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Esclusiva

Maggio 5 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 12 2022
Il Codice Da Vinci e la punta dell’ago

Edoardo Tabacchi è un tatuatore milanese. I suoi disegni sono diventati icone e nessuno riesce a starne senza

Una Gioconda o l’Uomo Vitruviano? Una frase scritta verso sinistra come il grande Leonardo da Vinci? “Sarebbe stato bello conoscerlo e magari immaginare cosa tatuargli” ride Edoardo Tabacchi, raccontando su quale personaggio storico gli piacerebbe usare i suoi aghi e inchiostri. Faccia da angioletto con gli occhi verdi quando tatua le madonne, si trasforma in una pantera con i suoi lunghi capelli castani quando disegna i leoni ruggenti. Il suo volto più vero, però, prende forma mentre imprime i classici.

Maestro del chiaro scuro, anche i disegni in nero sono pieni di vibrazione e tonalità. I tatuaggi colti rivelano passione per lo studio della classicità e delle opere d’arte che ben conosce. Fra assurdità di polpacci tribali e schiene piene di carpe cinesi, si distingue il lavoro iperrealistico, rinascimentale e pop di Edoardo. Stupiscono le sue rose quasi profumate: “Il mio timbro è la rosa, la realizzo in un modo riconoscibile. Le ho stilizzate in tutte le maniere possibili e continuo a divertirmi nel crearle”. Committenti vanitosi ma anche raffinati, mecenati che mostrano che il tatuaggio può ancora essere bello.

Il Codice Da Vinci e la punta dell'ago

L’aspetto pop caratterizza Edoardo. Pop in quanto le immagini sono piene di significato: L’ancora è la sicurezza, la rondine il ritorno, la sensualità della sirena. Si riproducono come un corpo dalla riproduzione esagerata, non solo la capacità di sintesi nel disegno che si avvicina a Matisse, ma tutta la sua poetica che nasce dal mare: “Ero molto piccolo e, sulla riva di Santa Margherita Ligure, vidi una donna che aveva due delfini sulla spalla ne rimasi così affascinato”.

Il telefono del suo studio di Corso Magenta, 52 squilla impazzito nell’ancor più caotica Milano, ma Edoardo Tabacchi non sembra esserne disturbato e racconta: “I primi tatuaggi li facevo quando andavo all’università. Dopo le lunghe sessioni di studio accompagnate da birre e martini, ci si tatuava”. Anche lui, come Sailor Jerry che, nel 1911, si esercitava sulla pelle degli ubriachi, dei quartieri bui di Chicago. Il suo tratto incisivo resta immortale.

Tatuare è difficile, non si ha davanti a sé una bella tela di lino da dipingere a olio o una bianca carta di cotone da acquerellare. Disegnare sulla pelle è diverso tutte le volte, perché nessuna pelle è uguale all’altra, “questione di pigmento, tonalità più chiare, più scure, quelle che si abbronzano, quelle rovinate esasperate dalle troppe lampade, pelose e grasse”. La pelle va rispettata affinché l’esecuzione del tatuaggio dia il massimo risultato, “l’avambraccio è la parte che preferisco, bella, chiara e tenera”.

Il Codice Da Vinci e la punta dell'ago

I tanti soggetti epici che lui tatua sulla pelle è come se trasferissero forza a chi li sfoggia. L’espressività delle sue madonne illuminano di grazia tricipiti che diventano mistici e, ancora, il teschio a rappresentare il memento mori nella più profonda e drammatica verità. Le tigri e tutto il suo bestiario che fanno diventare wunderkammer (camera delle meraviglie) un uomo e non la sua stanza: “Il corpo è il tempio del soggetto che ci vive dentro, l’attenzione è fondamentale. Il cliente è con me dal momento del disegno alla fotografia finale”.

Edoardo Tabacchi è acclamatissimo, le liste per avere un suo tatuaggio sono momentaneamente chiuse, adesso sarà probabilmente impegnato a rinnovare la vita a un mito o a un’allegoria. Quando la sua penna sapiente incontra l’ago, il suo tatuaggio diventa padrone del tempo. 

Il Codice Da Vinci e la punta dell'ago