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Esclusiva

Dicembre 28 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 29 2020
“L’Ultimo Capodanno dell’Umanità”, un microcosmo di contraddizioni

La recensione del racconto di Niccolò Ammaniti a pochi giorni dall’atteso Capodanno 2020, per lasciarsi alle spalle i drammi della pandemia

“Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati che diventano interessanti”. Le parole dello scrittore Cesare Pavese suonano sarcastiche a pochi giorni dal Capodanno, dopo mesi caratterizzati dalla lotta al Coronavirus. Un anno come il 2020 è stato drammatico più che stupido, ma ciò non toglie che tutti vogliano lasciarselo alle spalle.

Nel 1996 Niccolò Ammaniti ne parlava in uno dei suoi racconti dal taglio surreale e tragicomico contenuti in “Fango”, quello chiamato “L’Ultimo Capodanno dell’Umanità”. L’intreccio si svolge all’interno del Comprensorio delle Isole, nella zona residenziale di Roma Nord, dove persone e famiglie si preparano ad affrontare la notte del Veglione. Dalla coppia in crisi ad una banda di ladri scanzonati fino al gigolò e al padre di famiglia con la passione nascosta per il sadomaso, il racconto ci mostra personaggi bizzarri ma credibili. Simbolo di una società contraddittoria, dove l’apparenza spesso è lontana dalla realtà.

"L'Ultimo Capodanno dell'Umanità", un microcosmo di contraddizioni
Niccolò Ammaniti. (Getty)

Partendo da un’iniziale tranquillità, le famiglie rivelano i loro lati grotteschi man mano che le vicende si sviluppano. Le loro storie contraddittorie si mescolano con una realtà borghese che funge da scenografia per il teatro delle finzioni sociali. Ad un certo punto però la realtà irrompe brutale e pericolosa, per un finale esplosivo che ti colpisce come l’ultimo di una serie di colpi di scena.

Il ritmo narrativo è incalzante, la storia racconta gli incroci dei vari personaggi in una trama che diverte, senza risparmiare momenti tragici e svolte inaspettate che rendono piacevole la lettura. L’ironia tagliente di Ammaniti, inoltre, permette di riflettere su differenze e affinità di chi popola il condominio. Il Comprensorio delle Isole diventa un microcosmo all’interno del quale i tradimenti, i problemi con la droga, le fissazioni, la solitudine si mescolano e si mostrano con crudezza, strappando sorrisi amari e facendoci immedesimare con i personaggi del racconto.

"L'Ultimo Capodanno dell'Umanità", un microcosmo di contraddizioni
Una scena del fim di Marco Risi.

CINEMA

L’ultimo Capodanno dell’Umanità è scritto con tale dinamismo che, appena due anni dopo la pubblicazione, il regista Marco Risi lo ha fatto diventare un lungometraggio intitolato L’Ultimo Capodanno. Il film del 1998 presentava un cast di primo livello con attori come Monica Bellucci, Angela Finocchiaro, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi. Ammaniti partecipa in prima persona alla trasposizione cinematografica, aiutando Risi nella descrizione della realtà urbana che vuole rappresentare. Violenta, pecoreccia ed esagerata, ma basata su vizi e drammi più vicini di quanto vogliamo ammettere. Una riflessione che può tornare utile in questo Capodanno di distanziamento, con la voglia di tornare alla normalità nel corso del 2021.