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Esclusiva

Febbraio 26 2022
Al Chiostro del Bramante la follia diventa arte

Fino all’8 gennaio 2023 la mostra Crazy approfondisce il rapporto tra instabilità e processo creativo

Enormi pietre pesano sulla testa di figure sedute su un divano di pelle. Al centro del loggiato specchi rotti riflettono l’architettura del chiostro e il cielo di Roma. Intorno, sulle pareti, maschere in alluminio dai contorni accennati riproducono volti provenienti da un’altra dimensione.

Teenager Teenager Sun Yuan & Peng Yu Crazy. La follia nell'arte contemporanea al Chiostro del Bramante, Roma
Sun Yuan & Peng Yu, Teenager Teenager, 2011. Sculture in vetroresina, divani/Fiberglass Sculptures, Sofas
Misure ambientali/Variable Dimensions
Courtesy gli artisti e GALLERIA CONTINUA

Fin da subito nella mostra Crazy si viene catapultati in un mondo in cui follia e processo creativo si fondono. Due componenti dell’arte contemporanea, che il curatore Danilo Eccher ha voluto approfondire con il contributo di ventuno artisti internazionali e più di undici opere site-specific, realizzate, cioè, appositamente per Crazy.

«La scelta di questo tema è avvenuta due anni e mezzo fa, prima dell’esplosione pandemica. Mi affascinava la terra di nessuno, la zona di confine tra follia intesa come malattia e follia intesa come creatività. Dopo due anni di pandemia, però, ho deciso di concentrarmi esclusivamente sull’idea di creatività fantastica».

Le opere presenti restituiscono al visitatore le diverse fasi di questo processo creativo e le emozioni che ad esso si legano. Claustrofobia, alienazione, richiamo del vuoto sono solo alcune delle sensazioni che si possono provare camminando da una sala all’altra. C’è anche la meraviglia, l’illuminazione, l’euforia e l’eccitazione.

«Per convenzione chiamiamo questa una mostra, ma io voglio realizzare dei racconti e per farlo è necessario che ci sia una partecipazione del pubblico. Per questo tutte le opere sono in un certo senso abitabili, mettono alla prova il visitatore. La metodologia critica che ho cercato di sviluppare è quella propria dei racconti visivi».

Due sono i pilastri storici che segnano il perimetro dell’intera mostra. Ambiente Spaziale in Documenta IV a Kasseldi Lucio FontanaTopoestesia – itinerario programmato di Gianni Colombo. Entrambe le opere legano al concetto di follia quello di smarrimento. In quella di Fontana, la sala rettangolare dipinta di bianco e la parete di gesso con il famoso Taglio trasmettono l’idea di una momentanea perdita di riferimenti all’interno del processo creativo.

«Nel caso di Colombo, invece, c’è uno smarrimento sensoriale. La perdita di equilibrio presente nell’opera riproduce quella turbolenza psicologica che poi porta alla creatività. E questo è il concetto generale della mostra».

Topoestesia Gianni Colombo Crazy. La follia nell'arte contemporanea al Chiostro del Bramante, Roma
Gianni Colombo, Topoestesia – itinerario programmato, 1970. Tecnica mista/Mixed Technique. Misure ambientali/Variable Dimensions. Courtesy Archivio Gianni Colombo, Milano

Ad accompagnare le creazioni degli artisti c’è anche un vocabolario, che abbina alle opere le parole che le rappresentano. Dismorfofobia – alla lettera paura della forma sbagliata – è il disturbo psichiatrico, quanto mai attuale, di chi trova disgustosa una parte di sé. Si lega a Passi di Alfredo Pirri, il manto di specchi che apre la mostra e riflette l’immagine frantumata dei visitatori che lo calpestano.

Passi Alfredo Pirri Crazy. La follia nell'arte contemporanea al Chiostro del Bramante, Roma
Alfredo Pirri, Passi Chiostro del Bramante Roma, 2022.
Vetri specchianti/Reflecting Mirrors
Misure ambientali/Variable dimensions
Courtesy l’artista

Hikokomori, invece, è il termine giapponese per indicare la patologia che porta all’alienazione e all’isolamento. Si abbina a Teenager Teenager e alle altre opere di Sun Yuan e Peng Yu, in cui i massi che pendono sui personaggi rappresentati sono metafora dei pensieri che affollano la testa dell’artista. Si passa, poi, ad Appel du vide, richiamo per il vuoto in francese, che viene descritto da Jean-Paul Sartre come il non sapersi fidare dei propri istinti e accompagna Ambiente Spaziale di Fontana.

Fino ad arrivare a hwyl, che in gallese indica l’esuberanza e il buonumore di una festa. Non a caso descrive Starless di Massimo Bartolini, un’installazione di legno e luci LED – stesso materiale usato per le luminarie delle feste cittadine – che rappresenta la nascita delle idee nella produzione artistica.

Starless Massimo Bartolini Crazy. La follia nell'arte contemporanea al Chiostro del Bramante, Roma
Massimo Bartolini, Starless, 2011/2022
Luminarie, impianto luci, impianto audio/Lights, Lighting System, Audio System, 35x450x450 cm
Courtesy l’artista e Magazzino, Roma

Tutto all’interno di Crazy è un arricchimento che di fine a se stesso ha ben poco. Durante il percorso il visitatore si perde, si rasserena, poi di nuovo si angoscia. Ma soprattutto cresce e acquista nuove consapevolezze.

«A me interessa che si esca dalle mie mostre dicendo ho fatto un’esperienza», conclude Eccher. «Per me è più importante che il visitatore si metta in gioco rispetto alla passività dello sguardo».

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