Esclusiva

Giugno 17 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 25 2025
Tempo d’attesa: la maternità nel film di Claudia Brignone

Il documentario di Claudia Brignone, presentato al Torino Film Festival 2023, racconta i cerchi di ascolto guidati dall’ostetrica Teresa De Pascale a Napoli

Teresa si ripara dal caldo sotto una grande magnolia. È al Bosco di Capodimonte, a Napoli. È estate, e fatica a trovare un posto all’ombra.

Teresa è un’ostetrica, ha compiuto settant’anni da poco. Tiene i capelli bianchi spesso avvolti in una treccia ed è sorridente quando si mostra in compagnia. Attorno a lei, disposte in cerchio, una decina di donne. Tutte aspettano un figlio.

È questa una delle scene di «Tempo d’attesa», il documentario di Claudia Brignone presentato in concorso al Torino Film Festival 2023 e preselezionato ai David di Donatello 2025, anche se non è arrivato nella cinquina finale.

L’opera racconta un’esperienza intima e rivoluzionaria di maternità condivisa. Il film nasce da un’urgenza personale. Quando Brignone scopre di essere incinta, è sopraffatta dall’ansia: «Non tanto per il dopo, per l’accudimento, ma proprio per il momento del parto», racconta. Inizia così un percorso di ricerca e condivisione che la porta, grazie a una cugina, a incontrare Teresa De Pascale, ostetrica napoletana che da anni accompagna le donne nei parti in casa e che ha fondato l’associazione Terra Prena.

Ogni settimana, Teresa guida cerchi di ascolto per donne in gravidanza nel verde del Bosco di Capodimonte. Non si tratta di semplici incontri, ma di spazi di confronto e fiducia, in cui le future madri possono esprimere dubbi, paure, desideri, senza timore di essere giudicate. Si parla di parto, certo, ma anche di allattamento, scelte terapeutiche, svezzamento, educazione. «Sono continue le decisioni che bisogna prendere con i bambini piccoli – dice una delle partecipanti nel film – e avere un collettivo ti aiuta a prenderle insieme».

Teresa emerge come figura centrale: non solo ostetrica, ma guida e punto di riferimento. Il suo approccio si fonda su due pilastri: il rispetto profondo per le scelte individuali e l’importanza del sostegno reciproco. «La rete, lo stare insieme, il sentirsi libere – racconta Brignone – è fondamentale».

Teresa non dà solo consigli pratici su parto e accudimento, ma crea una rete tra donne che consente la condivisione delle paure, anche quelle più indicibili. Per quell’ora le neo-madri sono libere di dire tutto quello che vogliono, di confidarsi senza temere il giudizio di chi è seduto accanto a loro.

Da quando Brignone ha partecipato al cerchio, è rimasta in contatto con le altre madri: «Abbiamo un gruppo WhatsApp e, se abbiamo delle difficoltà, le condividiamo tantissimo, è importante. Poi, la rete, il confronto, il sentirti libera, non giudicata dal fatto che tu possa scegliere una cosa piuttosto che un’altra… Ce ne sono continuamente di decisioni così coi bambini piccoli».

Con alcune delle madri sono diventate amiche e continuano a frequentare Teresa. «Oggi – si riferisce al tempo dell’intervista – stiamo andando a casa sua per festeggiarne il compleanno. Abbiamo fatto una torta e passeremo la giornata insieme».