Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Aprile 30 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 6 2021
India, dal sogno dell’immunità di gregge alla nuova ondata di contagi

Dopo mesi di tregua il Paese ha raggiunto il record di 386mila nuovi casi giornalieri. I dati delle ultime settimane sembrano minacciare la discussa teoria sull’immunità di gregge

All’ingresso di ogni ospedale file di persone positive al Covid19 aspettano che si liberi un posto letto. «In piedi con una borsa e, nella maggior parte dei casi, senza mascherina a coprire naso e bocca. Ma ormai le stanze sono tutte piene, raccolgono le proprie cose e si spostano verso un’altra clinica con la stessa speranza: ricevere delle cure adeguate». Aliasgar Udaipurwala, al telefono , racconta di come basti fare una passeggiata per capire quanto la situazione sia drammatica nel suo Paese. Nella sua città nel Gujarat, regione nell’estremo occidente dell’India, «I nuovi casi positivi raggiungono i due mila ogni giorno» spiega il ragazzo dopo una breve pausa.

Nelle ultime due settimane i nuovi casi positivi sono stati più di 300mila, mentre i decessi superano i 2mila. La variante indiana, identificata con la sigla B.1.617, sebbene non sia stata ancora inserita nelle varianti pericolose dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) potrebbe spiegare la nuova ondata di contagi che ha colpito il Paese.  Nel suo ultimo rapporto l’Oms ha affermato che B.617 è stata individuata in altri 12 paesi, tra cui il maggior numero di casi nel Regno Unito e a Singapore. Il 25 aprile il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. Ma gli screening sull’ultimo volo proveniente da New Delhi, atterrato a Roma Fiumicino il 28 aprile, hanno rivelato 23 casi positivi. Adesso i tamponi verranno analizzati per la ricerca delle varianti da parte dell’Istituto Spallanzani. Ma c’è chi teme che sia già diffusa in Italia. A Bella Farnia, frazione di Sabudia in cui vive una grande comunità indiana, dovrebbe scattare la zona rossa dopo che uno screening di massa ha rivelato 87 persone positive. Tra questi, tre sarebbero tornati dall’India negli ultimi 15 giorni. Ma anche in questo caso si attendono i risultati delle analisi dei tamponi per capire se si tratta della variante indiana.

Eppure qui solo un anno fa, in piena pandemia, la gestione del Covid19 aveva sorpreso tutti, tanto da definirlo “Il miracolo Kerala”: una regione modello che aveva superato la prima ondata di contagi con solo tre decessi su 35milioni di abitanti. «Ma questo è un caso particolare», spiega Ali, descrivendo la regione dal governo comunista che gode del più alto tasso di alfabetizzazione e di un sistema sanitario molto efficiente: «Nel resto dell’India mancano le infrastrutture, gli strumenti necessari come l’ossigeno e la giusta informazione». Gli ospedali del Paese al momento sono pieni, mentre i cadaveri bruciano giorno e notte per strada perché nei forni crematori non c’è più spazio. «È impossibile persino capire quante gente stia morendo davvero», continua con la voce rotta.

Una nuova ondata dopo mesi di tregua che avevano fatto pensare che il Paese più popolato del mondo fosse riuscito ad arginare la pandemia. A febbraio, infatti, il crollo dei contagi, del tasso di mortalità e i ricoveri in terapia intensiva aveva alimentato la speranza che alcune parti dell’India avessero raggiunto un’immunità di gregge. «Ma riguardo a questo fenomeno ci sono diverse complicazioni che abbiamo imparato a comprendere con il tempo», spiega il Dott. Fortunato Paolo D’Ancona dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). «I primi studi sul Covid19 dimostrano che l’immunità, sia ottenuta in modo naturale con la malattia che attraverso la vaccinazione, non porta ad una sterilizzazione». Una persona immune, sia pure in minor misura, può trasmettere il virus a terzi anche non ammalandosi in prima persona. La percentuale dei vaccinati o degli immuni, secondo il dottor D’Ancona, dovrebbe essere almeno tra il 75 e il 79 % per poter parlare d’immunità di gregge e l’India sembra essere molto lontana da questo traguardo. A cento giorni dall’inizio della campagna di vaccinazione solo l’1,7% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi del Covaxin, prodotto nel Paese.  «Il problema è che siamo più di un miliardo di persone. Il piano ha dato priorità agli anziani e al momento il vaccino è somministrato a chi ha più di 45 anni», continua Ali che ha 29 anni e ha già ricevuto una prima dose perché è un’insegnante: «Ho avuto l’opportunità di vaccinarmi prima perché le mie classi dovevano svolgere gli esami finali. Non tutti hanno avuto questa fortuna e sono i più giovani ad ammalarsi e morire adesso».

Il sogno dell’immunità di gregge è rallentato dall’assenza di una copertura totale del vaccino, «ma anche dalla comparsa delle varianti che possono avere effetti diversi come un aumento della trasmissibilità o della mortalità, o ridurre l’efficace dell’immunità acquisita con malattia o vaccinazione», spiega D’Ancona. La presenza di una variante con una capacità di trasmissione più ampia è come una macchina a cui viene abbassato l’acceleratore. «Una metafora- afferma D’Ancona- per spiegare che le misure di prevenzione adottate fino a quel momento si dimostreranno insufficienti per affrontare un virus che ha iniziato a diffondersi più velocemente rispetto al ceppo originario. La capacità di B.617 di essere più trasmissibile è attualmente allo studio».

La diffusione della nuova variante in India avrebbe dovuto portare ad un inasprimento delle misure per il contenimento del Covid19. Mentre nel Paese la trasmissione è stata, al contrario, favorita da una gestione spericolata della pandemia da parte del governo. Le autorità hanno permesso le celebrazioni religiose per il Kumbh Mela, il pellegrinaggio dei fedeli induisti che s’immergono nel fiume Gange per purificarsi, e grandi eventi politici. Milioni di persone si sono riunite per la festività o per ascoltare comizi politici in vista delle prossime elezioni in cinque stati indiani. «Le conseguenze di un eccessivo rilassamento si pagano per due o tre mesi- continua D’Ancona- anche se si cerca di rimediare imponendo improvvise misure più severe». È quello che è accaduto nella regione meta del pellegrinaggio induista, dove è stato imposto un nuovo lockdown. Oppure, per fare un paragone a noi più vicino, è quello che è successo in Sardegna «dove le riaperture e l’allentamento delle restrizioni hanno portato ad un aumento nella velocità di trasmissione e il passaggio della regione da zona bianca a rossa in poche settimane».

L’Oms ha invitato tutti alla cautela perché allentare le restrizioni in presenza di una variante come questa potrebbe provocare «la tempesta perfetta». Il rischio è quello di ritrovarsi esporti ad una nuova ondata proprio ora che in Italia c’è un allenamento delle misure di restrizioni. «Non dimentichiamo che contagiare un gran numero di persone ci si mette poco tempo, ma svuotare gli ospedali ne richiede molto di più», mette però in guardia il Dott. Fortunato Paolo D’Ancona. E le immagini giunte dall’India negli ultimi giorni e la voce rotta di Ali ne sono la testimonianza.