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Esclusiva

Marzo 18 2022
Le ricette di Cibo contro l’odio

A Verona i suoi murales a tema culinario coprono svastiche, croci celtiche e messaggi di violenza sugli edifici pubblici

Pizza, gnocchi, croste di formaggio. Per Cibo, nome d’arte di Pier Paolo Spinazzè, questi sono gli strumenti più efficaci per combattere i messaggi razzisti e violenti che imbrattano i muri degli edifici pubblici nel veronese. Così i simboli neofascisti soccombono sotto i colori di ingredienti e ricette della tradizione culinaria italiana. L’idea, dice lo street artist, è nata dalla voglia «di coprire le scritte brutte e cattive con i disegni buoni», in tutti i sensi.

«Ero stanco di vedere celtiche e svastiche sui muri della mia città, il problema andava risolto. Il comune non faceva nulla e allora mi sono mosso io». Dal 2008, Cibo continua a seppellire le simbologie estremiste sotto quintalate di zucche, ravioli, salsicce o qualsiasi cosa faccia parte dell’immaginario gastronomico nostrano.

Non si tratta solo di degrado urbano, ma di una vera battaglia. La zona è segnata dalla presenza di radicate organizzazioni di estrema destra, che sfruttano la retorica fascista e nazista per marcare il territorio. «A Verona queste associazioni hanno legami con la politica e con lo sport. Hanno fondi, soldi praticamente illimitati, hanno pub, hanno un’articolata struttura che fa di loro un’organizzazione estremamente pericolosa».

Dopo gli esperimenti iniziali, la tecnica e lo stile si sono affinati nel tempo: di brutture da coprire, in tutta la provincia, ce ne sono tante. Poi accade spesso che i suoi graffiti subiscano rappresaglie e atti vandalici, ma per Pier Paolo è solo l’occasione di disegnarle ancora più grandi e colorate, di nascondere altri scarabocchi. «Forse sono l’unico artista che restaura le sue stesse opere», dice ridendo. «Sono i cittadini a indignarsi quando i fascisti rovinano le mie opere. È diventata arte pubblica a tutti gli effetti, ha raggiunto il suo scopo».

Le ricette di Cibo contro l’odio

La freschezza e la bontà della trovata, come accade per i veri ingredienti in cucina, sono state apprezzate fin da subito. «Con gli italiani e il cibo sfondi una porta aperta. Io non vado a rappresentare una qualche ideologia personale, ma l’amore di un intero popolo». Come a dire che in Italia il piacere per la tavola è un fatto culturale molto più importante di vecchie ideologie votate all’intolleranza.  «Poi Verona non è New York o Parigi, dove il muralismo ha già una dimensione e sua identità. Qua era un po’ un contrasto, però ha funzionato subito sia nel mondo reale che sui social».

Oggi la sua pagina su Facebook conta più di duecentomila iscritti, mentre su Instagram sono oltre trecentocinquantamila persone a seguire le avventure di Cibo. Lui provvede a mostrare i nuovi disegni, interagire con i follower, rispondere alle provocazioni con incrollabile ottimismo. E gli haters? «Ci sono, ma sono attori inconsapevoli. Loro non lo sanno ma contribuiscono alla distribuzione del prodotto». Pier Paolo ci tiene a rispondere col sorriso a chi digrigna i denti.

Le ricette di Cibo contro l’odio

Non manca, infatti, chi prova a scoraggiarne il lavoro. Nonostante i cittadini siano felici di non avere più svastiche intorno alle scuole e ai parchi pubblici, «l’amministrazione e il sindaco mi denunciano». Negli anni le denunce collezionate sono diventate parecchie. «Sindaci a non finire, assessori, consiglieri regionali ma anche parlamentari italiani. Cercano di colpirmi, sperano di intimorirmi. Credono di avere a che fare con un ragazzetto, ma le denunce non mi fanno più paura. Tutte le loro accuse sono cadute».

Allora intervengono le minacce. «Sono arrivate a casa mia e dei miei genitori, ma io le considero un complimento. Se una persona che disegna formaggi fa così paura a organizzazioni tanto potenti vuol dire che sta lavorando bene», dice l’artista. «Anni fa ho perso trenta murales in una sola notte, se avessero voluto farmi qualcosa avrebbero potuto farlo. E il loro intento è farmelo capire».

Le ricette di Cibo contro l’odio

Nemmeno questo, però, è sufficiente a far desistere Pier Paolo. Per lui l’importante è non smettere di ridere e continuare a usare le sue bombolette, con impegno quotidiano. «Così gli togli la forza. Loro sono convinti di essere potenti e temibili, ma se tu gli fai vedere che non hai paura, che ti mostri mentre loro si nascondono, rimangono sgomenti. Perché sono abituati con la controparte, che sono gli estremisti di sinistra, che pure vanno nascondendosi. Io ci metto la faccia e in città la gente ride di loro».

Leggerezza e ironia spiazzante, dunque, ma non senza consapevolezza. «Io sorrido, la faccio facile, perché così fa un professionista. Ma è complicato, dietro c’è tutto un raccogliere informazioni, pianificare i lavori, stare attenti a dove si va».  Come detto, una vera battaglia senza esclusione di colpi. A fare la differenza, semmai, è l’artiglieria. «È una forma di conflitto, però la mia arma non è la violenza, sono i colori».

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