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Esclusiva

Dicembre 12 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 13 2022
La formula sbagliata di Musk contro la disinformazione

Mentre aumentano i contenuti a rischio, Musk pensa a un automa che monitori i contenuti

Una macchina che scandaglia i fondali del web. Dove disinformazione e linguaggio d’odio convivono, insieme agli utenti fantasma e a quelli inattivi. Un automa che monitora i contenuti sui social senza sosta. Questa la nuova idea di Elon Musk che, dopo aver annunciato la cancellazione di oltre un miliardo di profili inutilizzati da tempo, vuole affidare il contrasto alle fake news e la moderazione dei contenuti a una macchina.  «Ci ha incoraggiati a correre dei rischi, dando la possibilità alla squadra di muoversi velocemente per rendere sicura la piattaforma» ha dichiarato a Reuters Ella Irvin, vicepresidente del settore sicurezza del prodotto di Twitter. Tuttavia, delegare quel lavoro a uno strumento di AI è la strada giusta per combattere la disinformazione e l’hate speech sui social network?  

«La formula è sbagliata: non serve più intelligenza artificiale e meno persone. Servono più strumenti e più lavoratori che li sappiano maneggiare». Il Dr. Darren Linvill(Clemson University) ha lavorato per anni, con il media forensics hub dell’università, sulla circolazione di fake news su Twitter, in special modo quelle relative al Covid-19 e al ruolo svolto dall’Internet Research Agency russa durante le elezioni americane del 2016. «La piattaforma ha già una parte del lavoro che è automatizzato. Il problema è che il flusso di informazioni false continua a correre. Meccanizzare non serve: abbiamo a che fare con persone intelligenti, che sanno come evitare una macchina». 

Il lassismo sulle restrizioni è «solo motivo di rabbia per gli utenti e fa incazzare gli investitori pubblicitari». Infatti, più di 40 tra i 100 maggiori sostentatori di Twitter hanno lasciato la piattaforma dopo l’acquisto da parte dell’ex Ceo di Tesla. «Se il primo provvedimento in materia è stato l’interruzione del monitoraggio sulle informazioni relative al Covid-19, è naturale che le persone si preoccupino». 

Nella giornata del 13 dicembre, stando a quanto riporta il Washington Post, Musk ha smantellato il comitato per la sicurezza sulla piattaforma. Un passo, forse, nella direzione di affidare all’automazione il compito di monitorare i contenuti presenti su Twitter.

Il monitoraggio dei contenuti nell’era Musk 

I primi report sui numeri relativi al monitoraggio dei contenuti è avvenuto già 10 giorni dopo l’acquisto di Twitter da parte del tycoon. Lo studio, condotto da Newsguard e Newswhip, siti che combattono la disinformazione, si è concentrato sul confronto tra le interazioni riportate dai venticinque disinformatori più popolari su Twitter e coloro ritenuti, invece, come i più affidabili. Nella settimana successiva al passaggio di mano, l’attività di siti e utenti con un punteggio molto basso è aumentata del 57%. C’è chi rilancia fake news sui vaccini, esperti di fitness autoproclamati, e anche chi ha condiviso messaggi di approvazione per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Qualcuno di loro ha aumentato l’engagment rate del 1000%.   

Al contrario, per gli utenti più affidabili le interazioni ai post sono aumentate solo del 3%. «Abbiamo chiesto informazioni sulla gestione degli account non attendibili e sull’aumento del coinvolgimento dei diffusori di disinformazione in seguito al cambio di proprietà, ma senza ricevere risposta. Quegli account non hanno aumentato di molto la produzione di tweet, quindi quell’aumento non si può essere giustificato dall’incremento dell’attività» – scrive Newsguard nel report.  

Un altro studio sul primo mese della gestione Musk è stato condotto dal Center for Countering Digital Hate (CCDH). Imbattersi in linguaggi violenti è sempre più comune sui social, per questo l’istituto si è concentrato sulle policy di Twitter e sul nuovo corso intrapreso dall’imprenditore nato in Sudafrica. Un primo segnale allarmante sul linguaggio del social network era stato segnalato da una celebrità: Lebron James, stella dell’Nba e dei Los Angeles Lakers. James aveva consigliato a Musk di «concentrarsi sulla crescita spaventosa della parola negro su Twitter». Era il 29 ottobre, ma i dati del 30 novembre danno ragione all’atleta.  

Secondo il CCDH, in un lavoro dal titolo «The Musk Bump», dopo l’arrivo della nuova proprietà sono aumentati tutti gli indicatori. L’utilizzo della parola con la «n» ha avuto un aumento del 202%, la parola «frocio» del 58% e il termine misogino  «cunt » del 33%.  A crescere sono state anche le interazioni con i tweet che contenevano queste parole: +273%.  

Inoltre, il Center for countering digital hate ha analizzato anche profili famosi per aver provato a radicare narrazioni contro la comunità LGBTQ+. Purtroppo, dopo l’assalto al Q Club di Colorado Springs, tutti gli account che in passato avevano paragonato gli omosessuali e le drag queen ai pedofili hanno visto un grande aumento di follower e visibilità. I tweet di questi account hanno avuto milioni di visualizzazioni, like e ricondivisioni, mentre, al contempo, aumentavano anche i loro seguaci. Nella lista sono presenti anche membri della politica, come Lauren Bobaert, deputata repubblicana, e Christine Punshaw, direttrice della campagna per la rielezione di Ron De Santis in Florida a novembre. Entrambe hanno guadagnato, in quei giorni, rispettivamente, 260 mila e 20 mila seguaci.  

I precedenti

L’odio contro la comunità LGBTQ non è cosa nuova su Twitter. Lo scorso anno, quando DeSantis firmò il «Don’t say gay» bill fece impennare il numero di insulti nei confronti, in quel caso, degli omosessuali. Anche in quella occasione, Twitter ebbe difficoltà a gestire il flusso di segnalazioni che arrivavano dalla piattaforma.  

Tuttavia, sull’approccio alla disinformazione e alla moderazione del contenuto in rete, Musk aveva già dato una prima risposta il 30 ottobre scorso.  

Sotto un articolo del Los Angeles Times, rincondiviso da Hillary Clinton, in cui si faceva un ritratto dell’assalitore di Paul Pelosi, il marito della speaker democratica al Camera, il Ceo di Twitter ha risposto con un articolo del Santa Monica Observer, sito conosciuto per il basso livello di attendibilità. L’articolo, come noto, metteva in luce una possibile relazione omosessuale di Pelosi con il suo assalitore.  

Se il proprietario di un’azienda, che dovrebbe porsi il tema delle fake news e della sicurezza in rete, condivide informazioni false in primis, allora si può capire la direzione che sta prendendo Twitter. Senza garantire uno spazio sicuro, scevro da insulti e contenuti fuorvianti, comprare strumenti di Intelligenza Artificiale potrebbe rivelarsi inutile.