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Esclusiva

Dicembre 12 2022
«Nella ripresa economica, il Pos è un elemento importante»

I vantaggi del pagamento elettronico e i rischi legati all’innalzamento del tetto del contante

«La ratio della norma andrebbe chiesta direttamente al legislatore perché, da comune cittadino, faccio fatica a trovarne una fondata, se non quella di voler tornare a tutti i costi indietro di qualche anno. Io spero solo che non abbia gli effetti più o meno annunciati», così il consulente finanziario di uno dei principali gruppi bancari del nostro Paese commenta la Legge di Bilancio proposta dal Governo Meloni. La nuova misura rompe in modo netto con quella introdotta il 30 giugno scorso dal Governo Draghi, che istituiva l’obbligo per i commercianti di accettare pagamenti elettronici tramite Pos, aumentando la soglia minima a 60 euro. Inoltre, anche l’innalzamento del tetto contante nazionale da 1.000 a 5.000 euro (nonostante a livello europeo sia stato posto un limite di 10.000 euro) ha suscitato le critiche della Corte dei conti e della Banca d’Italia, in quanto indebolisce la lotta all’evasione fiscale, uno dei principali obiettivi del PNRR.     


Se per anni il Pos è stato considerato solo un costo, più tardi è stato rivalutato soprattutto per la sua effettiva praticità e sicurezza, permettendo ai consumatori di non girare con grandi somme di denaro in tasca. Inoltre, il pagamento elettronico si è rivelato molto utile anche per i commercianti durante il periodo più grave della pandemia, in cui il contante poteva essere veicolo di trasmissione del virus.

La comodità di usare il Pos

Il vantaggio di preferire il pagamento elettronico risiede anche nell’effetto di alcune politiche bancarie incentivanti, secondo cui sono stati ridotti (e in alcuni casi azzerati) i costi del rilascio dello strumento, così come sono stati introdotti Pos virtuali completamente gratuiti. Tuttavia, «alcuni esercenti sono convinti che i pagamenti elettronici possano danneggiarli principalmente per i costi delle transazioni e temono che, con l’aumento dei costi dovuti ad un tasso d’inflazione alto, potranno eventualmente salire a discapito dei loro guadagni, già assottigliati dai rincari delle utenze. Io penso che le cosiddette “monete elettroniche” non danneggeranno i commercianti, a patto che i costi per la gestione dei Pos rimangano bassi o vengano eliminati del tutto», spiega il consulente, che ha preferito rimanere anonimo.   

A queste condizioni, il pagamento elettronico può diventare addirittura un vantaggio: «mediante l’uso di bancomat e carte di credito, i consumatori sono portati a spendere di più rispetto a quando utilizzano la moneta cartacea. Infatti quest’ultima, dal punto di vista psicologico, frena di più gli acquisti perché, attraverso il tatto e la vista, il denaro acquisisce un valore più marcato rispetto alla ormai anonima e magari scolorita carta che abbiamo da anni in tasca», aggiunge.

La diffidenza di alcuni nei confronti del Pos

Tuttavia, ancora oggi molti cittadini privati hanno un atteggiamento diffidente non solo nei confronti dei pagamenti elettronici, ma più in generale delle banche, in quanto temono di “perdere soldi”. In realtà, si tratta di paure infondate e spesso veicolate dalla mancanza di informazioni o da una cattiva comunicazione delle stesse. Infatti, rispetto a dieci anni fa le garanzie del settore bancario sono aumentate soprattutto grazie alla normativa europea, che pone «il risparmiatore al centro di un sistema di informazione e tutela attraverso strumenti anti-fallimento, di protezione del capitale e della tutela dei risparmi in generale, nonché su un’attenta informativa pre e post contrattuale che guida il risparmiatore per tutta la durata del rapporto [con la banca]. Senza dimenticare che le banche hanno sempre coadiuvato lo sviluppo di un settore produttivo, di una branca o di un intero Paese e che, anche in questa fase molto delicata dell’economia, continueranno a fare da volano per l’economia stessa», precisa.

In una realtà in cui anche le persone meno giovani hanno imparato a fare acquisti con la propria carta pregata o di credito, «non possiamo pensare ad un sistema di pagamenti che torni indietro nel tempo perché la nostra Italia non può proprio permetterselo», conclude.   

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