L’editoriale di Chiara Grossi
«Le parole, i modi di dire, le frasi abituali di nostro padre e di nostra madre, sono la sostanza della nostra memoria più tenace, sono la nostra storia» scriveva Natalia Ginzburg nel romanzo Lessico famigliare. La scrittrice riflette sull’idea che la nostra identità personale e collettiva si costruisce attraverso il linguaggio quotidiano: le frasi ricorrenti, i motti, le espressioni tipiche del nostro ambiente. Questi elementi non sono solo parole ma memoria viva, tracce affettive che ci formano e ci accompagnano per tutta la vita. Sono queste le cose che resistono nel tempo, che sedimentano dentro di noi e diventano la lente attraverso cui guardiamo il mondo.
In fondo, è ciò che abbiamo provato a fare anche noi in questi due anni nella redazione di Zeta: aguzzare lo sguardo, allenarlo a cogliere ciò che spesso sfugge, prima di raccontarlo. Da subito abbiamo capito quanta sensibilità richieda questo mestiere: i nostri primi articoli, nel dicembre 2023, riguardavano il femminicidio di Giulia Cecchettin. Una ragazza di 22 anni in cui spesso ci siamo ritrovati: nel sorriso, nella genuinità, nei sogni che, pochi mesi dopo il delitto, suo padre Gino ci ha raccontato con una forza che ci ha sorpresi.
Quando abbiamo iniziato la Scuola, la guerra in Ucraina e quella a Gaza erano già in corso, ne abbiamo seguito gli sviluppi e la devastazione, scoprendo storie di sofferenza e resistenza. Abbiamo vissuto la frenesia dei preparativi per il Giubileo e assistito alla lenta metamorfosi della città, che non si è mai snaturata. Roma – che oggi sentiamo un po’ nostra – l’abbiamo percorsa e raccontata con Google Maps in mano, a volte anche sbagliando strada, ma sempre guidati dal desiderio di ascoltare ciò che i vicoli della città, così antichi, caotici e affascinanti, avevano da dire. Abbiamo testimoniato l’ultimo saluto a Papa Francesco e ci siamo commossi insieme al mondo stretto in Piazza San Pietro. Abbiamo aspettato con pazienza il Conclave, scrutando per ore un comignolo, in attesa di una risposta che ha aperto la strada a Papa Leone XIV e al suo monito «Disarmiamo le parole per disarmare il mondo».
Questa edizione del periodico di Zeta, l’ultima del Biennio 2023/2025, è la memoria emotiva del nostro tempo, un racconto corale in cui le storie individuali e quella collettiva si intrecciano. Non abbiamo solo scritto, ma dato un volto. Alla guerra, alla sofferenza, ai diritti, alla passione, alla vita.
Abbiamo cercato di restare fedeli a un insegnamento che ci accompagna, “Il giornalismo è metterci il cuore”, come ci ha detto il nostro maestro e amico Ernesto Assante. E per questo, siamo immensamente grati.