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Esclusiva

Febbraio 20 2023
L’AI assistente del giornalista secondo Jeremy Caplan

Ospite alla Luiss, il direttore della didattica della Cuny’s di New York ha parlato dei modi in cui l’AI cambierà il giornalismo

L’intelligenza artificiale è la nuova «sensazione» del mondo del giornalismo. Parola di Jeremy Caplan, direttore della didattica alla CUNY’s Newmark Graduate School of Journalism in New York, intervenuto all’evento Tracking propaganda narratives in Media. L’Intelligenza artificiale è l’argomento del momento, le capacità dimostrate da strumenti come ChatGPT di OpenAI hanno scatenato quella che è la caratteristica principe dei giornalisti: la curiosità. Ma perché tanto clamore? Cosa effettivamente significa la crescita esponenziale dell’AI per il mondo del giornalismo? Da docente esperto, Caplan raggruppa in quattro punti i modi in cui l’AI è destinata a rivoluzionare nel giro dei prossimi anni, se non mesi, la produzione e la fruizione delle notizie.

Ricerca e Analisi

Capacità chiave del giornalista è quella di “fiutare” la notizia. In un mondo in cui siamo sommersi da una quantità di informazioni mastodontica, distinguere il “segnale” dal rumore, ciò che può diventare una notizia da tutto il resto, è sempre più impegnativo, semplicemente perché sono troppe le cose a cui fare attenzione. L’Intelligenza Artificiale può aiutarci a sintetizzare questa mole di informazioni. Pensiamo al giornalismo scientifico: invece di esaminare decine di pagine di una ricerca medica, il giornalista può chiedere all’AI di sintetizzare ed estrapolare i punti chiave e i dati più interessanti, oltre ad avere la capacità di individuare le figure più rilevanti di un discorso, che possono poi essere contattate per interviste e chiarimenti. «In questo caso l’AI funziona come un assistente digitale. Il giudizio del giornalista rimane fondamentale, ma l’AI facilità di molto la selezione del materiale», precisa Jeremy Caplan.

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Scrittura

Come ChatGPT ha ampiamente dimostrato, l’AI può assistere il giornalista nella sua attività chiave: la scrittura. In questo senso l’Intelligenza Artificiale rappresenta l’ultima fase storica della scrittura digitale, cominciata con gli strumenti di editing testuale come Microsoft Word, per poi passare alla scrittura in cloud e agli strumenti interattivi che permettono di includere anche audio e video insieme al testo. La macchina può aiutarci nella stesura e nella correzione dei nostri testi, nell’effettuare traduzioni da lingue sconosciute, ma può anche diventare un vero e proprio assistente a cui chiedere suggerimenti: possiamo dargli un argomento e farci suggerire degli spunti oppure sottoporgli un articolo e chiedere: «Cosa manca? Quali argomentazioni non ho considerato? Quali sono le possibili obiezioni?». Un tale utilizzo sarà sicuramente utile a rendere gli articoli più completi ed efficaci, ma non solo. L’AI può essere utilizzata anche per “tradurre” testi da un format all’altro: per esempio adattare un testo scritto per farlo diventare un podcast, oppure per effettuare il Fact Checking, la laboriosa fase di verifica delle fonti e delle informazioni.

Visualizzazione

Uno dei motti del giornalismo è “Show don’t tell”, e quale modo migliore di mostrare un concetto se non quello di tradurlo in un’immagine? Con l’intelligenza artificiale questo passaggio può andare ben oltre le semplici foto di corredo all’articolo. Esistono infatti dei tool, come Midjourney e Dall-E, che permettono di generare immagini con dei semplici comandi. Tale innovazione consente anche a chi non può permettersi grandi fotografi o illustratori di tradurre velocemente le proprie idee in immagini. L’aiuto dell’AI può essere fondamentale anche per modificare velocemente testi, immagini e presentazioni effettuando in pochi minuti operazioni che svolte manualmente richiederebbero ore di lavoro. «L’AI agisce quindi come un copilota», commenta Caplan, mentre fa vedere a schermo strumenti come Descript, che permettono di editare dei video a partire dalla sbobinatura del loro copione, senza passare per lunghe fasi di montaggio. Una capacità che rischia anche di favorire la formazione di pericolisi deep fake, ma con la maggiore diffusione di questi tool cresceranno anche i modi per intercettarli.

Fruizione

Se fino ad ora abbiamo parlato di come l’AI può rivoluzionare la produzione dei contenuti, anche gli utenti ne trarranno vantaggio. Gli strumenti di intelligenza artificiale possono aiutare il lettore effettuando una sorta di rassegna stampa su argomenti selezionati molto più ampia e approfondita di qualunque giornalista umano, attingendo da fonti e lingue che normalmente non si prenderebbero in considerazione. Una volta raccolte le informazioni, spiega Caplan, la macchina può anche tradurli nel linguaggio preferito, che sia testo, podcast o persino dei messaggi su WhatsApp. Dal lato dei giornalisti l’utilizzo dell’Ai può invece sviluppare ulteriormente la personalizzazione dei contenuti e anche calibrare il prezzo dei propri prodotti in base all’uso fattone dall’utente.

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Una serie di possibilità infinta che deve ancora raggiungere il massimo delle proprie potenzialità. Ma proprio il fatto che siamo solo all’inizio è la parte più eccitante per prof Jeremy Caplan. «Siamo alla versione 1 dell’AI. Le sue capacità di sviluppo sono come quelle dell’Internet delle origini che si è trasformato in quello che vediamo oggi. Solo che non si tratta di qualcosa che avverrà nel futuro, l’AI-zzazione delle nostre vite sta succedendo ora e farà parte di tutti gli strumenti che già usiamo».