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Esclusiva

Aprile 21 2020
In Corea la cura non è la privacy

App per il tracciamento, misure di distanziamento sociale e obbligo di mascherine e guanti. Così, la Corea del Sud è ripartita e Kim, una ragazza di Seul, lo ha raccontato alla nostra redazione

«La vita a cui sono sempre stata abituata sta tornando. A causa del Covid-19 lavoro da casa dalla fine di febbraio, ma dalla prossima settimana tornerò a lavorare in azienda». Sono le parole di Kim, una ragazza coreana che, tramite Instagram, ci ha raccontato la sua vita durante il coronavirus. Vive a Seul, la capitale, una città che sta tornando alla normalità. Bar, ristoranti e aziende sono aperti però, per precauzione, molti luoghi pubblici come le chiese, i pub, le discoteche, le scuole e l’università rimangono ancora chiusi. 

Era il 15 aprile quando tutto il Paese è andato a votare per le elezioni generali: distanza di due metri e obbligo di mascherina e guanti. «Il pericolo del virus non ci ha fermato. L’affluenza è stata la più alta degli ultimi 28 anni e il partito di governo ha vinto le elezioni, con il 60% dei seggi in Parlamento» racconta Kim. Regole precise e controlli ad ogni seggio hanno caratterizzato la prima tornata elettorale post Covid-19. «Quando ho votato, tutti gli elettori hanno dovuto indossare la mascherina, ci è stata presa la temperatura corporea e c’erano seggi separati per chi aveva sintomi. Tutti si sono dimostrati collaborativi e non ci sono stati problemi». 

La Corea del Sud è ripartita. Il virus sta ancora circolando, ma le azioni del governo presieduto da Moon Jea-In, stanno avendo esito positivo. «Ho avuto grande paura del virus, ma grazie alla buona condotta dei cittadini, all’uso delle mascherine, al distanziamento sociale e al buon sistema medico, il numero di pazienti guariti sta aumentando sempre di più», Kim ne è sicura, il peggio è passato.

In Corea la cura non è la privacy
La metro di Seul

In tutto il territorio sono stare prese serie precauzioni e il controllo dei contagiati è capillare. «Nella metro, nelle fermate degli autobus e nei bar abbiamo il gel igienizzante, inoltre sui pulsanti degli ascensori il governo ha obbligato l’installazione di una pellicola “antivirus” sui tasti», semplici misure che, secondo Kim, stanno dando i propri frutti. 

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La pellicola “antivirus” negli ascensori

«Con molta probabilità torneremo alla vita pre-virus a maggio o a giugno, ma ogni giorno prima di uscire penso: “questo posto è sicuro? sto facendo la scelta giusta?. Il rischio di un contagio è ancora presente però la tecnologia ci è stata di grande aiuto». La scelta del governo è ricaduta su un’applicazione per il tracciamento dei contagiati basata sul sistema GPS e la privacy non sembra essere un problema, nemmeno per Kim. «Non conosco molto bene l’applicazione perché non l’ho mai usata, ma forse i problemi legati alla privacy sorgono quando le persone che sono obbligate a stare in casa violano questa condizione.  Se lasciano l’area di quarantena il governo viene avvisato e verranno localizzati con il GPS. Molti parlano di problemi di privacy, ma penso che sia più utile prevenire il Covid-19».

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L’app obbligatoria per chi rientra dall’estero

L’applicazione è obbligatoria solo per chi fa ritorno dall’estero. Per i cittadini coreani, vi è solo un invito a scaricarla, ma come ci ha spiegato Kim, non è necessaria. «La maggior parte delle persone non ha bisogno di usare l’App. Quando si verificano “nuovi” casi confermati nella tua regione, il governo ti invia un messaggio. Ad esempio: “nell’area ***, si sono verificati nuovi casi confermati. Se volete sapere dove si trova il malato, visitate il sito web”». Con questa modalità tutti i cittadini nelle vicinanze di un nuovo caso confermato vengono avvisati e per loro sarà possibile risalire alle zone in cui il paziente è stato. 

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Le notifiche inviate dal governo

«Il più grande cambiamento che il coronavirus mi ha imposto è che non posso andare dove e quando voglio, ma sono contenta che le campagne di distanziamento sociale abbiamo dato i loro frutti» aggiunge Kim. Prima di salutarci però ci ha tenuto a dire quello che le televisioni nazionali stanno raccontando dell’Italia e dell’Europa.«Molti media raccontano che la situazione è davvero seria: numerosi morti, mancanza sanitarie e impossibilità di trovare guanti e mascherine. Mi auguro che prima o poi, attraverso il distanziamento sociale, i numeri inizino a diminuire come è successo in Corea».