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Esclusiva

Aprile 1 2022
Dalla curva in trincea

I gruppi ultras ucraini si uniscono per difendere il loro Paese dando vita a milizie indipendenti

“Canteremo fino alla morte, innalzando i nostri color” si cantava nelle curve ucraine fino al 2014. Da allora è diventato un canto militare. Oggi gli ultras sono scesi dai gradoni e hanno imbracciato i fucili per difendere il proprio Paese.

Il 13 novembre 2013, alla vigilia del conflitto russo-ucraino, a Kiev si manifesta il movimento “EuroMaidan”, formato da migliaia di persone che protestano contro la decisione del governo di sospendere le trattative con l’Unione Europea. Le bandiere dell’Unione sventolano insieme a quelle rosso-nere del movimento neonazista Pravy Sektor, Settore Destro. Istanze liberali e rivendicazioni nazionalistiche si sviluppano all’interno del movimento, così come negli stadi. A febbraio 2014 in Piazza Maidan centinaia di ultras si scontrano con i reparti anti sommossa della polizia. I protagonisti sono i White Boys Club e i Rodychi, gruppi della Dynamo Kiev che non hanno mai nascosto le proprie idee nazionalistiche,anche sotto l’URSS. Dopo gli scontri trentotto tifoserie siglano una tregua per concentrarsi sulla difesa del popolo ucraino contro il governo filo-russo.

In Ucraina, dopo la tregua, ogni curva espone striscioni a favore della “junta”, il governo filo-occidentale al coro “Putin Huïlo” [Putin stronzo] poi adottato dalla gente comune. I nemici non sono più i gruppi avversari, ma i Russi in generale. È la prima dimostrazione di unità nel mondo ultras, che nel 2014 inizia a combattere nel Donbass. Alla base c’è la cosiddetta «mentalità ultras» che si  riconosce in alcune parole d’ordine: il senso di appartenenza e la lealtà, requisiti richiesti anche a un battaglione. L’organizzazione gerarchica piramidale e l’uso della violenza accomunano questi due mondi. 

Durante la guerra nel Dombass le forze politiche iniziano a rivolgersi alle milizie composte da tifosi. ll leader del partito di estrema destra Svoboda saluta “gli eroici sostenitori di Dnipro Cherkasy, Karpaty Lviv e Vorskla Poltava”, gli fa eco il presidente filo-europeo Poroshenko, elogiandoli per l’impegno “al fianco del popolo ucraino”. E se gli ultras ci tengono a dichiararsi indipendenti da qualsiasi formazione politica, questo non impedisce loro di professarsi ultranazionalisti o neonazisti. Eccezione all’orientamento politico di estrema destra sono gli “Hoods Hoods Clan” dell’Arsenal Kiev, che formano una milizia antifascista che anche oggi sta combattendo nelle strade di Kiev. Il governo di Zelensky non ha mai dimostrato vicinanza ai gruppi o agli estremisti, come invece sostiene la propaganda russa: lo stesso Putin ha detto che l’obiettivo dell’invasione è «denazificare» il Paese. Alle ultime elezioni la coalizione che ha riunito i partiti di estrema destra ha preso il 2,15 per cento delle preferenze e non ha superato la soglia di sbarramento. Oggi nessun politico di estrema destra siede in parlamento. 

Guerra Ultras Ucraina
Gli “Hoods Hoods Club” dell’Arsenal Kiev

Con  l’invasione russa a febbraio 2022 gli ultras si uniscono al reggimento Azov, finanziato dal presidente del Dnipro, Igor Kolomoisky. Una milizia, composta da circa 10mila unità fondata da Andriy Biletsky soprannominato “Führer bianco”, che secondo un rapporto OCSE è colpevole di crimini di guerra, dall’uccisione di prigionieri a torture. Si parla di militari o civili istruiti a combattere, ben equipaggiati, considerati essenziali dall’esercito ucraino per contenere i separatisti. Yuri Huymenko, militante vicino al reggimento, ha dichiarato che «se il governo ucraino firma le trattative con la Russia, quel governo cesserà di esistere». 

Possiamo solo sperare che l’Ucraina ritorni a una vita normale e che i tifosi tornino a cantare solo negli stadi.

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