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Esclusiva

Febbraio 18 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 19 2020
«Ma non basta una donna per rimanere incinta» risposta alle polemiche di Salvini sull'aborto

Lea Fiorentini, presidente della Biblioteca Femminista di Firenze e la dottoressa Silvana Agatone, presidente Laiga, contestano le parole del leader della Lega

«Il pronto soccorso non è la soluzione a stili di vita incivili» ha detto Matteo Salvini domenica, durante la manifestazione della Lega Roma Torna Capitale .Secondo Lea Fiorentini, Presidente dell’Associazione Fiesolana 2b che ha dato vita alla Biblioteca Femminista a Firenze, negli spazi dell’ex Libreria delle Donne ci sono tre ordini di ragioni per cui quanto ha dichiarato il leader della Lega è privo di fondamento.

«Si tratta di una strumentalizzazione del corpo della donna trasformato in un argomento politico per fomentare la discriminazione nei confronti di chi proviene da un altro paese. Perché è vero che una grande parte delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) – il 30,3% sul totale, riporta l’Avvenire – viene effettuato su donne straniere ma non si tratta di una predisposizione culturale. È spesso il risultato di contesti di sfruttamento o di violenza non soltanto fisica. Altre volte è mancanza di informazione».
E tra le donne che interrompono volontariamente la gravidanza ci sono anche le italiane, il 21,3% ha avuto almeno due aborti.

Il secondo punto che rende inaccettabile la dichiarazione di Salvini, ha spiegato Lea Fiorentini, è che, ancora una volta, il discorso si concentra soltanto sulla donna, sono i suoi comportamenti ad essere considerati incivili. «Ma non ci vuole soltanto una donna per rimanere incinta» dice.
Tante straniere che chiedono di interrompere la gravidanza sono state vittime di violenza fisica, alcune di tratta, altre subiscono quotidianamente violenze psicologiche: ci sono donne spinte dai compagni a non utilizzare il contraccettivo perché limita il piacere «o perché il partner teme di perderne il controllo, soprattutto donne indiane o provenienti dal Bangladesh» aggiunge la dottoressa Silvana Agatone, Presidente di Laiga – l’associazione di ginecologi ospedalieri non obiettori.

«E’ molto provocatorio quanto afferma Salvini, ma non ha nessuna base di verità. Ho quarant’anni di esperienza e sono pochissime le donne che si rivolgono direttamente al pronto soccorso. Ci sono quelle che scoprono di essere incinta in ospedale ed allora seguono il percorso ma la maggior parte va al consultorio. E moltissime non sanno quali sono le vie corrette da seguire per interrompere la gravidanza. Accade che arrivino in ospedale donne con aborti compiuti soltanto a metà e male, praticati chissà dove. Oltretutto soltanto il 64% degli ospedali italiani pratica l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi tre mesi, per non parlare della difficoltà che si incontrano nell’interruzione di gravidanza successiva ai tre mesi, per malformazioni».

E se il 36% delle donne straniere – scrive sempre l’Avvenire – ha subito un aborto ripetuto il problema potrebbe essere il malfunzionamento proprio del sistema italiano. Le donne non sono accompagnate in un percorso di sostegno ed informazione ma abbandonate alle loro paure e contesti, come una pratica da svolgere.

«Ed il problema è molto più grande di quello che sembra » conclude la dottoressa Agatone
«In molto paesi europei i movimenti pro-life stanno acquisendo consensi e conquiste. In Portogallo c’è una nuova legge molto restrittiva sull’aborto, in Ungheria l’embrione ha acquisito diritti civili. In Italia c’è un disegno di legge proposto da alcuni senatori di Forza Italia, nel 2018, che punta ad estendere i diritti legali della persona anche a prima della nascita. Potrebbe essere approvato. Le dichiarazioni di Salvini non sono casuali, fanno parte di un pericoloso progetto più grande».