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Esclusiva

Aprile 26 2020
La musica che unisce di Sir Antonio Pappano

Il 25 aprile, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Luiss ha tenuto un seminario online sul tema della musica come fonte di forza e creatività e su come può aiutarci ad affrontare il futuro. Ospite speciale il direttore d’orchestra Sir Antonio Pappano

«Oggi tanti mondi si sono uniti per celebrare la musica. Abbiamo voluto che questo evento si svolgesse il 25 aprile, giorno della Liberazione del nostro paese dalla dittatura, perché oggi noi sogniamo la libertà da un’altra forma di costrizione: l’isolamento. Sogniamo che la grave pandemia in corso finisca e, finalmente, poter uscire. Durante questo evento, però, con la fantasia siamo usciti comunque dalle nostre case e abbiamo raggiunto tante persone nel mondo».

Con queste parole Paola Severino, Vice Presidente Luiss, ha inaugurato il seminario online organizzato in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in occasione del 75esimo anniversario della Liberazione: un dibattito con Sir Antonio Pappano, Direttore Musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma e Music Director della Royal Opera House a Londra.

L’iniziativa ha raggiunto tanti mondi per davvero. In collegamento gli ambasciatori italiani da ogni parte del globo, Mosca, Londra, Zimbabwe, Germania, Albania, Portogallo, Arabia Saudita e America, con la partecipazione delle università di Harvard e Princeton. Presenti anche Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia di Santa Cecilia, e Luca Pirolo, Direttore Master of Art e Master in Media Entertainment della Luiss Business School.

La musica che unisce di Sir Antonio Pappano
Sir Antonio Pappano

Sommerso dalle mille domande e curiosità, Pappano ha risposto sempre con voce emozionata e calda a tutti gli ospiti, trasmettendo quella sua idea di musica come «angelo custode della vita» che oggi è forse «poco radicata nei giovani».

«Voglio eliminare la paura che hanno della musica classica. Molti pensano che sia d’élite, per persone che hanno studiato. Ma non è così, la musica accompagna la vita, è una poesia costante. Esprime amore, umore, conflitto. Può essere un balsamo di conforto per chiunque» ha detto.

«Nelle scuole dovrebbe essere insegnata al pari della matematica, della storia, della letteratura. Purtroppo tendiamo sempre a dare per scontata l’arte, e non parlo solo della musica classica. Molti giovani non conoscono i Beatles, Mina, i Rolling Stones, non sanno dove nasce il mondo musicale di oggi. È importante, invece, guardare sempre al di fuori del proprio contesto per vedere cosa il resto del mondo ha da offrire. Siate curiosi. La cultura sarà un elemento fondamentale anche per il post pandemia».

Sir Antonio Pappano suona il pianoforte durante il webinar

Dall’Ongaro ha sottolineato come l’Accademia abbia vissuto una profonda crescita di qualità dall’arrivo di Pappano. Le tournéè sono aumentate (si raggiungono circa 22 città diverse ogni anno) e i complessi musicali si sono avvalorati.

Per lui la musica è «uno strumento utile a capire il mondo e modificarlo», infatti la sua domanda a Pappano verte proprio su questo tema. «Sei nato a Londra da una famiglia italiana, ma poi sei volato negli Stati Uniti. Com’è essere figlio di tre padri? Come riesci a scambiare esperienze in continenti diversi?» ha chiesto.

«La cosa essenziale è essere la persona che sei. Io sono italo-anglo-americano, e i miei maestri vedevano sempre tutte e tre le mie personalità. A volte uso idiomi americani, altre comportamenti fisici inglesi, altre ancora italiani».

Alla domanda su come stia vivendo questo periodo di quarantena Pappano ha risposto: «Devo ammettere che questo stop mi fa anche bene. Io e i miei collaboratori viviamo una vita intensa, fisicamente e mentalmente. Ma sono anche inquieto, ho paura per i miei coristi. Sto suonando più regolarmente e sto riflettendo su molte cose».

Ha sottolineato poi che il suo settore sarà l’ultimo a tornare alla normalità, poiché ha bisogno del pubblico e dunque della vicinanza fisica tra persone. «L’avvicinamento, che è il problema di oggi, è la nostra forza. Un concerto è uno scambio, un patto tra spettatori e artisti, il pubblico è lì per portare energia».

Poi con sguardo un po’ perso e nostalgico, come a voler ricordare e visualizzare quei ricordi nella mente, ha detto: «L’intimità dell’orchestra è nutrita ogni giorno, è forte il bisogno di stare insieme e condividere il senso di comunità. Mi manca l’emozione e la sensazione di gelo nelle mani prima di suonare il pianoforte. Mi manca la paura che provo prima di esibirmi».

Dell’Italia, invece, a Pappano manca «la luce», e non solo quella del sole tipica del clima mediterraneo, ma quella degli occhi delle persone.

La musica che unisce di Sir Antonio Pappano

Il primo maggio, in occasione della Festa dei lavoratori, l’evento con il seminario online tenuto da Pappano sarà trasmesso su Rai 5 nell’ambito del programma “Save the Date”.

“Sinfonia preferita?” hanno chiesto in conclusione a Pappano. «L’ottava di Anton Bruckner. Riempie di spiritualità, e io cerco esperienze spirituali, ne ho bisogno».