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Esclusiva

Febbraio 27 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 28 2022
«Abbiamo paura di non riuscire a superare il confine»: studenti Luiss bloccati a Mosca

Laura frequenta il primo anno della laurea in Relazioni Internazionali ed è in scambio in Russia. Dopo la chiusura dello spazio aereo, lei e i suoi colleghi stanno cercando di tornare a casa.

«Fino a ieri ci dicevano che saremmo potuti rientrare in qualsiasi momento, che un modo lo avremmo trovato». Laura parla da un caffè di Mosca dove sta salutando gli amici conosciuti durante il suo soggiorno di studio all’estero. Si trova nella capitale russa, insieme a dei colleghi italiani, per un programma che permette di ottenere un doppio titolo di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, grazie alla partnership che la Luiss ha con MGIMO, l’università del Ministero degli affari esteri russo. Domani dovrà tornare a casa. 

Lei, altri quattro suoi colleghi italiani, un ragazzo francese, un americano e un lussemburghese cercano da giorni un modo per poter lasciare il Paese. Con la chiusura dello spazio aereo italiano ai voli provenienti dalla Russia le cose, per loro, si sono complicate. «Bene che Palazzo Chigi abbia annunciato la chiusura dello spazio aereo ai velivoli russi. Unità del fronte europeo. Le cose giuste vanno fatte, e velocemente. Insieme.», ha twittato nel pomeriggio il deputato Pd Filippo Sensi. La decisione della chiusura è stata condivisa da molti, ma ha creato non pochi problemi ai cittadini italiani che lavorano o studiano in Russia, tra cui Laura e i suoi compagni.

Dopo l’aggressione russa in Ucraina, pochi giorni fa, Laura e i suoi colleghi avevano provato a chiamare il Consolato italiano in Russia che li aveva tranquillizzati. Sono stati contattati dalla Luiss che stava tentando di ottenere la possibilità di far seguire loro le lezioni online, in modo da poterli rimpatriare. «Volevo prendere un biglietto per l’Europa già venerdì sera, ma le indicazioni che arrivavano dal Consolato erano confuse, ci hanno detto di aspettare», continua Laura. 

«All’università nessuno parlava della guerra. Questa settimana abbiamo avuto solo lezioni di lingua e i professori non ne hanno fatto accenno. Nemmeno una comunicazione. L’unica indicazione era: non recatevi nei luoghi di Mosca dove ci sono le manifestazioni per la pace.». 

In mattinata sono stati ricontattati dalla Luiss che, dopo aver sentito il consolato, ha «caldamente» consigliato loro di tornare. Il primo volo disponibile era quello delle 16, diretto a Roma. Nel pomeriggio hanno chiuso lo spazio aereo italiano e il viaggio è stato cancellato. «Abbiamo dovuto pensare ad un modo alternativo per raggiungere l’Europa». Gli studenti partiranno domani sera con un treno da Mosca a San Pietroburgo. Da lì prenderanno un autobus per Tallin, dove, il due marzo, saliranno su un aereo diretto a Roma. «Non siamo spaventati», continua Laura. «Abbiamo anche controllato sul sito di Viaggiare Sicuri, che consigliava questo autobus. L’unico pensiero è quello di non riuscire a passare il confine tra Russia e Estonia».

«Alcuni di noi sono molto preoccupati, quando hanno iniziato a cancellare i voli siamo andati tutti nel panico. Altri sono più tranquilli e hanno deciso di rimanere, stanno cercando un modo alternativo per continuare a ricevere i soldi per mantenersi dalle loro famiglie. Se la Russia viene estromessa dallo SWIFT anche un bonifico diventa impossibile».  

Laura chiude la telefonata, ha la voce stanca. «Devo andare a fare la valigia, vi tengo aggiornati anche se i social funzionano male da stamattina».