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Esclusiva

Maggio 3 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 4 2020
Gli italiani chiedono una ripartenza graduale, ma la metà di loro soffre la crisi

Il Cise fotografa un paese spaccato tra chi è in difficoltà economica e chi riesce ad andare avanti. Come Conte anche gli italiani vogliono una riapertura graduale e prudente. La salute? Più importante del profitto

Gli Italiani si smarcano dall’opposizione e appoggiano la linea della prudenza portata avanti dal dal governo. E’ quello che dimostra il sondaggio realizzato da Winpoll per il Sole 24 Ore in collaborazione con il CISE. In vista della “fase 2”, il 71% degli italiani si dice “prudente”, vuole una riapertura graduale, sulla base dell’andamento dei contagi, il contrario di quanto proposto dal centrodestra in tandem con Italia Viva di Matteo Renzi, l’unico partito della maggioranza su una linea diversa da quella del governo sostenuto da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. L’analisi offre anche una panoramica delle ripercussioni economiche percepite dagli italiani, spaccati tra chi non ha visto la propria situazione peggiorare e chi, invece, dichiara di aver subito una diminuzione o un azzeramento del proprio reddito. Due condizioni che però non si riflettono sulla divisione tra “prudenti” e  “precipitosi”. 

Il 71% degli intervistati rientra nel primo gruppo, quelli che dopo il 4 maggio vorrebbero «eliminare gradualmente le restrizioni sulla base dell’andamento dei contagi». Una riposta che sembra coincidere con la linea adottata dal governo: graduali riaperture ma tenendo d’occhio la situazione a livello regionale. Al contrario, solo il 29% del campione sarebbe diposto ad una accelerazione più o meno incisiva rispetto alla  linea portata del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «L’atteggiamento “gradualista” dell’opinione pubblica italiana sulle riaperture – scrivono Lorenzo De Sio e Davide Angelucci del Cise –  può essere spiegato dal modo in cui viene valutato il rapporto, reso tristemente conflittuale dalla situazione attuale, tra tutela della salute e dell’attività economica». Quello tra salute ed economia è un dibattito che rientra a pieno titolo nella bagarre andata in scena in Parlamento. «Dia un occhio in più ai dati dell’Istat o noi non saremo al suo fianco», aveva “consigliato” Matteo Renzi a Giuseppe Conte mettendolo in guardia sulla tenuta economica del paese. Ma lo studio evidenza come la maggior parte degli italiani ritenga che la tutela della salute sia più importante dell’aspetto economico. Il 59,1% si sbilancia a favore della prima e 40,9% a favore della seconda. 

«Il dato aggregato è abbastanza chiaro – scrivono i ricercatori del Cise – ma ovviamente non tiene conto del diverso impatto economico sui diversi settori della nostra società». La divisione “prudenti” vs “precipitosi” e quella tra chi predilige la salute rispetto all’economia, potrebbe dipendere più dalle condizioni economiche che da una fredda opinione sulla linea da adottare nella “fase 2”. Il 52,5% degli intervistati dichiara un “non-peggioramento” della propria situazione (per il 50,4% è rimasta invariata e per 2,1% è addirittura migliorata), al contrario, il 47,5% dichiara di aver riscontrato delle ripercussioni economiche. «Ovviamente, per capire l’impatto del distanziamento sociale sulla situazione economica degli intervistati manca un ultimo tassello: la disponibilità di risparmi con cui fronteggiare il calo di reddito». Tra quelli che hanno visto la propria situazione peggiorare, il 15,8% dichiara di avere risparmi a disposizione, il 31,7%, al contrario, si trova senza alcun risparmio con cui far fronte al calo delle entrate.

Ora è possibile capire se gli orientamenti sulla riapertura siano legati o meno alla sofferenza economica degli intervistati. La risposta è no: i cittadini che preferiscono un’apertura graduale raggiungono circa il 70% in tutte le categorie economiche sondate: sia tra quelli che non hanno avuto alcuna ripercussione economica, sia per coloro che hanno subito una diminuzione del proprio reddito. Sorprendentemente, tra questi, sono proprio quelli senza risparmi – in massima difficoltà –  che si schierano sull’ipotesi più radicale: «continuare con le restrizioni attuali finché non si saranno totalmente azzerati i nuovi contagi». 

In sostanza, la condizione economica non influenza il giudizio sulla riapertura, anzi i “prudenti” raggiungono percentuali alte in tutte le categorie sondate dal Cise, che si trovino in difficoltà o meno. L’analisi fotografa un paese spaccato, tra chi ha subito perdite economiche e chi ha visto la propria situazione rimanere invariata. Nonostante la divisione, però, l’Italia risulta compatta sulla linea della prudenza portata avanti dal governo. Le divisioni politiche dunque non sembrano rispecchiare le opinioni degli italiani, questo, in parte, potrebbe spiegare il gradimento di Giuseppe Conte, rimasto in cima alla classifica dei leader politici nonostante la rinascita delle divisioni politiche.