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Esclusiva

Febbraio 23 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 24 2023
L’equilibrismo di Israele tra Russia, Iran e Ucraina

Nonostante le pressioni internazionali il governo Israeliano per ora ha mandato solo aiuti umanitari a Kiev, senza fornire armamenti offensivi

Tre settimane che durano da un anno. Vladimir Putin aveva immaginato l’invasione dell’Ucraina come una gita fuori porta a bordo di carri armati. La resistenza dell’esercito di Kiev, sostenuto dall’Occidente, ha trasformato quella che nella testa dello zar doveva essere una gloriosa e breve avventura in una guerra di logoramento che è tornata a insanguinare l’Europa dopo quasi ottant’anni di pace. Quando le risorse hanno cominciato a scarseggiare, il presidente russo – vedendo che «l’amicizia senza limiti» con la Cina si è tradotta per ora in una conveniente neutralità di Pechino – è stato costretto a chiedere aiuto agli altri stati paria sanzionati dall’Occidente: i satelliti americani hanno individuato treni carichi di munizioni che attraversavano il confine tra Russia e Corea del Nord, mentre dall’Iran sono arrivati i droni kamikaze Shahed che periodicamente infestano i cieli ucraini. Quella di Teheran non è generosità gratuita e le conseguenze di questi legami sempre più stretti potrebbero destabilizzare i fragili equilibri del Medio Oriente.

Il terribile sisma che ha colpito la zona di confine tra Turchia e Siria all’inizio di febbraio ha riacceso le luci sulla guerra civile che dal 2011 oppone il regime di Bashar Al-Assad e le milizie ribelli. Se Assad è ancora al suo posto dopo 12 anni è grazie al sostegno di una coalizione che ha visto collaborare paesi che fino ad allora non avevano grandi interessi in comune: Russia e Iran appunto. «Nella guerra in Siria possiamo individuare tre fasi», spiega il generale Israeliano in congedo Giora Eiland. «La prima vedeva Russia e Iran molto vicini, con i russi a fornire supporto aereo al regime e gli iraniani truppe di terra. Circa cinque anni fa, con la stabilizzazione della situazione, abbiamo cominciato a vedere l’emergere di interessi diversi tra i due: la Russia vuole basi in medio-oriente, l’Iran una per attaccare Israele. Ora siamo in una terza fase: a causa delle sanzioni internazionali di cui entrambi sono oggetto e della guerra in Ucraina, Iran e Russia sono costrette a lavorare insieme». Un quadro complesso che Israele ha sempre cercato di sfruttare a proprio vantaggio. A partire dalla situazione in Siria si spiega perché finora i governi israeliani succedutisi in questi mesi sono sempre stati restii a fornire armamenti a Kiev, nonostante la pressione dell’alleato americano in tal senso. «Siamo un paese occidentale e tra Russia e USA prendiamo sempre le parti dei nostri alleati statunitensi, ma cerchiamo anche di trovare l’accordo migliore con la Russia. Il teatro dove ci siamo riusciti meglio è la Siria», continua Eiland, spiegando che le truppe Israeliane hanno un tacito accordo con l’esercito russo per cui sono libere di colpire, dando qualche minuto di preavviso ai russi, le postazioni iraniane fino a quando gli attacchi non coinvolgano le truppe di Mosca oppure obiettivi sensibili del regime siriano.

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A Israele conviene quindi tenere buoni rapporti con i russi, evitando di mandare a Kiev armi offensive o l’iper sofisticato sistema antimissile Iron Dome, usato per bloccare i razzi provieniti dalla striscia di Gaza. Dall’altro lato la Russia non ha alcun interesse a creare altre tensioni nell’area siriana, visti gli enormi costi umani ed economici che sta sostenendo in Ucraina. L’incognita che turba in sottofondo il pensiero del governo israeliano è invece la collaborazione sempre più stretta che Putin sta coltivando con il regime iraniano. Per ora i rapporti dei due stati con Israele viaggiano su due binari paralleli, che potrebbero finire per incrociarsi qualora Mosca dovesse ricambiare le forniture di droni iraniani con i moderni jet Mig-31 e i propri sofisticati sistemi antiaerei. Allora sì che gli equilibri rischierebbero di cambiare anche in Medio Oriente. Ma quanto è probabile questo scenario?

Al momento poco per il politologo iraniano-statunitense Vali Nasr, secondo cui anzi sarebbe Israele a stare attento a non dare mezzi come l’Iron Dome all’Ucraina proprio per non spingere Putin a “vendicarsi” rafforzando l’Iran. Alla luce di questo atteggiamento andava letta anche la proposta del governo israeliano allora guidato da Naftali Bennet di fare da mediatore tra Russia e Ucraina: «Israele al momento non è in condizione di fare da mediatore. La mossa serviva soltanto a giustificare il proprio atteggiamento neutrale con l’Europa». Il governo iraniano sta invece affrontando una situazione interna molto complessa a causa delle rivolte scatenate lo scorso settembre dall’omicidio della studentessa Mahsa Amini da parte della polizia morale. «Se il regime dovesse cadere cambierebbe tutto nei rapporti con la Russia perché l’intera politica estera iraniana verrebbe rimessa in discussione», commenta il politologo. «Il regime iraniano è in serio pericolo», aggiunge, «ma non nel brevissimo termine, quindi è difficile che il suo eventuale crollo possa impattare sull’andamento della guerra in Ucraina».

Quella tra Russia, Iran e Israele rappresenta una delicata triangolazione di interessi che gli sviluppi dell’invasione dell’Ucraina potrebbero far saltare. A tenere insieme Mosca e Teheran è soprattutto il nemico comune, gli Usa, che fa passare in secondo piano anche potenziali tensioni tra i due regimi. «La Russia al suo interno teme da sempre fenomeni di radicalizzazione islamica che possano farsi forza con dei riferimenti stranieri. L’alleanza con l’Iran sarà vantaggiosa finché non peserà su questo aspetto», spiega il professor Gregory Alegi, docente di storia e politica Usa alla Luiss di Roma. «Per ora i due sono interessati a uno scambio di tecnologia in funzione anti Usa: due paesi entrambi sotto pensanti sanzioni finiscono per diventare l’unico mercato l’uno per altro».

Gli equilibri sono destinati a cambiare nei mesi a venire? Più che alla Siria, l’occhio di Gerusalemme è rivolto soprattutto al nemico iraniano e quello che succede in Ucraina viene considerato solo in relazione ai propri interessi strategici. «Per ora non ci sono cambiamenti nella situazione in Siria, anzi la Russia ha dovuto richiamare alcune truppe per rafforzare il fronte ucraino», commenta Eiland. Per quanto riguarda l’Iran, «non credo ci sarà un’influenza diretta nei rapporti con Israele dovuti alla situazione in ucraina. La preoccupazione resta il programma di sviluppo nucleare di Teheran. Secondo alcuni rapporti l’esercito israeliano potrebbe sferrare degli attacchi preventivi contro determinate infrastrutture per impedirne lo sviluppo, proseguendo quindi l’attuale conflitto a bassa intensità». La situazione rimane quindi stabile sul fronte Medio Orientale, ma, conclude il generale, «Putin è Putin, quindi dobbiamo calcolare con attenzione le prossime mosse».

Immagine di copertina creata con Midjourney