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Esclusiva

Maggio 20 2022
«Cala la fiducia verso politica e informazione». Il report OCSE

L’organizzazione internazionale analizza il rapporto tra cittadini, potere e informazione nel suo report “Il Contesto globale e la strada da seguire”

C’è una doppia crisi di fiducia, verso i governi e verso l’informazione. Lo evidenzia “Il Contesto globale e la strada da seguire”il rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sulla comunicazione pubblica.

L’Ocse individua cinque principi chiave, che vengono sviluppati nei 7 capitoli del rapporto, per risolvere il problema tramite una comunicazione pubblica più efficace. Il primo passo è potenziare la funzione della comunicazione pubblica per poi istituzionalizzarla e professionalizzarla. Bisogna operare una transizione verso una comunicazione più efficace nel dare informazioni a chi ne fruisce. Inoltre, l’uso di dati e tecnologie digitali deve essere accompagnato da riflessioni e studi sul loro utilizzo etico. È anche essenziale potenziare l’uso della comunicazione pubblica per contrastare i fenomeni di misinformazione e disinformazione.

L’Ocse è un’organizzazione internazionale che effettua studi economici per i propri Paesi membri, accomunati da un governo democratico e un’economia di mercato. Tra gli obiettivi c’è il trovare soluzioni a un ventaglio di sfide sociali, economiche e ambientali. 

Con questa pubblicazione si vuole offrire ai comunicatori e ai decision-makers un riferimento per orientarsi nell’ecosistema delle informazioni in continua evoluzione e capire quali riforme siano essenziali per rinforzare la democrazia.

L’Ocse ha 38 membri, ma sono stati 46 i Paesi presi in esame per redigere il rapporto, più la Commissione europea. Alle nazioni è stato chiesto di compilare un questionario basandosi sulle pratiche comunicative del 2019, ma la ricerca è stata condotta nel 2020 e alcune risposte potrebbero essere relative alla crisi da Covid-19. Il rapporto non aveva come obiettivo l’analisi di quel periodo, ma sottolinea il ruolo chiave della comunicazione sia in tempi “normali” che di crisi.

Nell’ottica di generare un dialogo genuino con i cittadini, l’informazione deve avvalersi non solo dei media tradizionali, ma anche di quello che la tecnologia offre: social media, podcast e video online. Soprattuto perché l’accesso è più diretto e ormai le news vengono frammentate nei vari canali. Ai governi sarà richiesto uno sforzo più consapevole che avrà come risultato una maggiore partecipazione al processo democratico e alla vita pubblica.

Il rapporto esplora come le nuove tecnologie possano consentire di conoscere in tempo reale le preoccupazioni e opinioni del pubblico. Il 41% dei Centre of Government e il 21% dei Ministeri della Salute raccolgono dati con frequenza ad hoc, mentre una minore percentuale ogni tre mesi. Questi dati sono preziosi perché permetterebbero di analizzare i fatti sfruttandoli per migliorare la comunicazione.

Il rapporto specifica anche come, con nuovi metodi e tecniche, si possa combattere il diffondersi della mis- e disinformazione. In questa sezione sono trattati il Covid-19 e l’ondata di notizie false che lo ha accompagnato. L’Ocse analizza e riporta le azioni intraprese, ma sottolinea che altro può essere fatto valutando le attività di contro-disinformazione e quali funzionino meglio.

Un altro rapporto della Ocse, Principles of Good Practice for Public Communication Responses to Help Counter Mis- and Disinformation, di prossima pubblicazione amplierà il discorso su questo argomento.

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