In principio era la Love Parade. La storica parata stava alla techno berlinese degli anni novanta come il Berghain sta alla Berlino del XXI secolo. Tutti gli appassionati di musica elettronica hanno sognato almeno una volta di tornare indietro nel tempo per vivere l’esperienza di quelle folle oceaniche. Migliaia di giovani e meno giovani che ballano in modo sfrenato. Per strada, sui camion o sui pali della luce. Nessuna misura antiterrorismo, nessun distanziamento sociale, ma soprattutto nessun cellulare in vista. Delle prime edizioni restano poche registrazioni analogiche e le testimonianze di ravers che ormai hanno superato la soglia dei cinquanta. «Era una scena primordiale, non ancora corrotta dalle logiche commerciali», racconta Maxim, classe 1975. «Eravamo liberi di essere noi stessi, senza regole e filtri. Tutto era così puro».
La prima Love Parade è nata quasi per gioco. Era il 1 luglio 1989 e mancavano alcuni mesi alla caduta del Muro. Il DJ Dr. Motte e l’amica Danielle De Picciotto volevano organizzare una manifestazione per la cooperazione tra i popoli, basata sull’amore e sulla musica elettronica. L’idea di registrare l’evento come un corteo è venuta a un’impiegata comunale, Miriam Scheffler. In un’intervista per Zeit ricorda: «Eravamo centocinquanta persone con tre camion per la musica. Arrivati al punto di incontro abbiamo iniziato a ballare sul posto. La polizia, però, ci ha spiegato che ci saremmo dovuti muovere lungo il percorso designato, per le strade della città. È stata una sensazione unica. L’atmosfera era così rilassata che anche i poliziotti battevano i piedi a tempo».
Dopo quell’edizione improvvisata la Love Parade diventa un appuntamento annuale. Lo slogan è sempre lo stesso: Friede, Freude, Eierkuchen (Pace, amore e pancakes). La curiosità si sparge in fretta nella scena underground europea. Il successo della parata è talmente grande che in altre città si tenterà di emularla: a Zurigo nasce la Street Parade, ad oggi la più grande manifestazione di musica techno al mondo. Dal 1996 la Love Parade si trasferisce nel suo habitat definitivo, il viale principale di Tiergarten, davanti a Brandeburger Tor. È la sua epoca d’oro: nel 1999 i partecipanti sono oltre un milione e mezzo. La Colonna della Vittoria al centro del parco diventa l’icona della scena elettronica mondiale. «Ai piedi del monumento hanno suonato i mostri sacri del genere, come Carl Cox e Sven Väth», racconta Maxim.
A metà anni 2000, però, arriva il declino. L’evento inizia a diventare troppo commerciale, al punto che lo stesso Dr. Motte decide di uscire dall’organizzazione. Poi, la tragedia che ne decreta la fine: nell’edizione del 2010 a Duisburg ventuno giovani muoiono in un tunnel, schiacciati dalla calca. La manifestazione viene messa al bando e mai più riproposta.
Fino al 2021, quando Dr. Motte decide di riprovarci, organizzando una nuova parata adattata ai valori degli anni venti. Più sicura, sostenibile e inclusiva. L’obiettivo principale è promuovere la pace e il rispetto per le diversità. Un’altra battaglia, vinta nel 2024, è il riconoscimento della techno berlinese come patrimonio culturale dell’umanità. Il 12 luglio la Rave the Planet arriverà alla quarta edizione. Maredon, urbanista di Amburgo, non se n’è persa neanche una. «Vengo ogni anno per vedere la mia amica Sylvie suonare. Amo la parata. Attraverso la musica contribuiamo a creare un mondo più gioioso e pacifico». Anche Maxim continua a partecipare, stavolta con moglie e figli: «Non è la Love Parade delle origini. La musica è cambiata, i vestiti sono cambiati. Meno eccentrici, forse. E ci sono più cellulari in vista di quanto mi piaccia», scherza. «Lo spirito, però, è sempre lo stesso. I cuori di migliaia di persone battono all’unisono, al ritmo della techno. In un sistema che ci vuole divisi, i bassi abbattono ogni barriera. Ci scopriamo uniti, nessuno escluso».