«Con Ipnocrazia ho avuto la sensazione immediata di trovarmi di fronte a qualcosa di raro: un testo che non si limita a fotografare il presente, ma che riesce a mostrarne il funzionamento interno». Con queste parole si apre il libro edito da Tlon, uscito il 26 novembre 2024. È Andrea Colamedici, indicato come traduttore, a parlare. «Non è più questione di separare il vero dal falso; la distinzione stessa ha perso di significato, in un sistema che prospera proprio sulla coesistenza di realtà tra loro incompatibili», prosegue. Condensa così in queste poche parole il senso di un progetto editoriale-filosofico che va ben oltre l’oggetto libro in questione.
Si è scoperto, infatti, ben presto che quello che è indicato come autore del libro, Jianwei Xun, un filosofo di Hong Kong sconosciuto, in realtà non esiste. Lo ha svelato proprio Andrea Colamedici nel numero dell’Espresso dedicato a Ipnocrazia uscito il 4 aprile 2025. È lui la mente dietro l’esperimento: la realizzazione di un libro che concretizza ciò di cui il libro stesso parla in teoria. E cioè «il fatto che non stiamo semplicemente vivendo in un’epoca di manipolazione dell’informazione o di sorveglianza digitale. Stiamo assistendo a una trasformazione ben più profonda, in cui la realtà è diventata interamente gassosa», spiega il Colamedici-traduttore a inizio libro.

Più di un semplice esperimento accademico
Ipnocrazia, il libro che cerca di spiegare i meccanismi del potere che ci ipnotizza ogni giorno tramite il digitale, ha ipnotizzato tutti. Dalla teoria alla pratica, ci ha dimostrato come funziona il meccanismo in cui siamo incatenati. In questi pochi mesi, praticamente tutti ci sono caduti. Giornali come Il Foglio, Il Manifesto e Doppiozero hanno dedicato articoli a Xun. In Francia è esploso un grande interesse per il misterioso autore. La rivista di Geopolitica Le Grand Continent ha tradotto un suo testo, Le Figaro lo ha intervistato, o meglio ha creduto di intervistarlo, Gallimard ha chiesto i diritti del libro, L’Opinion ha riportato come anche il presidente francese lo avesse apprezzato.
Senza neanche una campagna di promozione, il libro ha superato i confini di quello che era inizialmente un semplice esperimento accademico per Colamedici. Il filosofo è reduce da un libro, L’Algoritmo di Babele, in cui si interroga sull’intelligenza artificiale. Inoltre insegna Prompt Thinking allo IED Roma e Social Media Theory presso lo IULM Milano. Ed è research fellow presso l’Università di Foggia in Intelligenza artificiale e sistemi di pensiero.
«Tutto è partito da un articolo su Domani in cui ci si domandava come definire il fenomeno Musk. Ci ho ragionato con l’intelligenza artificiale a lungo ed è nato questo libro», ha spiegato il 10 aprile durante un incontro con gli studenti del Master di Giornalismo della Luiss.
«Creare concetti è un dovere degli intellettuali»
E il motivo del suo successo è, forse, che questo libro dà un nome a dei fenomeni che viviamo ogni giorno, ma di cui non siamo consapevoli. «Sto con Deleuze quando afferma che la filosofia è fabbricare concetti come fossero maniglie da piazzare sulla realtà per aggrapparcisi. Oggi è difficile aggrapparsi a qualcosa», ha detto nella stessa occasione. «Creare concetti secondo me è un dovere degli intellettuali, come lanciare dei lenzuoli per dare forma a dei fantasmi». Dal suo dialogo con la macchina nascono nuove locuzioni per descrivere il mondo in cui siamo immersi: economia della trance, possibilità visiva infinita, ipnosi probabilistica, vertigine dell’autenticità, ricorsività culturale, deserto percettivo, capitale libidico.
Nel seguire la trama di questo discorso, il lettore rimane irretito nello stesso incantesimo che viene descritto. Esplora così in prima persona i diversi strati di realtà in cui siamo immersi normalmente senza saperlo. Neanche quelli che dovrebbero essere considerati lettori attenti, come i giornalisti, si sono resi conto che all’interno del libro sono disseminati diversi indizi per poter comprendere il meccanismo nascosto dietro.
Ipnocrazia prosegue il suo viaggio tra critiche e dibattiti
Il caso solleva diverse questioni, per esempio sulla natura del mestiere giornalistico oggi e sulla questione dell’autorialità. Ma soprattutto sulla necessità di aprire una nuova luce sul tema. Il Colamedici-traduttore all’inizio del libro afferma: «Pubblicare questo libro oggi in Italia significa offrire uno strumento di comprensione cruciale non per “svelare la verità” – sarebbe una promessa ipnocratica, per dirla con il filosofo cinese – ma per sviluppare quella che l’autore chiama literacy della realtà: la capacità di riconoscere e navigare tra reality system diversi, mantenendo un nucleo-guida di autonomia percettiva».
Le critiche e i dibattiti aspri si sono già accesi, ma il caso rimane comunque abbastanza sotterraneo, quasi dedicato unicamente agli addetti ai lavori. Nel frattempo il libro continua il suo viaggio. È stato pubblicato in Francia il 4 aprile e lo sarà presto anche in Spagna, il 20 aprile.
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