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Esclusiva

Maggio 1 2022
Raiola «l’uomo impossibile che rendeva tutto possibile»

Il giornalista di Sky Luca Marchetti racconta come il super procuratore ha cambiato le regole del calciomercato e la professione di agente

Con Mino Raiola scompare l’uomo che ha cambiato il modo di fare il procuratore. Uno che viveva secondo la filosofia per cui «nel calciomercato tutto è possibile perché lui stesso era l’impossibile». Così commenta la figura del super agente Luca Marchetti, esperto di calciomercato di Sky Sport. Partito da una piccola pizzeria di Amsterdam gestita da immigrati italiani di Nocera inferiore, grazie a un’intelligenza straordinaria, Raiola «è arrivato al top di una professione cambiandola dal di dentro, fino a diventare un’icona». Tra i suoi clienti più celebri Zlatan Ibrahimović, Paul Pogba fino al giovane fenomeno norvegese Erling Håland. Prima di Raiola, il procuratore era solo il super professionista a cui ci si appoggiava nelle trattative tra calciatori e società, mentre con lui la professionalità resta, ma con una novità fondamentale. «Raiola era nettamente di parte, pronto a tutto per portare avanti gli interessi suoi e dei propri assistiti. Pronto ad andare allo scontro anche mediatico con i club quando le visioni non coincidevano», spiega Marchetti. Un atteggiamento che lo ha portato spesso sulle prime pagine dei giornali, come mai era accaduto con i suoi colleghi e come «probabilmente non accadrà mai più».

Per Marchetti Raiola ha portato un modo nuovo di svolgere la professione del procuratore, ma un nuovo che non significa per forza migliore. «Tendeva ad alzare la tensione con le società e se tutti alzano la tensione si arriva allo scontro». Spesso infatti Raiola era stato preso di mira da media e tifoserie per le altissime commissioni che chiedeva nelle trattative o per aver portato via diversi clienti a parametro zero dalle proprie squadre quando le sue richieste non erano soddisfatte. L’ultimo esempio di questa strategia è stato il tumultuoso passaggio dal Milan al Psg del portiere della nazionale Gianluigi Donnarumma.

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Al di là di questo, Mino Raiola è stato comunque una figura chiave del calcio europeo degli ultimi anni, segnando il passaggio di procuratori e intermediari al ruolo di “villain” del mondo del calcio. Le polemiche che lo circondavano secondo Marchetti erano anche figlie dell’invidia. «Raiola è diventato ricco e famoso partendo dal nulla, facendo un mestiere che molti pensano di saper fare». Una notorietà raggiunta però grazie alle straordinarie capacità imprenditoriali di un uomo che parlava sette lingue e ha saputo sfruttare al meglio la conoscenza dei dirigenti italiani che frequentavano il ristorante di famiglia. 

Negli anni Raiola si è costruito un personaggio che in parte ricalcava una strategia, ma per lo più era il suo modo di essere. «Preferiva la t-shirt alla camicia, forse non ha mai messo una cravatta e se poteva si presentava con i bermuda. Insomma, badava molto più alla sostanza che all’apparenza». Se portare avanti una trattativa con lui non era di certo un momento che i dirigenti delle grandi squadre attendevano con ansia, per i giornalisti invece «era piacevole fare una chiacchierata con lui, anche se sapevi benissimo di essere parte di un ingranaggio e lui era maestro nello sfruttare i mezzi di comunicazione». 

Il tweet del 28 aprile in risposta alla notizia della sua morte

Quando gli chiediamo cosa perda il mondo del calcio con Mino Raiola, Luca Marchetti si ferma un attimo prima di rispondere. «Si perde innanzitutto una personalità che sapeva catalizzare l’attenzione grazie alle sue competenze e conoscenze e che nel bene e nel male ha cambiato il calciomercato». E poi «noi giornalisti perdiamo i titoli che solo lui sapeva regalarci». L’ultimo esempio di questo ce lo aveva dato appena due giorni prima di morire, quando alla falsa notizia del suo decesso aveva voluto rispondere dettando, dal letto di terapia intensiva, questo tweet al suo entourage: «Stato di salute: incazzato perché per la seconda volta in quattro mesi mi hanno dato per morto. Sembra che sia anche in grado di resuscitare».