«IT’S AMAZING. THE NEW POPE IS FROM AMERICA. IT’S LIKE “OH MY GOOOOD”» (È strabiliante. Il nuovo Papa è americano, oh mio Dio). È il grido di gioia di una ragazza di New York, che salta e batte le mani come fosse al Super Bowl. Accaldata, si sfila la bandiera statunitense che indossa a mo’ di mantello. Sotto ha una T-shirt con uno smile e la scritta “GOOD TIMES”. È quasi un cliché. Una scena iconica che racchiude alla perfezione lo spirito di un Paese, con il suo ottimismo e la fiducia nel domani, no matter what.
Dopo la fumata bianca Piazza San Pietro è un tripudio di colori. Tutti issano la propria bandiera al cielo. Ci sono cileni, peruviani, brasiliani e tantissimi argentini. Nella marea di sudamericani, i pochi statunitensi passano quasi inosservati. All’annuncio del nuovo Papa, però, la piazza inizia a tingersi di rosso, bianco e blu. Quando Leone XIV (al secolo Robert Francis Prevost) esce sul balcone, le Stelle e Strisce sono già ovunque. C’è chi arriva in piazza correndo, con magliette, cappellini e gadget di ogni tipo. A tratti sembra di stare a una convention dei repubblicani.

«Quando ho sentito l’annuncio non credevo alle mie orecchie. Non riesco a credere che sia americano, ma soprattutto non riesco a credere che sia di Chicago. Ho pianto per un’ora. Sono super-iper-shockato», racconta un ventenne dell’Illinois, con gli occhi ancora rossi. “Shock” è una parola che torna più volte: molti fedeli non trovano un’espressione migliore per descrivere la loro emozione. Due giovani sposi del North Carolina hanno rimandato il volo pur di presenziare al Conclave: «Il viaggio di ritorno era previsto per stamattina, ma come ci saremmo potuti perdere tutto questo?». Anche Brandon ha spostato la partenza per vedere il nuovo Papa. «Stavo per venire in Italia quando ho saputo della morte di Francesco. In quel momento ho deciso di prolungare la mia permanenza per poter essere qui, oggi. È incredibile vedere l’elezione di un Papa in diretta, ancora di più quella di un Papa americano. Ci sono voluti solo 267 tentativi ma eccoci qui».
Nessuno sa cosa aspettarsi dal nuovo Pontefice, ma tutti sono concordi sul fatto che avrà un duro mandato davanti. «Non credo avrebbero mai eletto un cardinale statunitense a meno che non fosse indispensabile», dice Andres, di origini latine. «Mi auguro sia la persona giusta per curare la Chiesa americana, da tempo malata per via dello scandalo degli abusi sessuali nel clero». Sono tante le voci di speranza che si levano dai fedeli: «Ci aiuterà a riportare i giovani alla fede cattolica», «Parla di pace disarmante e disarmata, è proprio quello di cui abbiamo bisogno», «Viene da Chicago, una città piegata dal crimine e dalla violenza. Forse lui riuscirà a cambiare le cose».

Un uomo sulla trentina stringe con orgoglio un’edizione tascabile de Le Confessioni di Sant’Agostino: «È il primo Papa agostiniano. Un ritorno alla vera spiritualità». Padre Thomas, un giovane parroco fresco di seminario, non riesce a contenere la gioia: «Era il Papa che volevo, un Papa missionario. Lo ha detto lui stesso: “Dobbiamo essere una Chiesa missionaria”». L’elezione di un americano unisce tutti, al di là delle divisioni politiche e ideologiche. Un giovane repubblicano si infastidisce quando si tirano in ballo i possibili dissapori tra Prevost e la presidenza USA: «Trump? Vogliamo davvero parlare di Trump? Sia lui che J.D. Vance (il vicepresidente) sono pro vita. Vance è anche un fervente cattolico. Non avranno alcun problema con il nuovo Papa. U.S.A., Let’s go!»
Il patriottismo contagia anche i religiosi. Quando la piazza inizia a svuotarsi, a rubare la scena c’è un simpatico reverendo che sembra uscito da un cabaret. Salta e balla con gli sconosciuti, con due bandierine di plastica in mano. È l’argentino George Gabriel Giorgetti, adesso di stanza a El Paso, Texas. «Adesso che abbiamo un Papa made in U.S.A., abbiamo davvero tutto! Sono felicissimo. L’ho detto anche prima che il prossimo Pontefice sarebbe stato uno dei nostri: l’America dà un sacco di soldi al Vaticano», ride di gusto. «Scherzo. Questa non è opera né del denaro né di manovre politiche. È opera dello Spirito Santo. Con il nuovo Papa mi auguro una Chiesa più aperta e liberale, come quella anglicana».

Attorno al prete gravitano videomakers e giornalisti di varie testate. Anche i fotografi del NYT vogliono riprenderlo mentre balla. La scena inizia ad attrarre i personaggi più eccentrici della piazza. Con una bandiera in una mano e un rosario nell’altra, un ventenne esuberante urla a squarciagola: «Dio benedica l’America e tutti i Paesi del mondo. Lunga vita al Papa. Lunga vita a Cristo».