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Esclusiva

Marzo 3 2022
Il «nuovo vocabolario» di Ennio

Giuseppe Tornatore dedica alla memoria di Morricone un film musicale, oltre il documentario, che celebra la rivoluzione del Maestro

Le mani, rapidissime nonostante l’età, scrivono sul pentagramma alla stessa velocità con cui chiunque scriverebbe una lettera. La musica prende forma senza che una nota venga ancora suonata. È già nella mente del Maestro Ennio Morricone, raccontato attraverso l’intima intervista di Giuseppe Tornatore.

Così come il titolo del film, Ennio rinuncia a ogni formalità. È amichevole, a tratti scherzoso, spesso altrove, trascinato dalla potenza delle sue stesse partiture e dai ricordi di un passato difficile, in cui ha dovuto lottare per affermarsi come artista fra musica colta, composizione sperimentale e cinema.

«Quello che ha fatto Morricone è stato uno shock culturale». Prima di lui nel mainstream italiano esisteva solo l’accompagnamento. Il Maestro ha creato invece un contrappunto continuo fra esibizioni, interpreti e base musicale, rendendo la sua musica un vero e proprio interlocutore, qualcosa con cui interagire oltre l’ascolto passivo. Così facendo ha salvato l’etichetta discografica RCA, costruendo hit come Abbronzatissima e Barattolo, in cui la sua anima sperimentale l’ha spinto a integrare suoni d’ambiente e rumori: l’acqua del tuffo, il barattolo che rotola…

La medesima musica “delle cose” è anche quella che usa nella grande sequenza di apertura di C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968), quando lascia suonare il vento prima ancora dell’armonica di Charles Bronson.

«Morricone è l’unico grande musicista della sua generazione in grado pensare le partiture partendo dalle immagini». È forse anche il più grande in assoluto. Nessun celebre compositore cinematografico, da John Williams a Hans Zimmer e Nicola Piovani, tutti intervistati da Tornatore, sarebbe in grado di pensare la propria professione senza il contributo di Ennio Morricone. «Lo si riconosce dal primo accordo, anche solo dal primo arco, da come è suonato. È incredibile come possa essere sempre lo stesso e sempre diverso». Afferma Zimmer, riassumendo anche la definizione di che cos’è un autore, nel senso più completo del termine.  

Ciò che rende Morricone un pioniere nella musica per film è la sinestesia attraverso cui riesce a sentire la musica con tutti i sensi, ad inseguirla con le mani e a descriverla attraverso forme e azioni ben definite. Tornatore trova il modo più efficace di raccontarlo, lasciando che si crei un ipotetico dialogo fra i tre filoni del film: l’intervista, le numerose testimonianze di chi ha lavorato con il Maestro e le leggendarie sequenze cinematografiche da lui musicate.

Insieme creano uno spettacolo nello spettacolo, che va oltre la funzione del documentario e diventa un omaggio commovente a quel cinema che Morricone stesso ha forgiato e rivoluzionato.

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