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Esclusiva

Giugno 24 2022
«Ha vinto il governo dei dimenticati» Svolta delle elezioni in Colombia

La vittoria di Gustavo Petro, ex militante e sindaco di Bogotà, ha portato per la prima volta la sinistra al potere

«Stiamo scrivendo la storia in questo momento. Una nuova storia per la Colombia, per l’America latina e per il mondo. Non tradiamo quell’elettorato che ha gridato al Paese un cambiamento. Da oggi la Colombia cambia, la Colombia è un’altra». La voce di Gustavo Petro risuona tra urla, musica, clacson e fuochi d’artificio che avvolgono le strade della capitale colombiana. Il sorriso tradisce il suo aspetto composto e dalle sue parole traspaiono emozione e fermezza, mentre viene abbracciato dalla famiglia che si è stretta attorno a lui. Il nuovo presidente della Colombia ha vinto con il 50,57 per cento dei voti. È la prima volta nella storia del paese colombiano che un leader di sinistra assume la massima carica dello stato.

«È giusto dire che questa è una vittoria storica, perché questo Paese è sempre stato molto conservatore. Petro rappresenta una parte della società colombiana che è stata sempre dimenticata». Kelly Velasquez, corrispondente per l’Agence France-Presse, racconta la gioia provata da una buona parte della popolazione per la prima vittoria di un candidato di sinistra, portatore di idee di miglioramento sociale e con alle spalle una lunga carriera politica.  

Candidato con una coalizione di sinistra chiamata Pacto Històrico, Petro succederà al conservatore Ivan Duque, diventato estremamente impopolare anche a causa delle tragiche condizioni di povertà e criminalità diffusa in cui si ritrova il Paese. Il rivale del nuovo presidente, l’ingegnere ed imprenditore Rodolfo Hernández, è rimasto ancorato al 47,04 per cento.

Un passato da militante in un gruppo di estrema sinistra chiamato M-19, Gustavo Petro ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro i problemi atavici della Colombia, disuguaglianze, violenza e narcotraffico, lavorando per riuscire a creare di una vera democrazia moderna, portatrice di diritti ed eguaglianza sociale. Economista e politico all’interno delle istituzioni dello Stato, è stato sindaco di Bogotà dal il 2012 e al 2015. Candidatosi alle presidenziali per la terza volta, Petro ha vinto grazie alla sua capacità di mettere insieme forze da sempre ai margini dei palazzi del potere, come i movimenti sociali, le istanze ambientaliste, l’antimilitarismo e le minoranze.

«Qui quello che sta arrivando è un vero cambiamento, un vero cambiamento». Nel suo primo discorso da presidente eletto della Colombia, Gustavo Petro ha parlato di un Paese diverso e ha proposto un “grande accordo nazionale” per non approfondire le divisioni politiche che da sempre attraversano il paese causando instabilità e violenza.

La militanza giovanile è stato uno degli aspetti per cui il neopresidente è stato più volte attaccato durante la sua campagna elettorale, mettendo in ombra i 27 anni passati a servizio del potere democratico del suo paese. Avversari e media conservatori hanno ricordato a più riprese uno degli eventi più tragici della storia della Colombia di cui fu protagonista proprio l’M-19: il 6 novembre 1985 i guerriglieri attaccarono il Palazzo di Giustizia nel cuore di Bogotà, tenendo in ostaggio per due giorni 350 persone. Le vittime furono 98 e 11 persone vennero dichiarate “desaparecidas”. Petro ha dovuto spiegare più volte di non aver mai preso parte ad azioni armate e di non essere stato presente a quell’attacco. 

«Dopo 214 anni abbiamo ottenuto un governo del popolo, un governo popolare, un governo della gente con i calli sulle mani, il governo della gente normale, il governo dei e delle “nessuno” della Colombia». È scandendo questa parola col pugno alzato che la vicepresidentessa appena eletta tiene la folla incitante: gobierno!  

Sguardo fisso, parole scandite con fermezza, un abito colorato, Francia Marquez sarà la prima donna a ricoprire questo ruolo. Ad accompagnare Petro nel mandato presidenziale ci sarà per la prima volta una donna come vice, Francia Marquez

«L’elezione di Marquez è uno degli aspetti più importanti di queste votazioni perché è una donna nera che per pagarsi l’università ha fatto la domestica, riuscendo a diventare avvocata dei diritti umani. Lei rappresenta le vittime di una società molto razzista, classista e stratificata». 

«La Colombia è un paese molto polarizzato, che ha vissuto una guerra interna per oltre settant’anni», a parlare è la corrispondente di Afp, di origini colombiane. «Questa guerriglia armata è nata proprio da una divisione del potere tra le oligarchie colombiane che per più di vent’anni si sono divise il potere. Questo ha impedito per molti anni di risolvere i problemi veri del paese, un paese che cominciava a crescere e che aveva una parte di popolazione dimenticata». 

«Con l’elezione di Petro ha vinto l’idea che questo paese solo con la pace può andare avanti, che non si può più continuare con guerriglie, violenza e fratture intestine. È una vittoria della pace, che è l’unica strada per cui il paese possa crescere, svilupparsi e portare avanti il processo di democratizzazione di cui ha bisogno». 

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