltà: da un lato, una compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale; dall’altro, la presenza di comportamenti ripetitivi e interessi ristretti.»
Vicari chiarisce che i sintomi possono iniziare a manifestarsi già nei primi mesi, ma diventano più evidenti tra i 16 e i 18 mesi. «La diagnosi – spiega – si effettua con certezza attorno ai 3 anni.»
Ci sono anche fattori ambientali, che possono modulare il rischio genetico, soprattutto quelli che agiscono in epoca prenatale.
Vicari precisa: «Ad esempio, l’uso di alcol o sostanze in gravidanza, il fumo, l’età paterna avanzata al momento del concepimento, e anche l’esposizione a inquinanti ambientali — come vivere in zone ad alta concentrazione di idrocarburi — sono tutti fattori di rischio noti. Nascono sempre più bambini prematuri o di basso peso, anche perché aumenta l’uso di sostanze in gravidanza. Inoltre, l’età media dei genitori è aumentata rispetto a trent’anni fa. Tutto questo contribuisce ad accrescere l’espressione dei rischi genetici preesistenti.»
Vicari è netto anche sulla questione vaccini: «Non esiste alcun legame tra vaccini e autismo. Sono stati condotti numerosissimi studi, anche da enti governativi, che hanno escluso questa correlazione.»
E aggiunge un esempio concreto: «Ci sono paesi, come il Giappone o la Danimarca, che a un certo punto hanno sospeso alcuni vaccini, ma ciò non ha portato a una riduzione dei casi di autismo. Al contrario, i numeri sono rimasti invariati. Esistono studi condotti su campioni enormi: uno pubblicato in Danimarca nel 2019 ha seguito oltre 600.000 bambini dalla nascita fino ai tre anni – l’età della diagnosi – e ha dimostrato che il rischio di sviluppare autismo era identico tra vaccinati e non vaccinati.»
«Questi dati – conclude – smentiscono in modo netto qualsiasi ipotesi di legame causale. A questo punto non ci sarebbe nemmeno bisogno di nuovi studi, ma se arrivano ulteriori conferme, ben vengano. Il problema, però, nasce quando si entra nel campo dell’ideologia: lì diventa molto difficile far cambiare idea a chi è convinto del contrario. Già oggi stiamo assistendo a un’epidemia di morbillo che ha causato vittime anche nel mondo anglosassone. Minare la fiducia nelle vaccinazioni espone i bambini al rischio di malattie che avevamo praticamente debellato.»
Parallelamente, le politiche dell’amministrazione Trump – come i tagli ai fondi federali per Medicaid e l’istruzione – stanno preoccupando le famiglie con membri autistici, che temono una riduzione dei servizi essenziali.
Mentre lo studio di Kennedy mira a rispondere alle preoccupazioni delle famiglie, molti esperti temono che possa distogliere l’attenzione dalle reali necessità delle persone autistiche e dalle evidenze scientifiche consolidate.
Leggi anche: Trump e il falso mito dei vaccini che causano autismo