Esclusiva

Maggio 9 2025
Putin celebra la vittoria, ma viola la sua stessa tregua

Insieme al presidente russo sul palco d’onore anche importanti alleati, su tutti il cinese Xi Jinping. Da Kiev accuse di più di settecento attacchi

La parata militare del Giorno della Vittoria è partita dalla Piazza Rossa di Mosca. Ottanta anni sono passati dal 9 maggio 1945, data della capitolazione totale della Germania Nazista all’Unione Sovietica e della fine della Seconda Guerra Mondiale. Quest’anno la festa nazionale russa coincide con una tregua unilaterale della Guerra in Ucraina di tre giorni proclamata dal presidente russo Vladimir Putin, che sembra voler sfruttare l’evento per rinsaldare la sua immagine nell’opinione pubblica mondiale. Sul palco delle autorità presenti anche importanti alleati come il presidente cinese Xi Jinping e l’egiziano Abdel al-Sisi, che hanno fatto sfilare anche alcuni loro reparti militari. Insieme a loro anche il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

Kiev: «Putin non rispetta la sua stessa tregua»

Nel corso del primo giorno di cessate il fuoco di 72 ore proclamato unilateralmente dal presidente russo, le autorità ucraine riportano di numerosi attacchi. Il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha accusato Putin di aver violato la sua stessa tregua 734 volte tra la mezzanotte e mezzogiorno di giovedì 8 maggio. 

Mercoledì 7, invece, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha riferito che quindici droni ucraini diretti verso la capitale sono stati intercettati. A causa della minaccia di attacchi, la compagnia di bandiera russa Aeroflot ha cancellato più di cento voli.

Cos’è il Giorno della Vittoria?

Il 9 maggio di ogni anno in Russia si celebra la vittoria contro il nazismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale, in cui si stima che morirono circa 27 milioni di cittadini dell’allora Unione Sovietica. Ottanta anni fa esatti, alle 00.43, fu firmata la resa incondizionata consegnata da tre generali tedeschi e firmata e accettata da parte dell’URSS dal maresciallo Georgy Zhukov e da parte degli Alleati dal vice comandante in capo della forza di spedizione alleata, maresciallo Arthur William Tedder

La data diviene festa nazionale e di tutti i Paesi del blocco orientale nel 1965. Resta anche dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, mentre ricorrenze di stampo socialista come l’anniversario della Rivoluzione d’ottobre vengono eliminate e il primo maggio diventa una vaga festa di primavera. Il 9 maggio continua ad essere celebrato con sobrietà anche negli anni Novanta, ma solo con l’avvento di Putin al Cremlino divenne il «giorno dell’orgoglio nazionale», come lui stesso lo ha definito 

Il rituale diventa solenne. Reparti militari, carri armati, lanciamissili e altri mezzi pesanti passano in numero sempre maggiore sull’asfalto della Piazza Rossa. Ritornano anche le bandiere dell’URSS e del vecchio Impero Russo. Da quasi una decina d’anni l’evento ha assunto connotazioni sempre più politiche di contrapposizione al mondo occidentale e in particolare agli Stati Uniti. Mentre, da tre, la retorica di commemorazione si è, invece, intrecciata con gli slogan e la simbologia dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022.