Esclusiva

Maggio 25 2023
F16 per l’Ucraina: perché Zelensky li ha voluti a tutti i costi

I caccia occidentali permetteranno a Kiev di essere sempre più integrata nel circuito militare della Nato

«No, non possiamo provocare Putin, si rischia la Terza Guerra Mondiale» è il punto di partenza. Poi si passa a «stiamo valutando», infine arriva sempre l’ok, dopo le puntuali minacce di Olocausto nucleare da parte del Cremlino. Dallo scorso 24 febbraio il copione è stato sempre lo stesso al momento di fornire all’Ucraina armi occidentali avanzate: dapprima è toccato ai missili a medio raggio Himars, poi è stata la volta dei carri armati e ora dei caccia F16.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky li ha chiesti a gran voce dall’inizio del conflitto, insistendo anche davanti al veto iniziale della Casa Bianca. Veto che è caduto all’ultimo G7 in Giappone, dove il presidente americano Joe Biden ha dato l’ok all’addestramento dei piloti ucraini sugli aerei di quarta generazione, mossa che prelude all’autorizzazione al trasferimento. Ma di che tipo di arma stiamo parlando?

La sigla F16 individua una famiglia di velivoli la cui costruzione è cominciata nei primi anni Settanta. L’ultima versione è quella del “blocco 60”, molto più avanzata degli iniziali F-16A, ma non al livello degli Eurofighter (in dotazione, tra gli altri, all’aviazione italiana) o dei caccia F-35 di quinta generazione. Quelli che verrebbero mandati in Ucraina sarebbero gli F16 MLU, un aggiornamento della versione iniziale. Il progetto è quello di fornirne a Kiev circa un centinaio a partire da fine anno, prendendoli soprattutto dalle scorte di Olanda, Danimarca, Belgio e Norvegia che li stanno sostituendo con gli F-35.

Finora i paesi est-europei, tra cui la Polonia, avevano donato all’Ucraina i propri Mig29 di concezione sovietica, più o meno l’equivalente della versione base dell’F-16. Ma allora perché Zelensky ha insistito tanto per avere i caccia? La prima ragione è tecnica. «La fornitura di F16 contribuisce a portare sempre di più l’Ucraina all’interno del circuito militare occidentale, come già avvenuto con i carri armati Challenger inglesi e Leopard tedeschi», spiega Gregory Alegi, esperto di Aeronautica e professore di storia e politica Usa alla Luiss di Roma. «Per i Mig29 i paesi NATO non hanno nulla, mentre per gli F16 ci sono le componenti e il know how per mantenerli operativi. Oltre a questo sono già predisposti per gli armamenti di precisione occidentali». Quest’ultima caratteristica è anche quella che potrà avere il maggior impatto sulle azioni belliche. L’F16 è infatti un velivolo multiruolo adatto sia al combattimento aereo che per gli attacchi a terra. Grazie a questo i piloti ucraini «potranno passare ad un utilizzo più legato alla concezione occidentale della precisione, rispetto alle tattiche che mettono al centro le prestazioni della macchina».

Leggi anche: Samp-T, lo scudo italiano per i cieli di Kiev

Nonostante il miglioramento non sia tale da permettere agli ucraini di competere con le punte di diamante dell’aviazione russa, come i cacciabombardieri SU-35, concepiti per rivaleggiare con gli F-35, occorreranno comunque alcuni mesi prima che i piloti siano in grado di condurre efficacemente gli F16 in battaglia. «Si tratta di macchine pensate in maniera diversa: gli aerei russi utilizzano il sistema metrico decimale, gli F16 quello con le misure imperiali, tanto per cominciare, ma cambia tutta la filosofia con cui sono progettati. Il problema da superare non è la capacità di pilotaggio, ma far sì che il pilota sia in grado di far rendere al meglio il sistema. Da questo punto di vista gli ufficiali dell’aeronautica americana, dopo una prima valutazione dei piloti ucraini, hanno ridotto di molto le loro stime inziali, sottolineando che basteranno quattro mesi perché padroneggino i nuovi sistemi»

Questo non vuol dire che gli F16 daranno a Kiev un vantaggio schiacciante. «La NATO ha cominciato a progettare gli F-35 proprio perché gli F16 erano diventati troppo vulnerabili ai sistemi antiaerei russo-sovietici, quindi il dubbio operativo rimane». Più che uno scatto tecnico, secondo il professore, si tratta più di un’altra importantissima decisione politica. «La disponibilità a dare questi velivoli significa che l’Occidente conferma il suo pieno supporto all’Ucraina anche a lungo termine, per questo Zelensky ha insistito tanto».