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Esclusiva

Marzo 3 2023
Lotta per il Lago ex Snia

Nato nel 1992, il Parco Lago ex Snia che si trova in zona Prenestina a Roma è luogo di nuove controversie e discussioni con l’amministrazione locale

«Questa è una lotta che dura da 30 anni» ha affermato l’urbanista Alessandra Valentinelli parlando del caso del Lago ex Snia. Un chiaro esempio della confusa burocrazia italiana.


Questo lago, situato nella zona est di Roma, nasce nel 1992, quando la regione Lazio rilascia la concessione edilizia ad una società chiamata Ponente 78 con l’obiettivo di costruire il secondo centro commerciale più grande della città. Poco dopo l’inizio dei lavori viene intercettata una falda acquifera molto profonda, da cui si forma il lago, che prende il nome, “ex Snia”, dalla fabbrica che si trovava in quel luogo.


Uno spazio naturale reso unico da due elementi fondamentali: la presenza di differenti habitat in uno spazio così ristretto e il fenomeno di un’evoluzione molto veloce delle specie presenti nel luogo.


Dal 1992 inizia una lotta burocratica tra il costruttore Antonio Pulcini e attivisti per l’ambiente e cittadinanza, che tutt’ora continua. Dopo la scoperta della falda, la regione Lazio annulla la concessione edilizia, la quale negli anni successivi è stata più volte impugnata dal proprietario dell’area ma sempre respinta. Con l’annullamento e il blocco dei lavori, si iniziano progetti di area verde che porteranno negli anni all’inaugurazione del parco e alla formazione di un Comitato impegnato nella tutela e nel progetto di ampliamento dell’area naturale.


Sembrava che questa lotta fosse arrivata ad un punto di snodo fondamentale e quasi conclusivo quando nel 2014 il Consiglio comunale di Roma ha approvato il completamento dell’esproprio e l’apertura al pubblico degli spazi intorno al lago. Da questo momento il parco viene aperto al pubblico e al suo interno nascono diverse attività, diventando un vero e proprio monumento naturale.


L’intervento violento ed invasivo di ruspe che avevano distrutto molti degli alberi e degli habitat presenti nel luogo, già bloccato la prima volta nella primavera del 2021, si è ripresentato a metà di dicembre di quest’anno, devastando zone che rimaneva fuori dal perimetro del Monumento naturale. Mentre tutto questo accadeva le istituzioni deputate a sorvegliare e autorizzare ogni possibile intervento nell’area venivano tenute fuori dal cancello d’ingresso, senza permettergli di svolgere i loro compiti.


«Questa per noi è una battaglia dettata da due motivi principali: in primis per la restituzione di uno spazio di fruizione collettiva, in secondo luogo per dare una risposta coerente alle richieste ribadite nelle due recenti conferenze Cop27 per il clima e Cop15 per la biodiversità» commenta Valentinelli.


La disputa tra coloro che vogliono proteggere l’area verde e il proprietario è stata gestita sia dal Comune di Roma che dalla Regione Lazio, ma con diversi esiti e condotte. Ad un terzo ente imparziale è stato affidato il compito di fare una valutazione del monumento naturale: l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Sia Ispra che Roma Natura, ente parco a cui è stato assegnato il compito di monitorare l’area di tutela, hanno rilasciato entrambi parere positivo riguardo la questione dell’allargamento dell’area Monumento naturale.


L’ultimo snodo della vicenda risale al 19 dicembre, quando gli viene trovato un cartello con la scritta “lavori in corso” affisso all’interno dell’area verde. Sotto la pressione di attivisti e cittadini, si scopre che le ruspe sono tornate nel sito dopo aver avuto il via libera da parte del Comune, l’11 novembre scorso, quando il Forum di protezione del parco era ancora in attesa di un pronunciamento da parte dell’Ispra. La giustificazione: il permesso di costruire è stato rilasciato solamente per le zone limitrofe al monumento naturale.


«Sono tre le anomalie che percorrono tutta quanta la vicenda» ha affermato Enzo De Martino, membro del Forum del Parco delle Energie. «In primo luogo c’è il fatto che l’istruttoria della Regione Lazio per l’ampliamento del Monumento naturale chiusa a giugno è ferma dal 13 luglio poiché è stata accettata l’osservazione contraria di Pulcini anche se arrivata oltre il termine di scadenza – che sarebbe di 30 giorni; inoltre la regione a inizio ottobre ci comunica in vari incontri pubblici, di cui l’ultimo il 10 novembre, di essere in attesa del parere di un terzo ente -ISPRA- per poter procedere con l’ampliamento. Eppure noi i primi di dicembre veniamo a sapere che già il 21 ottobre l’ISPRIA aveva dato risposta affermativa alle istituzioni. L’ultima anomalia riguarda sempre la Regione che, dopo aver ricevuto il via libera dall’ente che essa stessa aveva incaricato di un parere, rilancia sottolineando la necessità di effettuare un sopralluogo dell’area, il quale è possibile solo con il permesso del proprietario che si rifiuta di concederlo».


«Il silenzio del comune in tutta questa vertenza che dura da mesi è stata assordante» ha commentato il biologo Michele De Sanctis, membro del Forum di tutela del monumento naturale.
Dalla Regione tutto tace mentre gli attivisti hanno deciso di intraprendere un’azione legale contro la regione per inerzia e complicità. Ancora non è possibile prevedere l’esito finale di questa battaglia, ma è improbabile che incontrerà tanti altri ostacoli prima di poter vedere la sua realizzazione finale.

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