Esclusiva

Settembre 4 2023
Zelensky si rifiuta di tenere le elezioni in Ucraina, a meno che gli Stati Uniti e l’Europa non paghino? Non proprio

Il sito Renovatio21 analizza in maniera incompleta e fuorviante alcune notizie relative al Presidente Zelensky e al conflitto in Ucraina

Il sito Renovatio21, nell’articolo pubblicato il 30 agosto 2023, sostiene non solo che il Presidente Volodymyr Zelensky voglia indire nuove elezioni politiche, a patto che vengano finanziate dai Paesi occidentali, ma anche che l’Ucraina non sia democratica. La notizia però è fuorviante perché, pur riportando una vicenda vera (la possibilità di andare alle urne a marzo e ad ottobre 2024, nonostante il Paese si trovi attualmente sotto legge marziale), omette dei dettagli significativi oppure distorce alcuni eventi accaduti tra il 2022 e quest’anno, come le morti di Darja Dugina, figlia del filosofo filorusso Alexander Dugin, e del blogger e militare Vladlen Tatarsky, anche lui vicino al Presidente russo Vladimir Putin. 

In un’intervista rilasciata alla giornalista ucraina Natalia Moseychuk, conduttrice del talk show Right to Power trasmesso dall’emittente televisiva 1+1, il Presidente Zelensky ha affrontato il tema della possibilità di indire elezioni politiche in Ucraina «solo se il diritto di voto è garantito a tutti i cittadini, compresi i militari e i migranti forzati all’estero. […] Loro (i militari) oggi difendono questa democrazia e non dare loro questa opportunità a causa della guerra è ingiusto» ha affermato il Presidente. Inoltre, ha aggiunto che, allo stesso tempo, «occorre garantire il finanziamento e la presenza di osservatori stranieri nei seggi elettorali in prima linea», alludendo al colloquio avuto con il senatore statunitense del Partito Repubblicano Lindsey Graham durante la sua ultima visita a Kiev, quando il politico originario del South Carolina ha dimostrato pieno sostegno alla causa.  

In particolare, il capo di Stato ucraino ha esposto al senatore le difficoltà che comporterebbe indire le elezioni presidenziali e parlamentari (rispettivamente a marzo e ottobre 2024): dalle misure stringenti che prevede la legge marziale, attualmente in vigore e che «viene rinnovata ogni 90 giorni. Quindi nessuna attività politica può avere luogo» ha specificato l’inviata in Ucraina della CNN Melissa Bell, al fatto che «circa il 20% del Paese è ancora nelle mani dei russi e che molti giovani ucraini sono stati costretti a fuggire all’estero» ha aggiunto la giornalista statunitense, concludendo che il vero nodo della questione è che Zelensky «non vuole che risorse preziose vengano sottratte alla prima linea e alla controffensiva in corso, cercando di riconquistare alcuni di quei territori dalla Russia, ma con l’aiuto finanziario di altri Paesi allineati potrebbe essere possibile considerate queste elezioni».

Tuttavia, sia il sito web Renovatio21 che Collin Rugg sul suo profilo Twitter affermano che il Presidente ucraino avrebbe domandato al senatore Graham di finanziare le elezioni: «Gli ho chiesto: sei disposto a darmi cinque miliardi?» Ha detto Zelenskyj, descrivendo la sua conversazione con il politico statunitense. Zelens’kyj non ha chiarito a quale valuta si riferisse, ma il valore in grivna ucraina equivarrebbe a circa 135 milioni di dollari. L’importo corrisponderebbe anche a una recente stima delle autorità ucraine su quanto costerebbe tenere le elezioni presidenziali l’anno prossimo. Il presidente-attore ha inoltre suggerito che il livello di assistenza richiesto potrebbe essere ancora più elevato».


Se è vero che Zelensky ha affermato che «non prenderò soldi dalle armi per destinarli alle elezioni. E questo è previsto dalla legge», secondo quanto riportato da Reuters in un lancio di agenzia del 27 agosto scorso, è anche vero che il Capo di Stato ucraino ha subito specificato quanto verrebbe a costare indire nuove elezioni politiche: circa 5 miliardi di grivna (135 milioni di dollari statunitensi), oltre al fatto che non ha mai avanzato una richiesta formale di finanziamento.

Non viene menzionato il fatto che «Il presidente ucraino ha detto che non si opporrà alle elezioni, a condizione che le Nazioni occidentali siano disposte a estendere i finanziamenti necessari e a rischiare vite umane, e se il Parlamento ucraino modificherà la legge di conseguenza» come invece riporta il sito web. L’unico appello lanciato dal Presidente ucraino, durante l’intervista con la Moseychuk, è che «abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Europa qui, perché oggi gli ucraini vivono in gran parte nell’Unione Europea. I seggi elettorali devono essere aperti lì affinché le persone possano venire. Devono votare 7 milioni di persone. Non abbiamo tali capacità infrastrutturali: dobbiamo fornire adeguate opportunità lì».

L’articolo pubblicato da Renovatio21 continua affermando che «L’Ucraina è stata accusata che le sue istituzioni democratiche fossero state erose molto prima che scoppiassero le ostilità con la Russia nel febbraio 2022. Il governo di Zelensky ha prodotto un’immane repressione su qualsiasi forma di opposizione: politica, sindacale, mediatica, religiosa. Il regime di Kiev ha chiuso vari partiti politici, limitato la libertà dei media e di fatto indebolito totalmente i sindacati. Zelensky ha altresì dato al suo governo potere di limitare i media, bloccare i siti web, dare ordini persino alle Big Tech. […]  Come noto, esistono liste nere di persone che esprimono opinioni che non aggradano il regime. Alcuni negli elenchi, come Darja Dugina e Vladen Tatarskij, sono stati assassinati, per poi essere segnati come “liquidati”».


Innanzitutto, l’articolo di Renovatio21 non menziona né la provenienza delle liste nere né i nomi di tutte le persone “sgradite al regime” che ne farebbero parte, ad eccezione di Darja Dugina e Vladlen Tatarsky. La Dugina, figlia del filosofo ultranazionalista russo Alexander Dugin, è morta in seguito ad un’esplosione avvenuta il 20 agosto 2022 nella periferia di Mosca, sebbene il New York Times abbia rivelato che dietro alla sua morte ci siano i servizi segreti ucraini. Secondo quanto riportato da Sky TG24 in un articolo del 6 ottobre 2022, «il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha ribadito che il governo di Kiev non è coinvolto nella morte della figlia dell’ultranazionalista. “In tempo di guerra ogni omicidio deve avere un senso, soddisfare uno scopo specifico, tattico o strategico. Dugina non è un obiettivo né tattico né strategico per l’Ucraina”».

Sulla morte del blogger e militare nazionalista russo Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin), avvenuta il 3 aprile 2023 a San Pietroburgo in circostanze simili alla Dugina, sempre Sky TG24 afferma che «Tatarsky in passato non aveva risparmiato critiche ai vertici militari russi dopo alcune disfatte subite e per l’inefficienza delle stesse truppe di Mosca. […] L’agenzia Tass di lui ha detto che dall’inizio della guerra in Ucraina “analizzava quotidianamente il corso dell’operazione e dava consigli ai mobilitati”. Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno. In particolare, nel post su Telegram del maggio 2022, denunciava la sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk. “L’offensiva nel Donbass – osservava Tatarsky – è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di generali di livello”». Pertanto, in entrambi i casi il coinvolgimento del governo ucraino non è in alcun modo confermato, come invece scrive Renovatio21.

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