Esclusiva

Aprile 15 2025
Un avatar a discutere la tesi

È successo a Cassino. La studentessa ha ottenuto 110 e lode con la tesi dal titolo “Educare all’Intelligenza Artificiale, educare l’Intelligenza Artificiale: mitigazione dei Bias”

Tutti lo abbiamo desiderato almeno una volta: far parlare qualcun altro al nostro posto durante un esame. È quello che ha fatto Veronica Nicoletti, laureanda in pedagogia all’Università di Cassino. A discutere la tesi di fronte alla commissione è stato il suo avatar, creato con l’intelligenza artificiale e addestrato per rappresentarla in ogni dettaglio.

«L’idea è nata per caso, mi sembrava una cosa carina e l’ho proposta al mio relatore. Non sapevo di essere la prima in Italia a farlo – racconta ancora un po’ intontita – Sto ricevendo chiamate e messaggi da chiunque. Quando ho iniziato non avevo tutte queste aspettative». Chi invece aveva già capito le potenzialità del progetto è Alfredo Di Tore, professore di Media Education. Un lavoro di ricerca e sperimentazione durato circa cinque mesi, fatto di prove quotidiane per rendere l’avatar il più realistico possibile. «Non potevamo sbagliare, trattandosi di una discussione live – spiega la ventiseienne originaria di Arpino, nel frusinate – Lo abbiamo istruito in base a ciò che avevo scritto nella tesi, in modo tale che fosse in grado di rispondere alle domande che gli venivano poste». Per realizzare l’alter ego di Veronica è stato usato GPT, abbinato a una piattaforma che ricreasse il personaggio in versione 3D. L’immagine proiettata sullo schermo dell’Aula Magna riproduce volto, voce e movenze della studentessa, grazie all’uso di uno scanner: «Completata la parte estetica, abbiamo inserito la backstory, ossia il mio percorso formativo e quello che stavo concludendo. L’avatar riproduceva me – spiega Veronica – ma doveva avere una sua identità che lo rendesse il più naturale e realistico possibile».

Un avatar a discutere la tesi

A interrogarlo, soltanto il relatore e la correlatrice, gli unici preparati a dialogare con una presenza digitale perché «bisogna anche saper chiedere nel modo giusto», precisa. Il riserbo sul progetto, mantenuto fino all’ultimo minuto, ha consentito di attirare l’attenzione dei presenti in aula: «Vedevo che seguivano tutti per capire cosa stesse succedendo – racconta – Avevo informato solo la commissione e l’Ateneo. Non essendoci ancora una normativa specifica, per legge sono state poi fatte delle domande anche a me».

Archiviata la discussione, Veronica punta a costruire una carriera come insegnante di materie umanistiche. Immagina un futuro in cui gli avatar possano diventare tutor personali degli studenti, capaci di offrire spiegazioni a tutte le ore del giorno: «L’AI può rendere l’apprendimento più inclusivo, adattandosi ai tempi e ai modi di ognuno, ma va usata con spirito critico – sottolinea – Non deve sostituire l’insegnante, ma affiancarlo».

In attesa di salire in cattedra, la aspettano i meritati festeggiamenti, da vivere questa volta in carne e ossa.