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Esclusiva

Dicembre 4 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 25 2021
La strategia della Cina contro la pandemia

Dagli ultimi focolai in Cina alle indagini dell’Oms sull’origine del covid-19 nel mercato di Wuhan: la Cina ad un anno dalla pandemia. L’intervista a Filippo Santelli, corrispondente di Repubblica a Pechino

È passato un anno da quando è stato registrato il primo caso di covid-19 nella città di Wuhan, nella provincia dell’Hubei. «Oggi, in Cina, la circolazione del virus è sotto controllo grazie ad un sistema di contenimento rigoroso alla frontiera e nell’affrontare i nuovi focolai che si sviluppano nel paese», spiega Filippo Santelli dal suo hotel a Nanchino dove dovrà trascorrere una quarantena obbligatoria di due settimane dopo l’isolamento in un ospedale covid-19. Chi risulta positivo al test una volta arrivato in Cina, come Santelli, viene trasferito in queste strutture sanitarie dove resta in quarantena e non c’è il limite massimo di 20 giorni per il periodo d’isolamento: non si può lasciare la propria stanza fino a quando il test non risulta negativo, per Filippo ci sono voluti quaranta giorni.

In Cina, per contenere i nuovi casi registrati negli ultimi mesi è stato utilizzato un sistema rapido e mirato attraverso strategie come l’isolamento delle aree interessate e, se necessario, test di massa sull’intera popolazione. Il 12 ottobre a Qingdao, sulla costa orientale del paese, è stata registrata la prima trasmissione locale dall’inizio di agosto e quasi nove milioni di persone sono state testate in cinque giorni dopo che le autorità locali hanno segnalato 15 nuovi casi positivi. Nelle settimane successive stessa sorte è toccata a circa 4,7 milioni di persone nella città di Kashgar, nella provincia autonoma dello Xinjiang, poi a Tianjin fino al recente lockdown e programma di test avviato in una città della Mongolia Interna. «Il successo nel contenimento del covid-19 è dipeso soprattutto da un regime autoritario che possiede il controllo capillare del territorio, ma parliamo di una cosa vecchio stampo». Filippo racconta che durante il primo lockdown le unità residenziali dove la maggior parte della popolazione vive sono state chiuse, mentre all’entrata tre persone controllavano gli ingressi scrivendo nome e temperatura corporea su un foglio di carta. «È questo sistema tradizionale di controllo che ho visto in campo, non un grande fratello 2.0».

La Cina è stato il primo paese a contenere il covid-19 e la prima economia mondiale a ritornare a crescere dopo la recessione provocata dalla pandemia. «Questo successo ha rafforzato la legittimità del regime agli occhi dei cittadini, ma dal punto di vista internazionale la sua immagine esce profondamente compromessa». A causa delle diverse accuse sulla responsabilità del paese nella diffusione del virus e sulla gestione poco chiara e trasparente della pandemia. «Ma anche per comportamenti oggettivamente sbagliati e controproducenti perché la verità è che la Cina risponde agli attacchi con altri attacchi», spiega Santelli.

Le recenti notizie sulla diffusione del covid-19 da container di cibi surgelati importati dall’estero e sulla scoperta di alcuni scienziati cinesi dell’esistenza del virus in altri continenti prima che si diffondesse a Wuhan rientrano nella strategia difensiva spiegata da Santelli: «È un’operazione assolutamente politica. Sta sfruttando la fisiologica incertezza che c’è sull’origine di un patogeno per cercare di eliminare l’etichetta geografica che c’è tra Wuhan e il covid-19». E sta facendo questo utilizzando teorie che nella maggior parte dei casi non hanno una solidità scientifica. L’indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull’origine del virus, fondamentale per aiutare gli scienziati a creare vaccini e trattamenti contro il covid-19, è stato ostacolato da Pechino proprio perché «la Cina odia da sempre qualsiasi tipo d’interferenza nelle questioni interne tanto più ora che la pandemia è stata politicizzata». Solo recentemente l’Oms, il 25 novembre, ha annunciato che la Cina ha approvato il team d’esperti selezionati per indagare con gli scienziati cinesi sull’origine del covid-19 e ha assicurato che potranno lavorare sul campo «il prima possibile».

«Adesso la domanda giusta da farsi è come la Cina risponderà a tutto questo, ma ovviamente solo il presidente Xi Jinping può saperlo», scherza Filippo dando voce anche alla mia risposta. «Il prossimo anno sarà importante perché verrà approvato il piano economico che guiderà lo sviluppo cinese nei prossimi cinque anni e uno dei concetti principali è quello di autosufficienza». Mentre sul piano internazionale, secondo Filippo Santelli, Pechino continuerò ad utilizzare la diplomazia economica: investimenti e accordi commerciali soprattutto con i paesi dell’area asiatica per legare sempre di più a sé i suoi vicini. «Ma credo che questa strategia da sola non basti a modificare una dinamica in cui, ormai, anche questi paesi sembrano preoccupati per la potenza e l’assertività della Cina».